Dear Wendy

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Un film di Thomas Vinterberg. Con Jamie Bell, Bill Pullman, Michael Angarano, Danso Gordon, Novella Nelson.
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Drammatico, durata 105 min. - Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna 2005. uscita venerdì 23 settembre 2005. MYMONETRO Dear Wendy * * 1/2 - - valutazione media: 2,63 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Dearest Lars Valutazione 2 stelle su cinque

di Giulia Gibertoni


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lunedì 4 dicembre 2006

I “perdenti di Electric Park” vivono in un paesino della provincia americana di oggi, che somiglia a un villaggio semiabbandonato del vecchio West. Uno di loro entra casualmente in possesso di una pistola e con alcuni amici si esercita a sparare in una zona segreta della vecchia miniera locale. La prima regola che il gruppo si dà è quella di non usare le armi al di fuori dell’improvvisato poligono. Ma è noto che molte regole esistono solo per essere infrante. La sceneggiatura di Lars von Trier non è in sintonia con la regia di Thomas Vinterberg, il primo tradizionalmente più tagliente e originale, il secondo più emotivo e, dopo l’abbandono del Dogma95, in un certo senso ancora alla ricerca di una sua cifra stilistica. Il suo secondo lungometraggio, Le forze del destino (2003), sdoganato dai ceppi dell’Impegno di Purezza sottoscritto con von Trier aveva già lasciato qualche perplessità per una sceneggiatura spesso confusa e uno svolgimento poco chiaro di temi portanti sovrapposti l’uno sull’altro (glaciazione, clonazione, amore, morte), in una ricerca di sensi poetici che ricordava in tono minore il Wenders di Fino alla fine del mondo. Resta evidente una sensibilità del regista per tematiche molto attuali e così, in questa terza prova, anche Vinterberg sembrerebbe voler dire la sua sulla diffusione delle armi tra gli adolescenti americani. Ma il discorso è affrontato molto, molto alla lontana, e per mezzo di un’insistita metafora, ma astratta, teatrale, suscettibile di ulteriori interpretazioni. Che le idee migliori Lars von Trier le tenga per sé, a questo punto, è assai probabile: dal soggetto di Le forze del destino forse neppure lui avrebbe ottenuto un risultato meno che delirante. Dear Wendy quindi è perlomeno un passo avanti, un suggerimento meno sadico, è quasi una parabola alla maniera di Lars però di seconda mano. Mentre la regia (va sottolineato?) non è originale come quella del più dotato mentore e questa volta sembra prendere in prestito stilemi dal cinema indipendente americano, con qualche inserimento di piantine esemplificatrici (ricordano Dogville) e radiografie (ricordano C.S.I.!). “Wendy” è il nome con cui Dick (Jamie Bell, già Billy Elliot) chiama la sua pistola, ognuno degli amici ha un nome per la sua arma e sviluppa per la stessa un affetto idealizzante e insostituibile. Si vestono con un’eleganza disperata da paladini della frontiera e scrivono e recitano poesie sulle loro pistole. Grazie alla dimestichezza “pacifica” con oggetti pericolosi, imparano a guardare il prossimo senza paure. Ma dopo un po’ la reiterata analogia pistola-fidanzata è già logora e grandemente stanca lo spettatore. Tra la narrazione di una metafora universale e la descrizione di un rito di passaggio all’età adulta, regista e sceneggiatore non imboccano nessuna strada teorica, né sembrano decisi a imbastire una critica di ciò che pure fanno accadere in scena. Insomma Vinterberg non va molto oltre il piano estetico, sia che si tratti di un teorema sull’ipocrisia del pacifismo armato nel mondo occidentale, sia che si tratti di speranze adolescenziali d’armonia frantumate a contatto con l’esterno. Ma senza uno spunto morale saldo, non c’è parabola. La struttura si accartoccia e la svolta che affretta verso il finale è solo un pretesto. Resta la descrizione nichilista di un mondo senza affetti veri, dove gli unici adulti sono figure alienate oppure il braccio violento della legge e l’età adulta un anonimato senza amore o un sacrificio a

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giulia gibertoni lunedì 5 febbraio 2007
redazione, manca il finale!
60%
No
40%

Era: ...l'età adulta un anonimato senza amore o un sacrificio assurdo copiato da Butch Cassidy.

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