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Un documentario che parte dalla tragedia operaia dell'incendio alla Triangle Waist Company di New York nel 1911, per arrivare alla morte di quattro operaie a Barletta, in Puglia, nel 2011. Espandi ▽
New York, 1911. La fabbrica tessile Triangle, situata all'ottavo piano di un grattacielo privo di scale e sistemi antincendio, prende fuoco, e perdono la vita più di 150 operaie, alcune buttandosi dalla finestra, altre soffocate, altre infine carbonizzate. L'incendio avviene di sabato, ma la fabbrica è affollata, giacchè le operaie sono abituate a lavorare sette giorni su sette. Barletta, 2011. Una palazzina crolla trascinando con sé le operaie di una fabbrica di confezioni, tutte precarie pagate "a cottimo", riunite in locali privi di norme di sicurezza. Restano sotto le macerie cinque vittime, una delle quali ha 14 anni ed è la figlia del titolare, lui stesso addetto ad uno dei macchinari dell'azienda. Recensione ❯
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Intervista all'icona della Swingin' London: in cerca della creatività di un'artista sopravvissuta a se stessa. Documentario, Biografico - Francia2017. Durata 61 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
L'attrice e regista Sandrine Bonnaire racconta una delle figure più importanti dello scenario musicale mondiale dagli anni Sessanta a oggi, le sue mille vite, gli incontri e la sua storia straordinaria. Espandi ▽
Nel corso della sua vita ha visto ogni genere di cosa: il successo e la celebrità a soli 17 anni nella mitica Swinging London, la vita con Mick Jagger, fianco a fianco per tutta la durata della tumultuosa epica dei Rolling Stones, gli scandali, le droghe, la dipendenza e il declino, la vita in strada e poi, finalmente, la rinascita e il meritato riconoscimento del suo talento e della sua arte. Il suo nome è leggenda: è Marianne Faithfull, attrice, cantante, cantautrice. L'attrice e regista Sandrine Bonnaire racconta una delle figure più importanti dello scenario musicale mondiale dagli anni Sessanta a oggi, le sue mille vite, gli incontri e la sua storia straordinaria. Dipingendo così il ritratto di una donna unica, leggendaria, fatale. Recensione ❯
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Un racconto molto intimo di una tragedia personale del regista. Espandi ▽
Orlando von Einsiedel non si è mai tirato indietro davanti al pericolo. Al contrario, spingersi in situazioni rischiose lo ha sempre fatto sentire a suo agio, come dimostra l'Oscar vinto nel 2017 con The White Helmets, il cortometraggio sul gruppo volontario di protezione civile siriano. Ma quando si tratta di Evelyn, il fratello che si è tolto la vita a soli 22 anni, tutto cambia: a più di dieci anni dalla sua scomparsa, nessuno ha il coraggio di pronunciare il suo nome. Per superare il trauma, Orlando e la sua famiglia intraprendono un tour che li porta a rivedere tutti quei panorami che ne hanno reso insostituibile il ricordo. Nel tentativo di ritrovare la luce e stringersi in un unico, grande abbraccio che possa lenire quel dolore insopportabile. Recensione ❯
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Il regista Pippo Delbono fa visita a un centro profughi e raccoglie le drammatiche testimonianze dei migranti. Espandi ▽
Raccogliendo il suggerimento della madre, Pippo Delbono decide di mettere in scena un suo personalissimo Vangelo all'interno di una cornice particolare quanto importante: un centro di accoglienza astigiano per profughi e migranti che senza sosta giungono sulle coste italiane. La scelta di mescolarsi con gli "ultimi" della società appare a Delbono come il modo più plausibile per lui - ateo - di affrontare momenti dai testi evangelici perché "non si può camminare sull'acqua. Si può solo sprofondare nell'acqua, come sprofondano tutte queste persone che stanno arrivando qua e che cadono, come dei Cristi, in mezzo al mare". Recensione ❯
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Un'opera che ha il merito di riportare alla considerazione un dato cruciale: l'importanza della composizione di un cast. Documentario, USA2022. Durata 90 Minuti.
La carriera di Bonnie Timmermann, grande casting director. Espandi ▽
Intervista a, e ritratto di, Bonnie Timmermann, la casting director che dall’inizio degli anni ’80, grazie a un singolare dono demiurgico, ha scoperto moltissimi attori e sostenuto le loro carriere. Con un effetto sorprendente, i loro provini da semisconosciuti imbarazzati o sfacciati costellano questo film per addetti ai lavori e per chiunque apprezzi l’arte della recitazione. Timmermann è anche nota per aver sostenuto la diversità nei cast, soprattutto grazie alla solida, trentennale collaborazione con Michael Mann (preponderante, nel film), da Miami Vice a Blackhat. Diversità intesa come scelta alternativa a modelli di bellezza canonica ma anche come rispecchiamento, sugli schermi, della pluralità di corpi, provenienze, morfologie che abitano il mondo reale. Dal punto di vista della regia il film di Simon Wallon opta per un’esposizione piana, senza particolari climax: le considerazioni di Timmermann – e di alcuni degli attori da lei “individuati” — si avvicendano alle registrazioni d’archivio su nastro magnetico di molti provini. Eppure Bonnie, ha senz’altro il merito di riportare alla considerazione di tutti un dato che può sembrare ovvio ed è cruciale: l’importanza della composizione di un cast nella riuscita di un film e nel determinare non solo la carriera di un attore ma la direzione, lo sviluppo del cinema stesso. Recensione ❯
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Si può essere donne felici anche senza figli? E' quello che si sono chieste le autrici del progetto Lunadigas, raccolta di testimonianze di donne che, per scelta, non sono diventate madri. Incredibile ma vero: si può essere donne felici senza figli o, forse, è il caso di dire, "si potrebbe" essere donne felici anche senza avere un figlio, a patto che il mondo intero non cercasse di sostenere a tutti i costi il contrario. E' ciò di cui parlano le autrici del progetto web-documentario Lunadigas, in quanto raccolta di testimonianze vere di donne che hanno scelto di non diventare madri. Lunadigas, per la precisione, è un termine che in sardo significa "luna storta" e si riferisce a quelle pecore che non vogliono fare figli, perchè secondo la tradizione popolare, sarebbero nate, appunto, con la luna storta! Eppure, le donne che non vogliono avere figli sono sempre di più e, sembrerebbe, sempre più contente della loro scelta. Recensione ❯
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Un viaggio alla scoperta del mito dell'automobile e dell'amore-odio che, per più di un secolo, ha caratterizzato il rapporto che l'uomo ha avuto e continua ad avere con l'auto. Espandi ▽
Il XX secolo è stato il secolo dell'automobile. L'umanità in nemmeno cent'anni, ha adattato la propria esistenza alle esigenze dell'auto privata. Le città sono ormai il dominio delle macchine e si sono adattate ai modelli urbanistici che queste hanno imposto. Più di ogni altra invenzione dell'uomo, le automobili hanno antropologicamente modificato la natura umana, cambiandone la percezione del mondo. I nostri sensi, udito, gusto, olfatto, vista e tatto, sono stati ridefiniti dalla cultura dell'automobile. Il nostro immaginario ancora oggi viaggia sulle quattro ruote. Recensione ❯
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Proiezione sul tema dell'era del "dopo lavoro": molti spunti provocatori per un saggio suggestivo. Documentario, Svezia2023. Durata 81 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il doc di Gandini intercetta e diffonde un sentimento condiviso - il rifiuto del lavoro - e forse presagisce una rivoluzione umanista e antidogmatica in arrivo. Espandi ▽
Come sarà la vita nell'era del post-lavoro? Cioè: quando l'umanità avrà automatizzato così tanti processi da rendere inessenziale la prestazione lavorativa, l'uomo come impiegherà quel "tempo libero"? È pronto ad affrontare una routine in cui il tempo lavorativo sarà quanto meno ridimensionato? Sarà in grado di abituarsi e di conferirgli un valore per l'individuo e per la società?
L'autore Erik Gandini è concentrato sulla ricerca della felicità umana, con un gusto spiccato per il paradosso, il contrasto smaccato e splendente tra opposti, come nella vistosa immagine di locandina, nella quale un automa scintillante, seduto su una sdraio in spiaggia, sembra apprezzare la lettura di un libro di carta. Il tocco e le ottiche di Fredrik Wenzel, direttore della fotografia abituale di Ruben Östlund, conferiscono alla narrazione un aspetto affascinante, glaciale e misteriosamente sospeso.
After Work intercetta e diffonde un sentimento condiviso - il rifiuto del lavoro - e forse presagisce una rivoluzione umanista e antidogmatica in arrivo. Ne aspettiamo il seguito. Recensione ❯
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Un'autofiction rigorosa che riscrive e rimette a fuoco un decennio di conquiste sociali supersoniche. E altrettante contraddizioni. Documentario, Drammatico - 2022. Durata 61 Minuti.
La scrittrice francese Annie Ernaux, Premio Nobel 2022 per la Letteratura, ci apre il baule dei ricordi, tirando fuori video amatoriali girati tra il 1972 e il 1981. Espandi ▽
Nel 1972 Annie Ernaux e suo marito Philippe, rispettivamente insegnante (non ancora scrittrice) e segretario comunale, vivono ad Annecy. Quando acquistano una cinepresa Super 8, tra le novità tecnologiche portatili di quegli anni, a filmare è quasi sempre Philippe. Dopo la separazione tra i due, nei primi anni '80, quelle immagini rimangono a lungo non viste, finché non vengono riportate alla luce dal figlio David. Si tratta di istantanee di vita familiare, ricorrenze, escursioni all'aperto e di alcuni viaggi compiuti dai quattro tra il 1972 e il 1981. Il figlio David (1968) ne immagina un nuovo assemblaggio, se pure osservando l'ordine cronologico e propone alla madre di apporre ad esse un commento critico, antidescrittivo, da incidere con la propria voce narrante.
Una nuova narrazione, con l'occhio dell'autrice riconosciuta, che ha il lusso e l'onere di potersi riguardare con la distanza non solo temporale ma emotiva con cui scrive i propri libri.
Una autofiction rigorosa, quasi un documentario naturalista, scientifico, non privo di punti di tensione, che sul piano della colonna audio non lascia spazio a facili commozioni - moderati gli interventi sonori e rumoristici sulle immagini altrimenti mute (ma la playlist di riferimento è nominata, a favore di chi vuole recuperarla). Recensione ❯
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Pennetta trova la magia a metà tra documentario e finzione e tra due vite sacrificate nella Sicilia di oggi. Documentario, Italia, Svizzera2020. Durata 82 Minuti.
Due ragazzi devono confrontarsi con le loro diverse solitudini in un paese della Sicilia. Espandi ▽
Due storie e due corpi nella Sicilia contemporanea, che in parallelo lavorano per sopravvivere e forse sognare di scappare altrove. Il piccolo Oscar, adolescente, vive con il padre e lo segue nei campi assieme al fratello maggiore, dove la piccola impresa familiare recupera oggetti abbandonati e rivende materiali a peso. Il rapporto tra padre e figli è fatto di poche e spesso brusche parole, che fanno però scorgere le cicatrici del passato. Non lontano, Stanley è un ragazzo più grande, e almeno teoricamente più libero. Viene dalla Nigeria, ha ricevuto un permesso di soggiorno, ma esita ad abbandonare l’isola e i piccoli lavoretti con cui sbarca il lunario, dalle pulizie in una chiesa alla raccolta nei campi. Recensione ❯
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La canzone più famosa nel mondo diventa un documentario diretto da Giulia Giapponesi Espandi ▽
Con oltre un miliardo di visualizzazioni online, Bella Ciao è la canzone italiana più ascoltata nel mondo negli ultimi anni. Come canzone di lotta e resistenza è stata recuperata nell'ultimo quarto di secolo da decine di realtà di protesta, dalla primavera araba alle proteste #occupy Usa e #occupy Mumbai, dalla lotta alla globalizzazione alla lotta ai cambiamenti climatici, dai funerali dei vignettisti di Charles Hebdo alle rivolte in Sudan e ai movimenti di piazza in Libano, in Cile, in Turchia. Ma è anche diventata un fenomeno tipico della globalizzazione: canzone simbolo della serie Casa di carta, jingle per vendere un prodotto in Messico, musica per promuovere Netflix in Arabia Saudita. Recensione ❯
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La lenta convivenza di un uomo con l'Alzheimer. Espandi ▽
L'attrice Paulina Urrutia e il giornalista e scrittore Augusto Góngora sono innamorati da oltre vent'anni. Paulina, nata nel 1969, nei primi anni Duemila è stata anche Ministro del Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti in Cile. Classe 1952, Augusto è stato un noto reporter e produttore. Con inchieste televisive e libri si è occupato a lungo del passato più nero del suo Paese, la dittatura del generale Augusto Pinochet, imposta nel 1973 e durata per tutti gli anni Ottanta. Quando nel 2014 gli viene diagnosticata la malattia di Alzheimer, Paulina assume il ruolo di sua caregiver, fino alla morte di Augusto, avvenuta il 19 maggio 2023.
La regista filma lungo un arco di quattro anni la relazione d'amore e di cura tra Paulina e Augusto. I due, protagonisti assoluti del film, non possono definirsi una coppia ordinaria: entrambi hanno una consuetudine decennale col pubblico e una familiarità naturale con l'obiettivo fotografico. Ciò aumenta straordinariamente la fluidità delle scene, composte da dialoghi teneri, a volte drammatici, sempre serrati, il cui fulcro è il tema del ricordare.
L'esito del pedinamento di Alberdi nell'intimità della coppia non si fa mai voyeurismo, né corteggia l'estetica del dolore, anche nei momenti più duri di confusioni e intemperanze notturne. Recensione ❯
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Guzman racconta le proteste di piazza del 2019 in Cile attraverso lo sguardo delle donne. Documentario, Cile2022. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia recente del Cile che portato alla riscrittura della costituzione. Espandi ▽
Nell’ottobre del 2019 qualcosa di enorme accade di nuovo in Cile, dopo tanti anni. Un movimento di massa nuovo, apartitico e senza leader di sorta, porta in piazza un milione e mezzo di persone. Giovani, soprattutto, ma non solo. Domandano rispetto dei diritti umani, sostegno dallo stato, in una parola democrazia. È la seconda rivoluzione cilena e, per il regista, la realizzazione inaspettata di un desiderio profondo. Per raccontare gli eventi dell’autunno del 2019 a Santiago, e ciò a cui hanno portato, c’erano tanti modi possibili e tante, tantissime immagini a disposizione. Patricio Guzmán decide di leggerli da una prospettiva ben precisa, quella femminile. Attraverso le loro narrazioni, il regista pone la questione delle donne a monte e a valle di tutto ciò che è avvenuto e sta avvenendo, suggerendo che la condizione di povertà ed urgente necessità delle madri in Cile sia stata tra le micce più incendiarie della protesta popolare, a tutti i livelli sociali, dalle università alle baraccopoli, che la loro rabbia abbia motivato e raccolto le tante anime del movimento, e che non ci sia un destinatario più urgente e centrale delle donne, nello scacchiere sociale, cui il nuovo corso politico dovrà guardare e rispondere. Recensione ❯
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Una sintesi della storia più recente dell'Inghilterra attraverso l'arte e le trasformazioni di Banksy. Documentario, Gran Bretagna2020. Durata 112 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Il film racconta l'artista a 360 gradi esplorando i riferimenti culturali dell'artista e indagando sulla sua misteriosa identità, interrogandosi anche sul valore economico dell'arte. Espandi ▽
Tutti conoscono Banksy. E in tanti lo amano. È talmente noto che il termine "the Banksy effect" è diventato ormai un detto comune. L'"effetto Banksy" ha spopolato da anni e non cessa di espandersi. Lo street artist inglese è di fatto patrimonio della cultura e dell'immaginario popolare collettivo come una pop star, o come un politico. Banksy. L'arte della ribellione il film diretto da Elio España, è una riprova che di questa figura, ormai non più così misteriosa, c'è sempre qualcosa da raccontare. Recensione ❯
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