La ricerca di Reality Winner partendo dalle registrazioni dell'FBI. Un minuscolo ma potente dramma da camera, calibrato al secondo, che parla della cultura a stelle e strisce. In anteprima alla Berlinale.
La storia vera dell'arresto di Reality Winner, che nel giugno del 2017 riceve la visita degli agenti dell'FBI che le consegnano un mandato di perquisizione e la accusano di aver trafugato e divulgato informazioni governative riservate. Winner, veterana dell'aeronautica americana e traduttrice per un'azienda che collabora con l'NSA, dichiara di voler cooperare con gli agenti e li fa entrare, finendo per essere interrogata per ore in una conversazione ricreata nei minimi dettagli a partire dalle registrazioni ufficiali. La storia recente degli Stati Uniti parla di un rapporto complesso con la figura del whistleblower, che ha unito l'epoca turbolenta del post-11 Settembre, degli anni di Obama e poi quelli di Trump. Proprio con quest'ultimo ha a che fare la storia di Reality Winner, avvenuta nel periodo del licenziamento del direttore dell'FBI James Comey e delle rivelazioni sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016. Rispetto a gesti divenuti simbolici come quelli di Edward Snowden, però, la vicenda di Winner ha contorni estemporanei, che affondano in una banalità molto meno intenzionale.
Tina Satter, regista e autrice teatrale, ne ha immortalato la natura grottesca e parossistica prima per il palcoscenico e ora anche per il grande schermo. Grazie alla scelta di non romanzare i dialoghi ma di mettere in scena attraverso gli attori la registrazione audio ufficiale, Satter riesce a rendere la tensione autentica di un momento radicato nel reale (con tutte le nostre umane incertezze, ripetizioni, imbarazzi) e al tempo stesso ad astrarlo completamente nella sua assurdità umana e giudiziaria.