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Sollima torna a raccontare una Roma disperata e crepuscolare in una crime story di forte
impatto. Drammatico, Italia2023. Durata 127 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Stefano Sollima conclude la trilogia romana iniziata con A.C.A.B nel 2012 e proseguita con Suburra nel 2015. Espandi ▽
Dopo essersi affermato anche all'estero come un tecnico dalle mani sicure, capace di dirigere buoni action muscolari, Stefano Sollima torna nella sua Roma. Ne aveva esplorato il sottobosco più oscuro in film come Acab e Suburra, oltre che nella serie che lo ha lanciato, Romanzo criminale. Ma in questa storia di bassa malavita, tra vecchi gangster malmessi e forze dell'ordine corrotte, sullo sfondo di una città in fiamme a un soffio dal post-apocalittico, Sollima trova una delle sue opere più compiute e mature. L'azione senza il cuore e la testa conta poco, e rispetto anche a quanto fatto in passato Adagio beneficia enormemente di un rapporto diverso con il luogo che racconta: è forse la prima volta che si va oltre un certo sensazionalismo sulla Roma in rovina, che sembra sempre sottintendere un facile commento sociale solo perché di moda a livello nazionale. Recensione ❯
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Il fulminante esordio alla regia di Michele Riondino porta con sé l'eredità di molto cinema. Drammatico, Italia2023. Durata 99 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film dal solido impianto civile e dagli echi grotteschi e arrabbiati che rimandano a La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. Espandi ▽
1997. All’ILVA di Taranto è appena avvenuta l’ennesima morte sul lavoro, ma Caterino Lamanna, operaio addetto ai lavori di fatica nell’industria siderurgia, è pronto a darne la colpa ai sindacati. Caterino è un cane sciolto che pensa al suo imminente matrimonio con la giovane albanese Anna e si fa i fatti suoi, finché Giancarlo Basile, dirigente dell’ILVA, non lo recluta per “farsi un giro e dirgli quello che succede” in fabbrica, e resoconti in particolare le attività del sindacalista Renato Morra, che infiamma gli animi degli operai e li spinge alla ribellione. Basile offre a Lamanna la promozione a caposquadra e l’auto aziendale, ma Caterino chiede di essere mandato alla Palazzina Laf pensando che sia un luogo di privilegio riservato a pochi eletti. In realtà è un edificio in disarmo, incrocio fra una riserva indiana, un manicomio e una prigione, dove sono rinchiusi in orario di lavoro i dipendenti qualificati che hanno fatto l’onda, e che quindi sono invitati a licenziarsi o ad accettare un incarico demansionato e incoerente con la loro preparazione. Palazzina Laf segna l’esordio alla regia dell’attore Michele Riondino, ed è un esordio fulminante, che porta con sé non solo la conoscenza approfondita della storia ignobile dell’ILVA e delle sue ricadute sul territorio tarantino (dove Riondino è nato e cresciuto), ma anche l’eredità di molto cinema, dalla saga grottesca di Fantozzi fino all’alienazione stralunata di La pecora nera di Ascanio Celestini, Brazil di Terry Gilliam e Tony Manero di Pablo Larrain. Recensione ❯
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Una regia dal passo lento e gentile per una storia di resistenza umana e solidarietà fra spiriti affini. Drammatico, Italia, Polonia2023. Durata 105 Minuti.
Due sconosciuti alle prese con la propria attività di giardinaggio incominciano a intessere un dialogo profondo. Espandi ▽
Pietro Lorenzi è un professore di lettere in pensione e dopo il divorzio dalla moglie vive da solo in un bell’appartamento romano con un terrazzo che accudisce con cura, dedicandosi alle sue piante. Nell’appartamento di fronte a quello di Pietro si trasferisce una coppia più giovane: Luca, fotografo d’arte contemporanea, ed Eleonora, che ha studiato pittura e disegno all’Accademia ma ad un certo punto ha smesso di creare, “perché non era abbastanza brava”. Luca ed Eleonora custodiscono un dolore segreto e non riescono a parlarsi più: lei pensa che lui la dia per scontata, lui la vede sempre “incazzata col mondo”. Quando Luca parte per preparare una personale a New York, Eleonora e Pietro cominciano a frequentarsi, fra terrazzi e orti botanici, il bar sotto casa e un ristorante d’atmosfera. In un universo artistico più scontato I limoni d’inverno sarebbe la storia di una trasgressione amorosa: ma nella visione delicata e quasi evanescente della regista Caterina Carone è invece una storia di resistenza umana e di solidarietà fra spiriti affini. Anche la fotografia di Daniele Ciprì e le musiche di Nicola Piovani si mettono a servizio di questa visione che racconta un presente sfuggente proprio perché a tutti i personaggi la vita, e la memoria, stanno scivolando via di mano. Recensione ❯
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Un film sull'Italia perbene, con bellissime intuizioni di regia e un Albanese come sempre magistrale. Drammatico, Italia2023. Durata 94 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Antonio, dovendo pagare il matrimonio della figlia, scoprirà, suo malgrado, che chi custodisce i nostri tesori non sempre custodisce anche i nostri sogni. Espandi ▽
Antonio Riva, operaio specializzato in prepensionamento, si reca in banca per prelevare dal conto su cui ha messo tutto ciò che ha. Non si è reso conto di aver tramutato le sue obbligazioni sicure in azioni a rischio, passando da risparmiatore ad azionista su consiglio di quella banca dove gli impiegati erano di famiglia, e che aveva sostenuto lo sviluppo dell’intero paesino sul lago di Lecco dove è nato e cresciuto. Quella banca, poi, mica può fallire, perché se fallisse “andrebbero a gambe all’aria tutti quanti”. Con Cento domeniche, di cui è protagonista, sceneggiatore (con Piero Guerrera) e regista, Antonio Albanese prosegue nel percorso di cinema civile che caratterizza la sua carriera di artista. Il suo intento qui è raccontare un’Italia perbene in via di sparizione, preda delle spietate logiche del mercato e della spregiudicatezza degli istituti bancari, che fanno ruotare il personale nelle filiali locali affinché nessuno possa costruire un rapporto di fiducia con il cliente. Dal punto di vista della regia Cento domeniche è convenzionale, quasi scolastico nelle transizioni fra un scena e l’altra, ma ha anche intuizioni bellissime e in qualche modo visionarie. Recensione ❯
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Un film al contempo arcaico e postmoderno, completamente libero come sa essere il cinema di Alice Rohrwacher. Drammatico, Italia2023. Durata 134 Minuti.
Ambientato negli anni '80, nel mondo clandestino dei "tombaroli", il film racconta di un giovane archeologo inglese coinvolto nel traffico clandestino di reperti archeologici. Espandi ▽
La chimera racconta una ricerca ostinata – di morte, di vita, di riscatto dalla povertà e di accumulo materiale – con il passo folk del cantastorie, evidenziandone il lato picaresco e quello simbolico.
È un film completamente libero come sa esserlo il cinema di Alice Rohrwacher, che sceglie il tempo del racconto cominciando lentamente, per dare al suo protagonista lo spazio di una rincorsa fatale, e accelerando in “ascese velocissime” che rivelano una comicità da film muto.
Ha i colori delle fiabe e l’apparente scanzonatura degli stornelli, attraversa un’Italia nel processo di essere svenduta agli stranieri ma in cui due stranieri sembrano gli unici a volerne conservare il mistero, ci aiuta a “stimare l’inestimabile” e a rivendicare la tutela delle “cose che appartengono a tutti” perché la proprietà non deve essere necessariamente possesso.
E il cinema di Rohrwacher si conferma qui contemporaneamente arcaico e postmoderno, nonché capace di inventare parabole agresti che presagiscono, come il migrare degli uccelli, la transizione verso il degrado a seguire. Recensione ❯
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Un mosaico di sterminata bellezza, con Valerio Mastandrea in uno dei ruoli più importanti della sua carriera. Drammatico, Italia1998. Durata 100 Minuti.
L'incendiario punto di riferimento del crime italiano di fine millennio. Espandi ▽
Roma, tra novembre 1979 e febbraio 1983. Remo Guerra, un ragazzo di borgata, è un poliziotto che di notte aggredisce per strada persone benestanti derubandoli. Con lui ci sono Maurizio, amante della vita lussuosa e delle belle donne, e Roberto che Remo aiuterà a comprarsi un bar. I suoi complici sono inaffidabili. Così Remo deve far entrare nella sua banda Marco Lorusso, detto "il Rozzo", di cui però non condivide i metodi violenti. Remo è sempre più tormentato e desidera una vita normale accanto a una donna a cui però non può rivelare la sua identità. In più, capisce che la fine è vicina e non può sottrarsi al suo destino.
C'è Valerio Mastandrea, in uno dei ruoli più significativi della sua carriera. Con la sua voce fuori campo che accompagna i suoi pensieri. "Ogni volta che mi specchiavo ero aggredito dalla mia immagine". C'è il suo tormento che prevale sull'estasi. In Remo ci sono le tracce di un gangster noir che attende la sua fine.
L'odore della notte fa parte di quei film che non solo migliorano nel corso degli anni ma che mostrano lo sguardo unico di un cineasta dove le storie, i personaggi, i dialoghi hanno sempre avuto qualcosa di intimamente familiare e in cui ogni immagine è un getto impetuoso su tela, carico di una poesia disperata che parla solo d'amore. Prima di tutto nei confronti del cinema. Recensione ❯
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In un'azione di pulizia etnica Diritti trova l'occasione per delineare con rigore un personaggio seducente e complesso. Drammatico, Italia, Germania2023. Durata 175 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia è incentrata su Lubo, un nomade costretto a trovare un nuovo senso di giustizia dopo che lo stato svizzero gli ha portato via i suoi bambini. Espandi ▽
Lubo Moser è un nomade del popolo Jenisch. Nella Confederazione Elvetica del 1939 gira di luogo in luogo esibendosi nelle piazze insieme alla moglie Mirana e ai loro bambini. Fino a quando la Seconda Guerra mondiale incombente fa sì che il governo dichiari la mobilitazione degli uomini per la difesa delle frontiere. Lubo, mentre è in servizio, viene a sapere che i figli sono stati prelevati e portati in un istituto mentre la moglie, nel tentativo di proteggerli, ha trovato la morte. Da quel momento il senso della vita per lui consiste nel conseguire un duplice obiettivo: ritrovarli e vendicarsi.
Diritti trova in un'azione di pulizia etnica, che si stenterebbe a credere che sia accaduta in Svizzera, l'occasione per delineare il personaggio più complesso della sua filmografia.
Franz Rogowski dà corpo, voce e inflessioni a un personaggio che la camera scruta seguendone e assecondandone l'azione. Diritti ci racconta un seduttore suo malgrado che, al contempo, non smette mai la ricerca dei propri figli anche se gli anni scorrono. Su tre di queste relazioni si sofferma e, in particolare, su quella di una cameriera d'albergo di origine italiana in cui Lubo vede qualcosa di più di un corpo che possa tenere viva la sua vendetta. Recensione ❯
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De Angelis rivendica con ambizione e coraggio il soccorso come valore fondante dell'identità italiana. Drammatico, Italia2023. Durata 120 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia di Salvatore Todaro, comandante di sommergibili della Regia Marina che durante la Seconda Guerra Mondiale contravvenne agli ordini del suo comando per portare in salvo i 26 uomini che avevano provato ad affondarlo. Espandi ▽
1940, Seconda Guerra Mondiale. Salvatore Todaro è un comandante della Marina Militare con un destino inscritto nel nome, a capo del sommergibile Cappellini nonostante un incidente gli abbia provocato forti dolori alla schiena che lo autorizzerebbero ad accettare la pensione di invalidità (come la moglie Rina, stanca di saperlo lontano e in pericolo, vorrebbe che facesse). Ma il comandante Todaro non sa stare lontano dai flutti. Durante la sua ennesima missione avvista una nave belga che, malgrado il Belgio sia formalmente neutrale, attacca il sommergibile italiano. Il comandante e la sua squadra rispondono al fuoco e affondano la nave. Ma Todaro decide di mettere in salvo i naufraghi, agganciandoli al suo sommergibile per trascinarli verso il porto neutrale e sicuro di Santa Maria delle Azzorre, e accettando il rischio di navigare in emersione fino a destinazione: perché la legge del mare per lui conta di più della legge della guerra. Recensione ❯
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Un esordio autoriale e divulgativo che è pura emanazione dei codici etici ed estetici della sua autrice. Drammatico, Italia2023. Durata 118 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Paola Cortellesi fa il suo esordio alla regia con un originale dramedy in bianco e nero ambientato nel Secondo Dopoguerra. Espandi ▽
Delia è “una brava donna di casa” nella Roma del dopoguerra: tiene il suo sottoscala pulito, prepara i pasti al marito Ivano e ai tre figli, accudisce il suocero scorbutico e guadagna qualche soldo rammendando biancheria, riparando ombrelli e facendo iniezioni a domicilio. Secondo il suocero però “ha il difetto che risponde”, in un’epoca in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa. E Ivano ritiene sacrosanto riempirla di botte e umiliarla per ogni sua “mancanza”. Per fortuna fuori casa Delia ha qualche alleato. E soprattutto, ha un sogno nel cassetto, sbocciato da una lettera ricevuta a sorpresa. C’è ancora domani è l’esordio alla regia di Paola Cortellesi, ed è una pura emanazione della sua persona. Il tono è divulgativo, pensato per raggiungere il più ampio pubblico possibile, ma questo non va a scapito della sua vocazione autoriale. L’aspetto più sorprendente del film è che, di fatto, è un horror, ma raccontato attraverso il filtro gentile della sensibilità di Paola Cortellesi, nel suo stile riconoscibilmente “leggero” che riassume ciò che abbiamo finora appreso di lei: la capacità di parlare di cose serissime rendendole appetibili, il rispetto della propria e altrui dignità. Recensione ❯
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Un cinema che cerca strade diverse. Porta in secondo piano la cronaca per fare spazio ai turbamenti dell'adolescenza. Drammatico, Italia2023. Durata 102 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Veronica, dopo un lungo processo e due anni di prigione per l'omicidio della madre e del suo amante, viene riconosciuta innocente. Ha solo vent'anni e tutta la vita davanti, ma è difficile guardare al futuro. Espandi ▽
Dopo un lungo processo e 22 mesi di prigione, Veronica torna in libertà; è stata infatti scagionata dall'accusa di aver ucciso la madre e il suo amante. Rivede la sua migliore amica Giada e, proprio nella sua prima sera fuori dal carcere, va con lei in discoteca. Sui social escono subito le foto. La ragazza cerca di tornare a vivere una vita normale ma quello che le è successo a ha lasciato dei segni che non si possono cancellare. Ha infatti spesso i giornalisti e i fotografi che la assediano ogni volta che la vedono ed è continuamente osservata se non pedinata, come il giorno in cui è andata al cimitero alla tomba della madre. Assieme a Giada ripercorre tutto quello che è accaduto prima e durante la sera della tragedia, dal rapporto conflittuale con la madre che era spesso severa nei suoi confronti e la svalutava per il suo aspetto fisico, al legame con un padre affettuoso ma assente, fino all'incontro con i ragazzi olandesi della squadra di beach volley che hanno pernottato all'hotel e che lei e Giada hanno frequentato proprio poco prima l'omicidio all'Hotel Holiday. Recensione ❯
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La storia di un adolescente orfano che fa ciò che può per proteggere i suoi fratelli. Espandi ▽
Amila ha diciannove anni, viene da un piccolo villaggio dello Sri Lanka e dopo aver perso i genitori si ritrova responsabile dei due fratelli e due sorelle più piccoli. Una famiglia senza adulti che va da un anno fino ai quattordici, e che si ritrova nella capitale Colombo per trovare da vivere, specialmente alla luce della malattia cardiaca della piccola Inoka. Serve un intervento costoso, ma il lavoro in cantiere di Amila non basta per pagarlo e il ragazzo si lascia convincere dai soldi facili di una donna invischiata nel traffico di neonati. Recensione ❯
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Un film dolce e delicato che affronta a viso aperto il dibattito sulle adozioni per le persone single. Drammatico, Italia2023. Durata 113 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il film ispirato alla fantastica storia di Luca Trapanese raccontata nell'opera letteraria omonima. Espandi ▽
Luca è single, gay, cattolico, dedito al volontariato e con un grande desiderio di paternità. Alba è una neonata con sindrome di Down che è stata abbandonata in ospedale subito dopo il parto. Mentre la sua infermiera le dedica ogni tipo di cura, il tribunale di Napoli è alla ricerca di una famiglia che possa occuparsi di lei. Luca si propone per ottenerne l'affidamento, ma è single ed è omosessuale. Ad aiutarlo ci penserà un'avvocata agguerrita, esperta tanto di legge quanto di umanità.
Vuole essere un film dolce, intimo, delicato, appena sussurrato, il nuovo lavoro di Fabio Mollo, la storia (vera) di una paternità fortemente desiderata. Se a Pierluigi Gigante è affidata l'interpretazione più complessa, che sembra raccogliere il testimone di Luca Marinelli in Il padre d'Italia, a convincere sono soprattutto le interpreti femminili.
Restano ottime l'idea e l'intenzione che sorreggono questo film, come la chiara intenzione a firmare, più che un'opera battagliera di denuncia, una storia d'amore molto tenera, quella tra un padre e sua figlia. Senza bisogno di etichettare niente e nessuno, perché l'amore basta all'amore. Recensione ❯
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Un film amaro di grande generosità in cui Micaela Ramazzotti si porta dietro la spontaneità dei suoi personaggi passati. Drammatico, Italia2023. Durata 104 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film sulla lotta per salvarsi da legami familiari disturbati. Espandi ▽
Roma. Desirè lavora come truccatrice nei set cinematografici e da quando era adolescente ha sempre messo i soldi da parte. È ingenua e disponibile e molti se ne approfittano come il padre che la sottopone a continui ricatti morali o il compagno Bruno, un professore universitario narcisista che la fa sentire spesso inadeguata. Quando il fratello Claudio, per il quale ha firmato dei documenti su pressione dei genitori per poter pagare una Mercedes nera con cui il ragazzo avrebbe dovuto iniziare un lavoro come autista, entra in depressione, Desirè capisce che è l'unica che lo può aiutare e, per riuscirci, deve allontanarlo dalla sua famiglia che ha sempre trascurato i suoi problemi psichiatrici. E per farlo può contare solo su sé stessa.
Ramazzotti recupera tracce della commedia all'italiana ed eredita l'immediatezza, la sincerità di molti personaggi interpretati per Paolo Virzì, da Anna Michelucci di La prima cosa bella a Donatella Morelli in La pazza gioia, film con cui Felicità condivide il tema della salute mentale.
Micaela Ramazzotti è Desirè. C'è in lei la storia di molti suoi personaggi interpretati, la gestualità e le espressioni come attrice e anche la sua regia asseconda il suo spirito inquieto che si muove in una zona squilibrata tra commedia e dramma. Felicità però sa essere anche amaro, coinvolge nel modo in cui trasmette dolore e vitalità e, al di là di tutti i limiti, è un film di grande generosità. Recensione ❯
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Alex, Brenda e Kevin non sono altro che il sogno di un adolescente preoccupato che si addormenta con lo smartphone in mano davanti alla TV accesa a tutto volume. Espandi ▽
Estate. Roma e zone limitrofe. È in quest'area che si muovono tre adolescenti. Kevin, sedicenne, Alex che di anni ne ha appena compiuti diciannove, e Brenda che è incinta. Il loro è un girovagare tra città, campagna e periferia. Quello del regista è un bisogno profondo di raccontare un disagio generazionale collocandolo in una precisa dimensione socio culturale che sa di conoscere. Non gli mancano, grazie al percorso professionale seguito, le doti di ripresa e di montaggio necessarie per portare sullo schermo il vuoto quasi pneumatico che soffoca i suoi protagonisti. Una catena ininterrotta di situazioni, paradossi e caratteri si alternano fra loro in una costruzione narrativa vicina ad un anticonvenzionale romanzo di formazione. Recensione ❯
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Esordio ricco di promesse per il giovane Simone Bozzelli, che racconta di libertà e manipolazione psicologica. Drammatico, Italia2023. Durata 112 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Sognando la libertà della Patagonia, Yuri e Agostino partono per un viaggio di autodeterminazione che si trasformerà in un delirio di controllo e prigionia. Espandi ▽
Nonostante abbia una ventina d'anni, Yuri viene trattato come un bambino dalle zie con cui vive in un paesino sulla costa adriatica dell'Abruzzo. Sarà l'incontro con Agostino, l'animatore che viene a lavorare a una festa per il cugino piccolo, a far scattare qualcosa in lui. Attrazione, desiderio di libertà, un interesse per lo stile di vita di un ragazzo che vive in camper e sembra non dover sottostare a nessun legame. Scappato di casa, Yuri si stabilirà in una comunità di gente simile ad Agostino, che vive alla giornata tra un rave e l'altro.
La prima regia di Simone Bozzelli, già autore di corti di successo e di alcuni video musicali, è di quelle che fanno ben sperare e portano in dote buone idee e una certa sensibilità filmica. In Patagonia costruisce uno studio psicologico focalizzato sui due protagonisti, impegnati in una danza di sottile prevaricazione, abuso e controllo - ma anche desiderio e scoperta. L'esordiente Augusto Mario Russi ha il giusto carisma per renderlo verosimile, e soprattutto sembra avere una conoscenza intima e naturale del milieu in cui si muove la storia. Recensione ❯
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