NABAT, UNA POTENTE PARABOLA SULLA RESILIENZA, L'OSTINAZIONE E LA CAPACITÀ DI CURA DELLE DONNE

Entra nel catalogo di Biennale Cinema Channel (disponibile anche per gli iscritti a MYmovies ONE) il film di Elchin Musaoglu presentato a Orizzonti 71, una piccola storia di grande impatto visivo ed emotivo. GUARDA SU BIENNALE CINEMA CHANNEL oppure ISCRIVITI SU MYMOVIES ONE.

Paola Casella, mercoledì 2 febbraio 2022 - mymoviesone

Nabat vive in una casetta sperduta collegata al villaggio azero più vicino da un lungo sentiero di montagna che la donna percorre ogni giorno per andare a vendere il latte della sua unica mucca. Nonostante l'età avanzata, fa tutto da sola: lava, stira, cucina, munge la mucca, raccoglie la legna e le patate, innaffia la tomba del figlio scomparso in guerra, accudisce il marito malato. Poco lontano si sentono, a scadenze irregolari, gli spari di una guerra senza fine, e i latrati di un lupo che si aggira intorno alla casa.

L'esistenza già ridotta all'osso della donna diventa completamente solitaria dopo la morte del marito e lo sgombero del villaggio, abbandonato dai suoi abitanti per obbedire a logiche di conquista. Da quel momento inizia la resistenza umana di Nabat, che non smette di accendere le luci nelle case e nella moschea deserte, con la disperata volontà di essere presenza e testimonianza, nel luogo in cui sono seppelliti i suoi cari.

Nabat è una storia minima ma di grande impatto visivo ed emotivo, sia per la magnifica interpretazione dell'attrice iraniana Fatemeh Motamed Arya nei panni della protagonista, eroico esempio di umana dignità, che per la cinematografia che riesce a trovare pathos e poesia nelle inquadrature del villaggio fantasma, della frutta abbandonata, dei panni stesi, della casetta ordinata di Nabat, senza mai scivolare nell'estetica pauperistica o nel compiacimento formale.

Nabat è una potente parabola sulla resilienza femminile, sulla capacità di cura delle donne, e sull'ostinazione a non cedere alla barbarie. Il regista azero Elchin Musaoglu fa della povertà di mezzi la sua forza, mantiene un tono austero e rigoroso e, come Nabat, non cede alla desolazione nel momento stesso in cui la racconta, nitidamente, per immagini.

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