Imaculat
Durata: 114 minuti
Finita in riabilitazione per disintossicarsi dalla droga, Daria si guadagna con la sua aura di innocenza la protezione degli altri pazienti. Ma il piacere delle lusinghe ha un caro prezzo.
LEONE DEL FUTURO - PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA "LUIGI DE LAURENTIIS"
Disponibile fino al 12 settembre 2021, ore 16.15
MONICA STAN ha una formazione in psicologia. Lavora come sceneggiatrice da molti anni. Imaculat, una storia personale, rappresenta il suo debutto come regista.
GEORGE CHIPER-LILLEMARK è un direttore della fotografia e regista che vive a Copenhagen. Ha curato la fotografia di numerosi lungometraggi e cortometraggi, tra cui Touch Me Not (Orso d'Oro alla Berlinale 2018) di Adina Pintilie. Nel 2009, sempre con Pintilie, ha diretto il corto The Sandpit #186. Nello stesso anno, un altro corto, The Palm Lines, è stato selezionato a Locarno e Rotterdam.
Tipologia: Film
Genere:
Canale:
Quando Daria entra in un centro di riabilitazione per disintossicarsi dalla droga, una dipendenza ereditata dal suo primo amore, quell'aura di innocenza la salva dalle avance sessuali degli altri pazienti, per lo più maschi, e le fa guadagnare la loro protezione. Dietro il piacere di tutte queste lusinghe, però, si nasconde un caro prezzo da pagare che la giovane scopre immediatamente.
Approfondisci su mymovies.itWinner Leone del futuro - Premio Luigi De Laurentis Festival di Venezia 2021
Commenti
Emanuele Grosso
San Patrignanu un po’ ripetitivu. Un’ora e mezza in meno ed era perfetto
no_data
si sente la formazione psicologica della regista. quello che mi stupisce è, in una istituzione del genere, claustrofobica e asfissiante, tale promiscuità, la totale mancanza di personale di assistenza; è un’accozzaglia umana che sembra procedere da se stessa, preda di ogni emozione, storia, comportamento, come se la cura fosse proprio questo mescolamento e quest’anarchia di sentimenti, bassezze, passioni. Povera umanità!
Elisa fiengo
Banale
no_data
Mi spiace ma non mi ha interessato granché
Paolo Cardinali
A me è piaciuto molto. Un film di tensioni trattenute, molto interessante dal punto di vista narrativo alcune trovate che tengono questo filo della tensione in tensione. Belli i personaggi. Un po’ Dardenne. Bello
pesadilla
Estenuante e narrativamente confuso
fede19
stagista
Anche se nella seconda parte lo sviluppo narrativo si fa confuso, il film conserva forte omogeneità stilistica e buona verosimiglianza
Elettra Santori
3 stelle non piene. Il punto di forza è il personaggio della protagonista, che più o meno consapevolmente usa la sua vulnerabilità per sopravvivere in un ambiente a rischio
rambaldomelandri
Una cosa sono Kiarostam, Ozu, Angelopulos o De Oliveira. Lì la lentezza esasperata la accetti perché è l’involucro di una poesia che ti tocca dentro. Qui non ci riesci: è una cronaca con buone idee di regia, un soggetto potenzialmente interessante e una protagonista particolarmente in parte. Ma la lentezza esasperata, la ripetitività quasi didascalica delle scene e la scarsa plausibilità di alcuni passaggi narrativi fanno di questo film prima di tutto un’occasione sprecata.
Paola Baroni
Un’amara riflessione sulla complessità delle dinamiche di potere in un centro di disintossicazione popolato da una gioventù bruciata. E, soprattutto, un apologo sulla perdita dell’innocenza per imparare a sopravvivere.
no_data
Anche se il tema della disintossicazione è marginale e si voleva parlare dei rapporti umani in un istituzione chiusa, ci sarebbe voluto un minimo di verosimiglianza con la realtà, passi la totale mancanza di una strategia di cura, ma dove si trovano uomini così corretti con le donne da fermarsi al minimo accenno di disagio da parte della donna?
mprofeta6@gmail.com
Film che potrebbe essere interessante ma che si perde in contenuti e alla lunga risulta noioso e monotono
darkglobe
In un centro di riabilitazione prossimo ad una prigione la potenziale vittima tra quasi soli uomini, una giovane tossicodipendente, usa la propria fanciullesca e ambigua sensualità come arma per canalizzare le violenze del luogo a suo favore. L’incalzare di primi piani scava nei volti quali espressione dell’anima e l’approfondimento psicologico è notevole anche nel delineare il ribaltamento di ruoli. Ma il tutto alla lunga stanca.
Antonio Sofia
Film furbetto e con poca sostanza, peccato.
carla francesca catanese
Non è il cinema che prediligo, ma riconosco l’originalità concettuale ed estetica (ed una tecnica solida) attorno alla sostanza della dipendenza/attrazione giocata nel campo stretto del desiderio.
anamorfo
regia solida, tutti primi e primissimi piani, ravvicinate e qualche campo medio solo se necessario. Con un finale che interroga lo spettatore...
3 / 5