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Narciso nero |
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Un film di Michael Powell, Emeric Pressburger.
Con David Farrar, Deborah Kerr, Sabu, Jean Simmons, Flora Robson
Titolo originale Black Narcissus.
Drammatico,
b/n
durata 99 min.
- Gran Bretagna 1946.
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Il Tibet della premiata coppia Powell Pressburger
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| giovedì 2 luglio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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“Narciso nero” di Michael Powell e Emeric Pressburger (The archer, anche produttori), 1947, dall’omonimo libro della scrittrice inglese Rumer Godden
E’ incredibile questo film, per molti versi si direbbe un film hitchcockiano, del resto Powell lavorò anche con il grande Hitchcock, che anni dopo si è ricordato indubbiamente circa dieci anni dopo di questo film per girare Vertigo che gli somiglia molto. Persino nel tema del doppio, perché madre Clodagh (Deborah Kerr), alla guida di un convento sulle alture tibetane, somiglia alla conterranea suor Ruth (Kathleen Byron) e si tratta di due attrici allora coetanee (erano entrambe inglesi, del 1921, rosse di capelli e con una corporatura simile), con un’operazione che in Vertigo viene affidata alla sola protagonista, Kim Novak. Infatti suor Ruth è l’alter ego della madre superiora e la scena dello scampanio sull’orlo del baratro, quando suor Ruth, folle di gelosia, afferra alle spalle la superiora e tenta di buttarla nel vuoto, finendo per cadere lei invece, somiglia pari pari a quella finale di Vertigo, nel convento messicano alle porte di San Francisco. Poi naturalmente c’è la grazia, la leggerezza, l’abilità di questi due grandi maestri del cinema, la formidabile coppia Pressburger e Powell (lo scrittore), con in più Jack Cardiff, fotografo da Oscar che infatti vinse per la fotografia, come pure al film andò la statuetta per le scene. In più una versatile Jean Simmons (qui trasformata in un’indiana che finirà, come Cenerentola, per sposare il suo principe, un attore indiano, Sambu, che ebbe un certo successo e morì giovane) mentre il luogotenente del generale trasformato in santone, che aveva scommesso sull’insuccesso del gruppo di suore, è il piuttosto inespressivo David Farrar, il quale non riuscirà a esprimere il suo amore per la Kerr. Grandiosità del cielo, della natura (un tripudio di rododendri e bambu’ giganti), tanto che suor Filippa (l’ottima Flora Robson) preferisce coltivare fiori anziché gli utili ortaggi e decisamente hitckochiana la scena in cui suor Ruth si mette un rossetto (dove l’avrà trovato in quei luoghi desolati...) a significare insieme la perdita e la follia, tipiche nei film della premiata ditta e che qui ricorda molto la governante della Prima moglie o Rebecca, uno dei primi film di Alfred Hitchcock, che ha dimostrato di apprendere benissimo la lezione dei suoi illustri conterranei (anche se Pressburger era ungherese ma insomma visse fuori dall’Ungheria). O lavoravano tutti in sintonia se pensiamo che Powell era del 1905 (e morirà nel 1990), Pressburger è vissuto dal 1908 al 1995 e Hitch dal 1899 al 1980. Film davvero rimarchevole e da riscoprire anche alla luce del Piccolo Buddha di Bertolucci; il Tibet al cinema ha una lunga storia!
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