Black Widow

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Un film che gioca con i generi commedia spy story Valutazione 4 stelle su cinque

di Felicity


Feedback: 64072 | altri commenti e recensioni di Felicity
lunedì 30 agosto 2021

Black Widow, ennesimo capitolo del Marvel Cinematic Universe e soprattutto primo film da solista dedicato (finalmente) all’unica Avengers originaria interpretata da Scarlett Johansson, è pensata come una celebrazione postuma del personaggio della Vedova nera, scomparsa in Avengers: Endgame, anche se è effettivamente ambientato fra Civil War e Infinity War, quando Natasha Romanoff, in fuga dalle autorità statunitensi, si decide a chiudere un vecchio conto in sospeso sul suo passato.
Nel film, dunque, conosciamo molto di più dei suoi trascorsi, delle persone con cui è cresciuta, e abbiamo a disposizione più elementi per valutare il contesto emotivo che la porta a compiere le sue ultime, eroiche gesta. Nella pellicola diretta da Cate Shortland sono nascosti numerosi altri dettagli che contribuiscono alla ricchezza mai esausta di questo sfaccettato universo cinematografico.
Pur partendo dalle solite premesse supereroistiche, Black Widow è un film che gioca con i generi, pescando abbondantemente dalla commedia ma anche da certi film di spionaggio ambientati duarnte la Guerra fredda. È significativo, per esempio, che Natasha, nel suo rifugio in un camper nel bel mezzo della tundra norvegese, passi il tempo a guardare e a recitare a memoria vecchi film di James Bond. Quello che vediamo in una scena, in particolare, è Moonraker: Operazione Spazio (1979) con Roger Moore. La scelta della pellicola non è casuale, dato le numerose similitudini: in entrambi, infatti, il villain è un boss megalomane determinato a soggiogare l’intero pianeta, nascondendosi in una base segreta sospesa sulla Terra (nello spazio in Moonraker, fra le nuvole in questo film). Entrambi poi hanno un temibile, monolitico e silente braccio destro, Jaws dai denti di ferro nel caso del film di 007 e il mimetico Taskmaster in Black Widow (entrambi pronunceranno una sola frase una volta che si ribelleranno al loro manipolatore).
Un’altra similitudine con la saga di 007 si può rintracciare nel personaggio di Rick Mason (O-T Fagbenle), colui che procura a Natasha armi, documenti e mezzi di trasporto i più improbabili, un po’ come fa M nelle varie avventure di James Bond. Mason ha radici ben precise nei fumetti Marvel, noto come The Agent: si tratta di un mercenario e di una spia specializzato nell’occuparsi dei bisogni materiali e logistici dei vari supereroi e villain, appoggiando sempre il miglior offerente. Altri non è che il figlio di Phineas T. Mason, detto il Riparatore (Thinkerer), un ingegnere dell’intelletto straordinario che è comparso anche in Spider-Man: Homecoming.
Come detto, il nemico di Black Widow è un criminale megalomane, ovvero il generale Dreykov (Ray Winston), leader della Stanza Rossa che vuole piegare la mente delle Vedove nere in modo da infiltrarle in tutto il mondo. Il villain compare per la prima volta nell’Mcu in questo film, ma lo abbiamo già sentito nominare: nel primo Avengers, infatti, quando Natasha dialoga con Loki sull’helicarrier dello Shield, il dio dell’Inganno si riferisce a lei come “la figlia di Dreykov”, anche se non è effettivamente la figlia, ma in senso esteso è una delle tante bambine sottratte dal gerarca alle rispettive famiglie per essere addestrate fino a diventare terribili assassine. In un colpo di scena in questo film si scopre paradossalmente che la vera figlia di Dreykov, che Natasha credeva di aver ucciso, si nasconde invece sotto la maschera di Taskmaster (Olga Kurylenko).
Nella sua missione per destituire Dreykov, la Vedova nera riallaccia i rapporti con la sua famiglia fittizia, composta dalla sorella Yelena (Florence Pugh), dal padre Alexei/Red Guardian (David Harbour) e dalla madre Melina (Rachel Weisz). Proprio per liberare Red Guardian, lei e Yelena volano in elicottero fino a una prigione russa di massima sicurezza: i più attenti noteranno che nel tablet delle due il gulag compare con il nome di Seventh Circle Prison. Che non è nuovo ai fan dei fumetti Marvel, in quanto Seventh Circle è proprio il titolo di una miniserie che vede alleati Daredevil e The Punisher, spesso associati a Black Widow. È più probabile, comunque, che il riferimento voluto dagli sceneggiatori fosse anche al settimo girone dell’Inferno dantesco, dove sono condannati i violenti. E sappiamo che lo stesso Red Guardian non si è mai risparmiato in efferatezze, nonostante alcuni dettagli di lui mostrano il suo buon animo: proprio nelle scene in prigione vediamo che sul suo braccio un tatuaggio raffigurante due rose con altrettante scritte in cirillico: stanno proprio per Natasha e Yelena.
Lo stesso Red Guardian non è l’unico dei supereroi russi di casa Marvel che compare nel film. Proprio di fronte a lui nella gara a braccio di ferro si siede un altro carcerato gigantesco di nome Ursa: quando Alexei gli spezza un polso lo prende in giro dicendo “Guardatelo il grande orso”. Tutto fa credere che si tratti di un personaggio chiamato nei fumetti Mikhail Uriokovitch Ursus, noto come Ursa Major, un super soldato sovietico con la capacità di trasformarsi in orso. In un’altra scena del film Yelena chiama scherzosamente il padre Crimson Dynamo (in italiano Dinamo Cremisi): ebbene, questo è un altro personaggio ancora, l’equivalente russo di Iron Man per così dire; la sua prima incarnazione, Anton Vanko, si vede proprio nel film Iron Man 2 nei panni del padre moribondo di Ivan Vanko alias Whiplash, il villain interpretato da Mickey Rourke. Il fatto che si nominino questi personaggi (e che la stessa Yelena potrebbe diventare la nuova Black Widow o prendere il nome di White Widow) fa pensare che prossimamente nell’Mcu potrebbe essere introdotta anche la Guardia d’Inverno, il corrispondente est-europeo degli Avengers.
Nel rapporto di amore-odio fra Natasha e la sorella Yelena svolge un ruolo fondamentale un gilet che la seconda indossa con grande orgoglio per tutta la durata del film, vantandosi di quante tasche abbia a disposizione. Alla fine lo regala alla Vedova nera in modo da accompagnarla almeno virtualmente nelle sue prossime avventure. E non è un caso che, retroattivamente, lo stesso gilet sia parte fondamentale del look sfoggiato da Scarlett Johannson in Infinity War e Endgame. La stessa attrice anni fa aveva spiegato che quell’elemento scenico era stato introdotto espressamente da Kevin Feige, boss di Marvel Studios, come preciso richiamo al passato dell’eroina e al suo rapporto con Yelena. Tutto, dopo aver visto questo film, assume ora più senso. Sempre alla fine di Black Widow, del resto, veniamo a conoscenza di come gli Avengers fuggitivi fossero venuti in possesso del Quinjet, fornito da Mason a Natasha proprio nelle scene conclusive.
Molto significativa è anche la scena che si vede dopo i titoli di coda: accompagnata da una cagnolona di nome Fanny (ricordiamo che Fanny Longbottom era una delle scherzose false identità che Mason aveva fornito alla protagonista), vediamo Yelena visitare la tomba della sorella su cui campeggiano le parole “Figlia. Sorella. Avenger”. Qui riceve la visita della contessa Valentina Allegra de Fontaine, l’enigmatico personaggio interpretato da Julia Louis-Dreyfus, che le dice che il suo prossimo obiettivo non è altri che Occhio di falco (Jeremy Renner), ritenuto responsabile della morte di Natasha. Curiosamente avevamo già visto Valentina nella serie The Falcon and the Winter Soldier, mentre reclutava fra le sue fila Us Agent: invece era proprio in questa scena post-credit che il suo personaggio così ambiguo doveva debuttare se Black Widow non fosse stato rimandato di oltre un anno. In ogni caso, le immagini ci fanno intendere che rivedremo la Yelena di Florence Plugh nella serie Hawkeye.

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