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Film certamente non per tutti. Sarà il fatto che per comprendere almeno parte del significato di quest'opera di Malick bisogna affidarsi alla lettura, in apertura di film, della citazione presa dal libro di Giobbe, citazione che va anch'essa conosciuta e compresa ; sarà che si è quasi sopraffatti dalla sensazione di già visto ( '2001 Odissea nello spazio' di Kubrik, 'lo Specchio' di Tarkovsky,' Hoyanysqqatsj', ma anche Antonioni ecc.), sarà l'impianto quasi didattico nel farci visionare i dettagli del dolore con i pur meravigliosi dettagli del creato, ma questa è un'opera di cui si gode molto più a parlarne che a visionarla. Diciamo che questo è il più straordinario film che si possa proiettare durante degli esercizi spirituali, come quelli che una volta si facevano con la parrocchia. Ne traiamo che certi argomenti sono assai più opportunamente trattati nelle scritture che non in pellicola. L'imbarazzo ci coglie in due momenti: prima nel dare un giudizio complessivo al film che ha contenuti di elavatissima spiritualità ma che a noi è sembrato inguardabile dal punto di vista strettamente filmico e poi nel cercare di comprendere le numerose critiche entusiastiche nonchè i premi cinematografici che ha mietuto. Conoscendo un pò come va il mondo deduciamo che quest'anno a Cannes, tra parterre e sala stampa, andasse molto la spiritualità, argomento di cui si parla con facilità e di cui sicuramente non fa fino parlar male.
Voto finale tre stelle e cinque fioretti.
Fat Moe
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