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"The Negotiator"(F.Gary Gray, scritto da James DeMonaco e Kevin Fox, 1998), vede un negotiator, poliziotto da sempre impegnato a risolvere i casi di negoziazione quando c'è di mezzo un rapimento, incastrato, del tutto inguistamente, dopo che gli hanno ammazzato il collega e amico, come se fosse lui stesso il responsabile dell'omicidio e come se avesse eseguito l'azione criminosa per coprire un furto relativo ai fondi di pensione della polizia, eseguito invece da chi è"in alto loco"e anzi dovrebbbe vigliare, in quanto addetto alla vigilanza; nel momento più drmmatico, nel quale prenderù egli stesso degli ostaggi per dimostrare la propria innocenza, gli verrà assegnato un ulteiore negoziatore, che però non risponderà come un"automa"agli origini ricevuti.....Tipico, se vogliamo, film sulll'inigiustizia di cui è vittima un innocente, il film sviluppa tale tema con un parossismo a tratti decisamente efficace: non potendo"gridare la propria innocenza", il"negotiator"deve ricorrere a mezzi decisamente estremi, con conseguenze tragiche, almeno in parte, per dimostrare la propria innocenza e far valere i propri diritti calpestati. Certo un film nel quale da un lato Samuel L.Jackson e dall'altro Kevin SPacey riescono a far emergere la propria bravura di interpreti prestati anche a"film estremi", ammesso che tale deifnizione riesca a desginare efficacemente ciò di cui si parla. Anche il tema della corruzione della polizia, volendo, è "classico"da sempre nelle filmografia USA, con l'agginta, però, in questo caso, oltre all'estremizzazione"iperbolica"del problema, del coinvolgimento dell'FBI, presentato come una sorta di"superpolizia"(cosa che in effetti è e viene ad essere in molte occasioni)che non esita a ricorrere ad ogni mezzi concepibile per far valere "diritti"che spesso non sono per nulla tali. Nel panroama del tardo 1900 un film di indubbia efficacia anche spettacolare, dove l'abilità del regista sta nel cogliere il gioco campo-controcampo in modo ineccepibile. non sempre con la pretesa di una"novità assoluta"(del resto impossibile ma anche, ormai, "inconcepibile"), ma indubbiamente con la violenza dell'immagine, che corrisponde alla concezione del cinema come"arte immediata"(secondo la definizione, ormai classica, di Walter Benjamin). El Gato
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