Ispirato all'omonimo romanzo cult di Erin Doom, Alessandro Genovesi confeziona un duplicato asettico di una realtà di importazione. Da oggi su Netflix.
Nica porta il nome di una farfalla e un ciondolo a forma di farfallina che le ha regalato la madre. Ma quando i suoi genitori muoiono in un incidente d'auto, Miss Margaret, la dirigente dell'orfanatrofio soprannominato Grave che la accoglie (si fa per dire), le fa strappare la collanina da Rigel, il suo pupillo, un bambino che lei definisce problematico e che suona divinamente il piano. Nica unisce le forze con l'amica Adeline e insieme sopravvivono ad anni di botte e punizioni da parte di Miss Margaret, che riserva un trattamento privilegiato solo a Rigel, il bambino che tutti vorrebbero adottare, ma che sistematicamente rifiuta i potenziali genitori adottivi ed è scontroso soprattutto con Nica.
Quando la ragazza raggiunge i 16 anni una coppia gentile che ha perso un figlio si presenta per prenderla in affidamento di prova, nell'ottica di trasformarlo in adozione. Ma insieme a lei chiama a sé anche Rigel, che inaspettatamente accetta, ma continua ad essere brusco con Nica e la ragazza, che prova verso di lui un'inspiegabile attrazione, non se ne spiega il motivo.
I giovani interpreti fanno quello che possono, quelli adulti sono confinati a una recitazione impersonale, le svolte sono prevedibili e poco drammaturgicamente sviluppate (una per tutte: quella di Peter). I ragazzi che hanno amato il romanzo si precipiteranno comunque a guardare il film in piattaforma, ma per tutti gi altri sarà probabilmente difficile capire il senso di questa operazione.