IL TATUATORE DI AUSCHWITZ, RACCONTARE IL SENSO DI COLPA DELLE VITTIME DELL'OLOCAUSTO: UNA SFIDA DIFFICILE CHE LA SERIE RIESCE A VINCERE

Una storia che combina la memoria con una narrazione attuale. Inestimabili le interpretazioni di Harvey Keitel e Jonah Hauer-King. Musiche di Hans Zimmer. Dal 10 maggio su Sky e NOW.

Gabriele Prosperi, mercoledì 8 maggio 2024 - Recensioni

Basata sul bestseller di Heather Morris, la serie racconta la vera storia di Lali, un ebreo slovacco deportato nel 1942 nel campo di concentramento nazista di Auschwitz II-Birkenau. Nel campo, Lali viene incaricato di marchiare i prigionieri coi numeri di identificazione. Durante questa attività, incontra Gita, un'altra detenuta, e i due si innamorano a prima vista. Nonostante la sorveglianza dell'ufficiale delle SS Baretzki, Lali e Gita cercano di sostenersi e proteggersi a vicenda. Decenni dopo, Lali, ormai ottantenne e vedovo, incontra Heather Morris, una scrittrice esordiente a cui racconta la sua storia d'amore con Gita, rivivendo il passato nel campo.

La serie affronta l'ardua sfida di navigare tra verità e finzione affidandosi a un soggetto sotteso e difficilmente raccontabile: il senso di colpa delle vittime.

L'opera eccelle più di molti altri racconti sull'Olocausto, appoggiandosi sulle inestimabili interpretazioni di Keitel e Hauer-King e sulle musiche di Hans Zimmer, permettendo allo spettatore di assistere a una storia che combina la memoria con una narrazione attuale, ovvero che riattualizza il dramma, lo rende nuovamente vicino, e quindi adatto a ri-memorizzare il trauma storico.


 

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