La storia di June, chiamata ad affrontare le sue paure attraverso un gioco frutto della sua stessa immaginazione. Ora su Amazon Prime Video.
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Dotato di un comparto visivo molto curato e capace di coinvolgere davvero lo spettatore a livello emotivo, Wonder Park è una versione contemporanea pensata per il pubblico più giovane dei classici romanzi di formazione ottocenteschi, estremamente immaginifica e, a tratti, anche commovente.
La protagonista è June Bailey, vulcanica ragazza ancora a metà strada tra infanzia e preadolescenza che da quando era piccolissima ama trascorrere il suo tempo libero curando un parco divertimenti immaginario di nome Meravigliandia, luogo magico in costante evoluzione che ha inventato insieme con sua mamma.
Madre e figlia ogni giorno lo arricchiscono con idee, trovate e – in generale – l’uso a briglia sciolta della loro immaginazione. Insieme con il papà di June, formano una famiglia semplice ma profondamente felice la cui vita scorre serena finché la signora Bailey non si ammala e, viste le sue condizioni piuttosto gravose, è costretta ad andare fuori città per curarsi, lasciando il marito e la figlia a casa da soli.
June reagisce male alla partenza della madre, smette di giocare a Meravigliandia e diventa ossessivamente prudente, specie con suo papà che, per tirarla un po’ su, decide di spedirla a un campo estivo incentrato su matematica e geometria: la ragazza però decide di fuggire per tornare a casa, preoccupata dal fatto che suo padre non riesca a cavarsela senza di lei. Quando attraversa il boschetto che divide la strada dove ha fatto fermare il bus che doveva portarla al campo dalla sua cittadina, June si ritrova però per davvero a Meravigliandia: il problema è che il parco è diroccato e sembra completamente deserto.
«Spero che il pubblico capti il senso generale [che trasmette il film] di felicità e di accoglienza oltre all’ importanza che hanno la famiglia e gli amici».
Film coloratissimo che non ha paura di affrontare un tema delicato come la malattia grave di un genitore dal punto di vista di un ragazzino, Wonder Park ha il retrogusto dolce ma non zuccheroso delle migliori produzioni Disney e, soprattutto, una sceneggiatura che riesce a essere originale sfruttando un meccanismo narrativo a cui lo spettatore è molto abituato.
Tantissimi film per bambini e ragazzi hanno adoperato l’espediente dell’avventura del protagonista in un luogo incantato come metafora di una sua crescita o di un suo cambiamento. Il film della Paramount non fa eccezione ma riesce a riutilizzare questo topos cinematografico in maniera brillante, stuzzicando da un lato la nostalgia canaglia dello spettatore più vissuto e dall’altro la curiosità del pubblico più in target.
I personaggi sono tutti azzeccati, tanto quelli che popolano il mondo reale – specialmente i genitori di June – così come quelli immaginari e le interazioni sono ben studiate (quelle tra i vari componenti della famiglia Bailey sono semplicemente perfette). La protagonista poi è tratteggiata in maniera intelligente: certamente è straordinaria sotto molti aspetti come il ruolo richiede ma riesce a essere credibile ed è un personaggio profondo, interessante.