LA LUNA SOTT'ACQUA, NEGRINI PROPONE UNA RILETTURA RICCA DI SENSIBILITÀ E POESIA

Qual è il confine tra il preservare la propria memoria e la necessità di sopravvivere al dolore e ritrovare una speranza? Al cinema.

Giancarlo Zappoli, martedì 10 ottobre 2023 - Recensioni

Il 9 ottobre 1963 una montagna franava nell'invaso della diga del Vajont in Friuli provocando un'onda d'acqua che travolgeva i paesi sottostanti causando 1917 morti. Questo documentario, la cui lavorazione copre l'arco di un decennio, affronta il ricordo di quella strage intrecciando diverse modalità di memoria, ivi compresa quella onirica.

Alessandro Negrini propone sullo schermo un'occasione di rilettura di quanto accadde sessant'anni fa, ricca di sensibilità e poesia ma anche di concretezza. In un fluire narrativo che, grazie anche alla evocativa voce di Maria Pia Di Meo assume i toni di una meditazione in cui le parole divengono esse stesse immagini, ci viene proposto lo scorrere del tempo e il riproporsi, seppure con modalità differenti, dell'esigenza di far sì che la verità, seppur a distanza di decenni, non resti sepolta insieme a coloro che allora persero la vita e con i centri abitativi ridotti in macerie. Tra coloro che hanno la possibilità di manifestare il proprio pensiero c'è anche Mauro Corona ma è una voce come tante altre. Negrini non cerca i 'nomi', entra nelle vite della cosiddetta gente comune, documentando così anche il quotidiano di una comunità che è tornata a vivere ma si rifiuta di pagare il prezzo dell'oblio o di accettare quella che pensa essere una sorta di sublimazione artistica.

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