MARIE CURIE: IL GENIO È TANTE COSE, MA MAI UNA QUESTIONE DI GENDER

Il film di Marie Noëlle porta al cinema la vita della 'signora della radioattività', prima scienziata a ricevere il prestigioso premio Nobel. Dal 5 marzo al cinema.

Ilaria Ravarino, giovedì 5 marzo 2020 - Focus

Il tuo browser non supporta i video in HTML5.

Karolina Gruszka - Cancro. Interpreta Marie Curie nel film di Marie Noelle Marie Curie.

Protagonista di Marie Curie di Marie Noëlle, dal 5 marzo in sala, la “signora della radioattività” Marie Curie fu due volte premio Nobel, nel 1903 per la fisica con il marito Pierre e il fisico Henri Becquerel (per lo studio dei primi elementi radioattivi), e per la chimica nel 1911 (per aver scoperto il radio e polonio). Le sue intuizioni non hanno soltanto contribuito al progresso della scienza, ma hanno anche dimostrato una verità sotto agli occhi di tutti: il genio non è mai una questione di gender.
 
UNA, CENTO, MILLE CURIE
Le donne di scienza sono state spesso pioniere di nuovi settori, puntualmente relegati – proprio in virtù del sesso delle loro esploratrici – a scienze minori. Fu così per esempio con l’ecologia, fondata nel 1870 da Ellen Swallow, e classificata allora come “economia domestica”.
 

Dal 1901 a oggi il Premio Nobel sia stato assegnato in tutto ad appena 54 donne, di cui solo 21 nelle discipline scientifiche: 3 per la fisica, 5 per la chimica, 2 per l'economia e 12 per la medicina.
Ilaria Ravarino, MYmovies.it

Dopo il doppio Nobel di Curie, dovettero passare più di vent’anni perché nel 1935 la chimica Irène Curie-Joliot, sua figlia, ne vincesse uno, e altri 12 da allora perché il prestigioso premio finisse in mani diverse dalla famiglia Curie. Accadde nel 1947, con il Nobel per la medicina all’”indagatrice degli zuccheri” Gerty Radnitz-Cori, i cui studi sarebbero stati fondamentali per la comprensione del diabete. Nel 1963 fu la volta della tedesca Maria Goeppert-Mayer, prima fisica dopo Curie a vincere il riconoscimento, per lo studio sul modello a guscio del nucleo atomico. Appena un anno dopo toccò alla chimica e pioniera dei raggi X Dorothy Crowfoot-Hodgkin.

Dal 1977 al 2009, però, gli unici Nobel scientifici in mano a scienziate donne furono quelli per la medicina: nel 1977 a Rosalyn Sussman-Yalow, nel 1983 a Barbara McClintock, nel 1986 all’italiana Rita Levi Montalcini, nel 1988 a Gertrude Elion, nel 1995 a Christiane Nüsslein-Volhard, poi a Linda Buck (2004), Francoise Barrè-Sinoussi (2008), Elizabeth Blackburn e Carol Greider (entrambe nel 2009). Un anno record, il 2009, con ben quattro donne tra le vincitrici: oltre ai due Nobel per la medicina, anche quello a Ada Yonath per la chimica - prima donna mediorientale a vincerlo - e il primo Nobel per l’economia alla politologa, esperta in cause collettive, Elinor Ostrom.

Nel 2014 e nel 2015, ancora per la medicina, hanno vinto la norvegese May Britt- Moser e la rivoluzionatrice della medicina tradizionale cinese Yuoyou Tu. Nel 2018 il Premio è andato a due donne: alla chimica Frances Hamilton Arnold, sviluppatrice dei biocatalizzatori, e all’esperta di laser Donna Strickland, terza donna a vincere il Nobel per la fisica. L’ultima premiata in ambito scientifico, nel 2019, è stata l’economista Esther Duflo, impegnata nella lotta alla povertà globale e donna più giovane a vincere il Nobel all’economia, a soli 47 anni.
 
LE CURIE INVISIBILI
Che le donne abbiano gli stessi strumenti intellettuali degli uomini per eccellere nelle scienze è – almeno dai Nobel a Marie Curie in poi - un dato incontestabile. Non altrettanto scontato, purtroppo, è che il loro talento sia riconosciuto. Tra i cosiddetti “Nobel negati” – come li chiama Sara Sesti ne "L’università delle donne" – ci sono biologhe, astronome e fisiche che hanno collaborato alle più importanti ricerche del tempo senza trarne alcun giovamento in termini di carriera.

Nata nel 1920, Rosalind Franklin fu la prima biologa a provare la struttura del DNA, scoperta per cui ricevettero il Nobel i suoi colleghi Francis Crick e James Watson: peccato che il loro modello a doppia elica fu realizzato proprio grazie alle fotografie del DNA scattate dalla Franklin, e sottratte – come confessato dallo stesso Watson nel libro "La doppia elica - dal laboratorio della scienziata". Famoso il caso di Jocelyn Bell-Burnell, la studentessa che scoprì, mentre preparava la tesi di dottorato a Cambridge, l’esistenza dei pulsar. Dalla sua scoperta fu pubblicato un saggio, il saggio fruttò un Nobel, ma solo al relatore della tesi, il professor Anthony Ewish.

Incredibile la vicenda di Lise Meitner, candidata tre volte per il premio Nobel e co-autrice, insieme a Otto Hahn, degli studi sulla fissione nucleare: costretta ad abbandonare la Germania nazista, non solo non le fu cointestato il Nobel, ma Hahn non la ricordò nemmeno nel discorso di ringraziamento. Fu semplicemente ignorata, senza alcuna spiegazione, la fisica Chien-Shiung Wu, a capo del gruppo di scienziati premiati col Nobel, tra cui Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang, per aver dimostrato la fallibilità del cosiddetto “principio di parità" in ambito nucleare. Deleteri furono infine i rapporti coniugali per due scienziate: la microbiologa Esther Zimmer Lederberg, che mise a punto insieme al marito (premiato col Nobel) una tecnica per trasferire i batteri, e la fisica Mileva Maric, “derubata” del Nobel dal marito Albert.

DA CURIE A MINERVA
La mancanza di trasparenza e correttezza nelle procedure di assunzione, finanziamento e promozione nelle istituzioni – Università e centri di ricerca – ha portato la comunità scientifica a dotarsi di un codice, il cosiddetto Codice Minerva, che prevede il rispetto di alcune regole fondamentali contro la pratica del nepotismo e la discriminazione di genere: gli annunci dei posti liberi nelle istituzioni devono essere pubblicati per tempo; la commissione di valutazione deve essere indipendente; i criteri di valutazione devono essere a tutti noti; gli strumenti della valutazione devono essere verificabili; l’ambiente in cui la selezione si svolge deve garantire la trasparenza.

Approvato dal Gruppo di Helsinki nel 2005, e raccomandato dalla Conferenza della Presidenza Europea del 2006, il Codice è stato approvato anche dalle Accademie e istituzioni di ricerca italiane, per rendere più trasparenti ed eque le procedure di assunzione e gli avanzamenti di carriera – acquisendo, possibilmente, il grande potenziale sottoutilizzato delle donne.

“La scienza trova sempre una cura”, ci dice il Marie Curie di Marie Noëlle: praticare la parità di genere, ci dimostrano le scienziate, è uno vaccino efficace, in ogni epoca, contro l’ignoranza degli uomini.

In foto una scena del film Marie Curie.
Karolina Gruszka - Cancro. Interpreta Marie Curie nel film di Marie Noelle Marie Curie.
In foto una scena del film Marie Curie.
Karolina Gruszka - Cancro. Interpreta Marie Curie nel film di Marie Noelle Marie Curie.
In foto una scena del film Marie Curie.
Karolina Gruszka - Cancro. Interpreta Marie Curie nel film di Marie Noelle Marie Curie.
ALTRE NEWS CORRELATE
FOCUS
Paola Casella - domenica 19 maggio 2024
Roberto Minervini attinge per il suo racconto all’attuale divisione interna degli Stati Uniti. Presentato a Cannes e ora al cinema. Vai all'articolo »
FOCUS
Pino Farinotti - venerdì 3 maggio 2024
Wenders ha raccontato la musica cubana, il Texas, i vicoli colorati e disordinati di Lisbona, il Giappone. Ora incontra Kiefer. Anselm, al cinema. Di Pino Farinotti. Vai all'articolo »
FOCUS
Giovanni Bogani - lunedì 6 maggio 2024
Molti capolavori del passato tornano in sala restaurati, riportati alla precisione dell’immagine originaria. E riscontrano un grande successo di pubblico. Vai all'articolo »