SOLO PER ME, LA MATERIA - IL RIBALTAMENTO DEL PUNTO DI VISTA SULLO SPOGLIARELLO FEMMINILE - È DIFFICILE DA TRATTARE E LA REGIA SCIVOLA NELLA SUPERFICIALITÀ

Si parla di consapevolezza femminile, di rispetto, di coscienza, virando poi in un dramma sentimentale che elogia la sorellanza. Da giovedì 21 marzo al cinema.

Roberto Manassero, lunedì 18 marzo 2024 - Recensioni

La dottoranda Manon ha un sogno: diventare una professionista dello striptease, spogliarsi di fronte agli altri, farsi guardare e desiderare. Coraggiosa e sicura di sé, si presenta in un locale di Parigi e si fa assumere come spogliarellista. Lo fa per passione, ma per gestire lei stessa il gioco dell'amore e della seduzione. Con il passare delle serate e degli spettacoli, tra i piaceri e i pericoli di una professione al limite tra arte e prostituzione, Manon si innamora della collega e amica Mia, con la quale inizia una intensa relazione. Manon sembra non volere un futuro per sé, mentre Mia sogna di diventare attrice e le loro strade, inevitabilmente, dovranno separarsi.

Tra uno spoglierello, uno spettacolo privato per clienti facoltosi, una scena d'intimità fra amiche, una scena d'amore fra amanti e le audizioni di Mia come attrice teatrale, in Solo per me si parla di consapevolezza femminile, di rispetto, di coscienza femminile, ma tutto è sconfessato da una regia laccata e incapace di gestire una materia (visiva e narrativa) difficile da trattare.

Dove sta il limite tra esibizione e sfruttamento, o tra piacere e guadagno, o tra sicurezza e aggressione? Di questo il film parla solo in modo superficiale, preferendo scegliere nella seconda parte la via del dramma sentimentale (per di più interminabile), chiudendo con un elogio della sorellanza che suona quantomeno casuale, se non posticcio.

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