Lo spettacolo itinerante Grillo vs Grillo, che ha attraversato l'Italia tutto il 2016, approda da oggi in esclusiva su Netflix. Riuscirà Grillo a separare le sue metà?
"Ma farà ancora ridere?". Questa la domanda che attanaglia tutti coloro che hanno adorato il Grillo comico senza che sia mai andato loro a genio il Grillo politico. Perché quella rete trasversale di menti critiche, che del genovese apprezzava tanto la vis comica che l'attitudine da rivelatore della verità, si è disunita e sparpagliata in seguito all'ingresso in politica di Grillo. Nuovi adepti si sono sostituiti a seguaci della prima ora, mescolando le carte.
Uno show accompagnato dai dubbi: Grillo torna a fare il comico o finge solo di farlo? È un'astuta manovra elettorale ad ampio raggio per riconquistare i voti dei fan delusi e formare nuovi proseliti, soprattutto a sinistra in chiave anti-Pd? Sono tutte ipotesi credibili, almeno quanto la versione inscenata dal nostro nel suo show, che ci presenta un Grillo confuso e scisso sul proprio futuro al punto di inscenare un ipotetico confronto tra le sue due anime: quella che declama slogan in giacca e cravatta, e deve ritoccare continuamente i propri discorsi a colpi di distinguo, e quella casual, che spara battute a raffica in maniche di camicia, senza rinunciare a un po' di turpiloquio. Parte seduta psicanalitica collettiva e parte agiografia, lo spettacolo di Grillo prova a mescolare la routine del comico con le esigenze di comizio del politico (e talora il contrasto è stridente), ma a emergere nel quadro generale è soprattutto l'autocelebrazione dell'uomo Grillo.
Il racconto di una vita di infiniti fallimenti - dichiarati come tali e visti come "crisi" costruttive (prevedibili le omissioni sugli abbagli più eclatanti, come l'appoggio totale alla cura Di Bella contro il cancro), generatrici di una sana curiosità intellettuale - suona come un percorso di riavvicinamento a un pubblico più ampio. Ma se anche non fosse tutto sincero, resterebbe innegabile la capacità dissacrante del nostro, impareggiabile quando si tratta di ironizzare e smontare le storture del mondo, servendosi di irresistibili paradossi. Ora è più semplice rispetto a un tempo leggere tra le righe dello speech grillino e constatare come alcuni bersagli vengano volutamente ignorati, ma questo non sminuisce l'effetto esilarante degli sketch migliori.
In fondo con Grillo si è sempre trattato di un Grillo vs Grillo: dalle contraddizioni il pensiero del comico genovese ha sempre tratto vigore. Ieri erano le auto a idrogeno a coabitare con le Ferrari, così come la distruzione del computer con la glorificazione di internet. Oggi l'amarcord per un passato di semplicità e confini netti che pare remoto e irraggiungibile convive con la spinta innovatrice del movimento politico.
Uno dei momenti più sorprendenti di Grillo vs Grillo riguarda infatti la parentesi autobiografica, in cui prevalgono i riferimenti a Genova e all'infanzia del comico. Nel ricordo prevale un tono nostalgico per una città che non c'è più ("il porto è scollato dalla città") e per un Paese che non c'è più.
Al solito la pars construens del Grillo-pensiero è più complicata della pars destruens: nostalgia o rivoluzione? Presagio di un futuro fosco - fatto di disoccupazione crescente e automatizzazione del lavoro - o speranza di rimettere le cose a posto grazie alla conoscenza e alla consapevolezza che nell'era pre-internet mancavano?
Sono l'insonnia e la depressione ad aver causato la metamorfosi di Beppe Grillo, quasi obbligandolo a entrare in politica. Così lo racconta lui stesso, denudando le proprie fragilità, ma in realtà ostentando orgogliosamente il proprio percorso, fatto di insaziabile curiosità intellettuale e spirito altruistico.
Il ribadire la propria fallibile natura umana svolge una doppia funzione, quella di agevolare le battute che scorrono copiose, specie nella spumeggiante prima parte, e di riavvicinare l'uomo al suo pubblico (e potenziale elettorato). È impossibile ormai ragionare serenamente separando le due metà di Grillo, così come credere a un suo effettivo passo "a lato" rispetto al suo impegno politico. E la curiosa e ironica offerta eucaristica con cui lo spettacolo si conclude non aiuta a sciogliere il dubbio.