SPECTRE (USA, 2015) diretto da SAM MENDES. Interpretato da DANIEL CRAIG, CHRISTOPH WALTZ, LEA SEYDOUX, MONICA BELLUCCI, RALPH FIENNES, NAOMIE HARRIS, BEN WHISHAW, DAVE BAUTISTA, JESPER CHRISTENSEN
Spinto da un messaggio criptico proveniente dal passato, James Bond si avventura in una nuova scellerata missione che lo porta da Città del Messico a Roma. Qui incontra Lucia Sciarra, la splendida e proibita vedova di uno spietato criminale. Infiltratosi a un vertice segreto, scopre l’esistenza di una misteriosa e potente organizzazione, conosciuta sotto il nome di Spectre. Tornato a Londra, Max Denbigh, il nuovo capo del Centro per la Sicurezza Nazionale, dubita delle azioni dell’agente 007 e contesta la legittimità dell’MI6, guidato da M, il quale, irritato per lo scompiglio estremamente caotico che Bond ha creato nella capitale messicana, gli toglie l’incarico a tempo indeterminato. Ma James non si arrende e, continuando a lavorare malgrado la trasgressione delle direttive impostegli dall’alto, arruola segretamente Moneypenny e Q per aiutarlo a cercare Madeleine Swann, la figlia del suo vecchio nemico Mr. White, la quale potrebbe avere la soluzione per sgominare la rete di Spectre: in quanto figlia di un assassino, lei può comprendere Bond meglio di chiunque altro. Più 007 si avvicina al cuore della pericolosa organizzazione catalizzatrice, più emerge un’agghiacciante connessione fra lui e il suo reale avversario, l’austriaco Hermann Blofeld. Ventiquattresimo film basato sul personaggio inventato da Ian Fleming e quarto con Craig. In questo capitolo si tirano le somme dei tre precedenti. I malvagi fin qui incontrati facevano tutti parte di un’imponente associazione, guidata da Blofeld, il cui obiettivo è quello di riuscire a controllare il mondo intero mediante una rete di informazioni costantemente aggiornata. Sembra essere l’episodio che conclude la positiva esperienza di Craig nelle vesti di James Bond e lo fa, oltre che chiudendo il cerchio, scavando più a fondo nel personaggio di 007, mostrando quanto rilievo e spessore abbia il suo rapporto con gli altri personaggi, aspetti che Mendes aveva già cominciato ad investigare nel capitolo antecedente. Non raggiunge i livelli di Skyfall né quelli di Casino Royale, soprattutto per quanto concerne l’azione e l’antagonista, da sempre personaggio indispensabile negli equilibri dei film su James Bond, che in questa pellicola compare in modo rarefatto e si rivela meno affascinante e poco inquietante se paragonato ai cattivi dei film che uscirono prima sul grande schermo. Funziona il consueto mix di azione, intrighi e colpi di scena, fra città e deserti, grattacieli e montagne innevate, donne e motori, con contorno di amori, torture, inseguimenti e scazzottate, ma qui con maggiore cupezza e minore humour.
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