L'arpa birmana

Acquista su Ibs.it   Dvd L'arpa birmana   Blu-Ray L'arpa birmana  
Un film di Kon Ichikawa. Con Tatsuya Mihashi, Shoy Tasui, Rentaro Mikuni, Shôji Yasui.
continua»
Titolo originale Biruma no tategoto. Drammatico, durata 116 min. - Giappone 1956. - Cineteca di Bologna uscita martedì 2 aprile 2024. MYMONETRO L'arpa birmana * * * * 1/2 valutazione media: 4,89 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Melodia e recitazione in un peplum inconsueto. Valutazione 4 stelle su cinque

di GreatSteven


Feedback: 70013 | altri commenti e recensioni di GreatSteven
venerdì 18 maggio 2018

L'ARPA BIRMANA (GIAP, 1956) diretto da KON ICHIKAWA. Interpretato da SHOJI YASUI, RENTARO MIKUNI, TATSUYA MIYASHI, YUNOSUKE ITO, TAKETOSHI NAITO, JUN HAMAMURA, SHUNJI KASUGA, AKIRA NISHIMURA, HIROSHI TSUCHIKATA, TANIE KITABAYASHI
Birmania, luglio 1945: una pattuglia di soldati giapponesi in ritirata nella giungla tenta di raggiungere il confine con la Thailandia. Il giovane Mizushima, per tenere alto l’umore del plotone, si fabbrica un’arpa birmana e la suona coinvolgendo i commilitoni che cantano motivi della propria terra: ma il tentativo di fuga fallisce e la compagnia è costretta alla resa. Quando giunge la notizia della capitolazione del Giappone e della fine della guerra, gli inglesi chiedono ai prigionieri di guerra giapponesi di far arrendere un gruppo di loro compatrioti che, riparatisi in una grotta, han deciso di continuare a combattere, e il suo comandante affida l’incarico a Mizushima. Quando tenta di spiegare al capitano dei combattenti asserragliati nella caverna che, scaduto il termine imposto dagli Alleati, la caverna sarà sottoposta a bombardamento, il soldato viene tacciato di tradimento e vigliaccheria e, allo scoccare dell’ultimatum, tutti i militari periscono sotto il fuoco dell’artiglieria nemica. Solo Mizushima sopravvive, seppur ferito, e lo salva un monaco, che lo raccoglie, lo cura e gli dà lezioni di umanità: costui decide allora di non ricongiungersi coi commilitoni per diventare bonzo e vagare, fra monti e fiumi della Birmania, per dare onorevole sepoltura ai cadaveri dei compatrioti morti rimasti insepolti. Il travaglio dei commilitoni per reincontrarlo e riaverlo con sé (qualcuno lo dà addirittura per morto, il capitano crede costantemente che egli sia ancora vivo) è lungo e faticoso, ma quando tutti lo rincontrano e lo riconoscono, gli chiedono di tornare con loro, ma Mizushima si rifiuta pacificamente e, impugnata l’arpa, intona "il canto dell’addio", ma lascia loro anche una lettera in cui esprime, con parole commoventi, il suo cordoglio per non poter ritornare in Giappone quando i compagni ricevono la nuova della ripartenza per il rimpatrio e rivolge ad essi tutto l’amore, la stima e la comprensione che nutre nei loro confronti. Nel film è senza dubbio religiosissimo il contrasto fra i soldati che, stanchi delle bruttezze del conflitto, non desiderano altro che tornare alle cose semplici della vita e ad una quotidianità tranquilla, e chi sceglie invece, con piena consapevolezza, di rimanere in terra straniera, isolato e piangente, a seppellire i militari defunti. È un’opera di assoluta e ricca nobiltà, che non si limita ad accostarsi ai vertici della poesia, ma la tocca molto spesso e perfino la rende sublime e soave. Lento ma privo di vuoti, accorato ma non piagnucoloso, trova un sistema carezzevole di condannare la guerra molto meglio di tante cariche frontali. Affronta il tema della pietà spinto fino alle estreme conseguenze, raggiungendo quasi la pietà e l’infatuazione. La pellicola di Ichikawa, bravissimo nel curare la materia narrativa quanto la direzione di una recitazione corale decisamente efficace, stempera le visioni degli orrori della guerra in una specie di contemplazione assorta e solenne. Forse, con ogni probabilità, è il film più pacifista degli ultimi sessant’anni, venato di una tristezza malinconica che accomuna cristianamente amici e nemici. Assume notevolmente i toni di un poema lirico il cui pacifismo affonda le sue radici nella coscienza sacerdotale dell’uomo e in un sentimento panteistico. Qua e là prolisso nella procace lentezza del suo ritmo largo, quando fronteggia senza mediazioni né patetiche né estetizzanti i suoi temi di fondo, raggiunge estremi di maestosa e dolorosa magnificenza. L’accompagnamento musicale di Akira Ifukube che serve da "collante" mistico, assumendo nella sua propria dimensione il ruolo di religione come collegamento fra l’uomo e il mistero, fra essere umano ed essere umano, fra amico e nemico. Numerosi pezzi di bravura, a metà fra il lirismo musicofilo e la violenza mai enfatizzata: l’incipit con la scritta Rossi come il sangue sono i monti e le terre della Birmania, che viene ripreso anche alla conclusione; l’avanzata del plotone principale fra i canneti e le liane della foresta equatoriale; il dialogo diplomatico con gli avversari britannici per la difficile trattativa coi soldati nipponici che resistono ad oltranza; la trasformazione spirituale di Mizushima da militare appassionato di musica senza averla mai studiata a bonzo senza calzari, con la testa rasata, vestito soltanto di una tonaca bianca e dell’inseparabile arpa; il primo ritrovo dei soldati con Mizushima all’interno del mausoleo quando lo odono suonare le variazioni melodiche; il ritrovamento del rubino rosso fra la fanghiglia terrosa dapprima da Mizushima e in seguito nella scatola bianca dal capitano Inoue; il saluto finale del protagonista al di là del filo spinato, col suo perfetto silenzio e la felicità presto spezzata degli amici, coi due pappagalli fratelli sulle sue spalle; la lettura della missiva sull’imbarcazione che riporta la truppa in Giappone, scritta dal personaggio principale senza risparmio di utilizzo di cuore, cervello, fegato e sguardo, intesi nel più altruistico dei sensi metaforici. Attori eccezionali. Vincitore del premio San Giorgio al Festival di Venezia 1956, quando non venne assegnato il Leone d’Oro. Gli fu preferito La strada alla cerimonia statunitense dello stesso anno, ma ottenne comunque la candidatura all’Oscar come migliore film straniero.

[+] lascia un commento a greatsteven »
Sei d'accordo con la recensione di GreatSteven?

Sì, sono d'accordo No, non sono d'accordo
100%
No
0%
Scrivi la tua recensione
Leggi i commenti del pubblico

Ultimi commenti e recensioni di GreatSteven:

Vedi tutti i commenti di GreatSteven »
L'arpa birmana | Indice

Recensioni & Opinionisti Premi
Multimedia Shop & Showtime
Pubblico (per gradimento)
  1° | verdoux
  2° | g. romagna
  3° | luca scialò
  4° | greatsteven
  5° | luigi chierico
  6° | frase
Rassegna stampa

Rassegna stampa
Fabio Fulfaro
Festival di Venezia (1)
Premio Oscar (1)


Articoli & News
Immagini
1 | 2 |
Scheda | Cast | News | Trailer | Foto | Frasi | Pubblico | Forum | Shop |
prossimamente al cinema Film al cinema Novità in dvd Film in tv
Altri prossimamente » Altri film al cinema » Altri film in dvd » Altri film in tv »
home | cinema | database | film | uscite | dvd | tv | box office | prossimamente | colonne sonore | Accedi | trailer | TROVASTREAMING |
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies® // Mo-Net All rights reserved. P.IVA: 05056400483 - Licenza Siae n. 2792/I/2742 - credits | contatti | redazione@mymovies.it
Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso
pubblicità