GRILLO (COMICO) VS GRILLO (POLITICO). FARÀ ANCORA RIDERE?

Lo spettacolo itinerante Grillo vs Grillo, che ha attraversato l'Italia tutto il 2016, approda da oggi in esclusiva su Netflix. Riuscirà Grillo a separare le sue metà?

Emanuele Sacchi, venerdì 10 febbraio 2017 - Netflix

"Ma farà ancora ridere?". Questa la domanda che attanaglia tutti coloro che hanno adorato il Grillo comico senza che sia mai andato loro a genio il Grillo politico. Perché quella rete trasversale di menti critiche, che del genovese apprezzava tanto la vis comica che l'attitudine da rivelatore della verità, si è disunita e sparpagliata in seguito all'ingresso in politica di Grillo. Nuovi adepti si sono sostituiti a seguaci della prima ora, mescolando le carte.

Anche per questo motivo, forse, nasce Grillo vs Grillo, spettacolo itinerante che ha attraversato l'Italia tutto il 2016 e la cui data genovese di dicembre, successiva al referendum e alle dimissioni di Renzi, approda ora in esclusiva per Netflix.
Emanuele Sacchi

Uno show accompagnato dai dubbi: Grillo torna a fare il comico o finge solo di farlo? È un'astuta manovra elettorale ad ampio raggio per riconquistare i voti dei fan delusi e formare nuovi proseliti, soprattutto a sinistra in chiave anti-Pd? Sono tutte ipotesi credibili, almeno quanto la versione inscenata dal nostro nel suo show, che ci presenta un Grillo confuso e scisso sul proprio futuro al punto di inscenare un ipotetico confronto tra le sue due anime: quella che declama slogan in giacca e cravatta, e deve ritoccare continuamente i propri discorsi a colpi di distinguo, e quella casual, che spara battute a raffica in maniche di camicia, senza rinunciare a un po' di turpiloquio. Parte seduta psicanalitica collettiva e parte agiografia, lo spettacolo di Grillo prova a mescolare la routine del comico con le esigenze di comizio del politico (e talora il contrasto è stridente), ma a emergere nel quadro generale è soprattutto l'autocelebrazione dell'uomo Grillo.

Il racconto di una vita di infiniti fallimenti - dichiarati come tali e visti come "crisi" costruttive (prevedibili le omissioni sugli abbagli più eclatanti, come l'appoggio totale alla cura Di Bella contro il cancro), generatrici di una sana curiosità intellettuale - suona come un percorso di riavvicinamento a un pubblico più ampio. Ma se anche non fosse tutto sincero, resterebbe innegabile la capacità dissacrante del nostro, impareggiabile quando si tratta di ironizzare e smontare le storture del mondo, servendosi di irresistibili paradossi. Ora è più semplice rispetto a un tempo leggere tra le righe dello speech grillino e constatare come alcuni bersagli vengano volutamente ignorati, ma questo non sminuisce l'effetto esilarante degli sketch migliori.

I padri sono i peggiori datori di lavoro

In fondo con Grillo si è sempre trattato di un Grillo vs Grillo: dalle contraddizioni il pensiero del comico genovese ha sempre tratto vigore. Ieri erano le auto a idrogeno a coabitare con le Ferrari, così come la distruzione del computer con la glorificazione di internet. Oggi l'amarcord per un passato di semplicità e confini netti che pare remoto e irraggiungibile convive con la spinta innovatrice del movimento politico.
Uno dei momenti più sorprendenti di Grillo vs Grillo riguarda infatti la parentesi autobiografica, in cui prevalgono i riferimenti a Genova e all'infanzia del comico. Nel ricordo prevale un tono nostalgico per una città che non c'è più ("il porto è scollato dalla città") e per un Paese che non c'è più.

Viceversa, in un passaggio dello spettacolo destinato a far discutere, il Movimento Cinque Stelle viene paragonato a Napster e Paypal, entità nate dall'esigenza di riempire un vuoto e poi destinate a mutare irreversibilmente lo scenario socio-economico.
Emanuele Sacchi

Al solito la pars construens del Grillo-pensiero è più complicata della pars destruens: nostalgia o rivoluzione? Presagio di un futuro fosco - fatto di disoccupazione crescente e automatizzazione del lavoro - o speranza di rimettere le cose a posto grazie alla conoscenza e alla consapevolezza che nell'era pre-internet mancavano?

Il fallimento è una poesia senza talento

Sono l'insonnia e la depressione ad aver causato la metamorfosi di Beppe Grillo, quasi obbligandolo a entrare in politica. Così lo racconta lui stesso, denudando le proprie fragilità, ma in realtà ostentando orgogliosamente il proprio percorso, fatto di insaziabile curiosità intellettuale e spirito altruistico.

Sono i suoi "cigni neri", gli apparenti insuccessi, a determinare lo sviluppo imprevedibile di una carriera: i 125 processi a suo carico, così come i 16 anni in cui resta lontano dalla tv, per un volere di Craxi che molto assomiglia all'editto "bulgaro" di Berlusconi che verrà.
Emanuele Sacchi

Il ribadire la propria fallibile natura umana svolge una doppia funzione, quella di agevolare le battute che scorrono copiose, specie nella spumeggiante prima parte, e di riavvicinare l'uomo al suo pubblico (e potenziale elettorato). È impossibile ormai ragionare serenamente separando le due metà di Grillo, così come credere a un suo effettivo passo "a lato" rispetto al suo impegno politico. E la curiosa e ironica offerta eucaristica con cui lo spettacolo si conclude non aiuta a sciogliere il dubbio.

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