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"The Last Married Couple in America"(Gilbert Cates, 1979)è un tipico film dei Seventies: ubriacatura e fraintendiemtno delle teorie di Wilhelm Recih e di Herbert Marcuse sulla libertà sessuale e sul"perverso polimorgo", per non dire di Norman Browne con il suo"The Life against the death", con relative prove di "free love"e relativa delusione, visto che è impossibile creare la"libertà sessuale"in una condizione sociale così normata(economia, lavoro, strutture sociali, assistenza)come quella di allora ma anche(con poche differenze)di oggi e sostanzialmnte non c'è neppur eun abisso tra la situazione degli USA e quella europea o d'altrove. Qui, a partire dalla"crisi routinaria"di una coippia di quarantenni(crica)che cercano "altre strade"e di amci e amiche che infiocchettano altre relazioni diverse da quelle consuete, con un amico idraulico. ma anche.(almeno aspirante)-attore cui non dispiace(testuale)che la moglie svolga la professione"più antica dle mondo", con il protagonista che facendo sesso con un'amica dlela moglie contrae la malattia popolaremente nota come"scolo", a una "festa dello scatenamento " che si svolge in casa della coppia protagonista, a vari passaggi intermedi , lo sconforto è tale e tanto che tutti/e o quasi tornano alle vie più trdazionaili e in primis vi torna la coppia protagonista , che ritrova il"piacere delle piccole cose"in famiglia con i figli etc. Certo, da un lat c'è quasi una"resurrezione moralistica", dall'altra la "realtà altra"viene comunque in qualche modo mostrata/rappresentata, dunque, volendo, il film rimane un po'"nel guado", sul ponte che separa(?)le due dimensioni e scelte esisenziali relative. Molto ben scritto, il film non è l'unico di e in quagli anni a trattare un tema simile e in questo modo. Diremmo quasi che il più famoso e precedente(1971)"Carnal Knowledge"di Mike NIchols non sia poi molto diverso, né nella formulazione e nell'espressione stilistica sia nella produzione di senso, anche se là, certamente il gneere del film è decisamente più"drmmatico"che"comico"o almeno quello sia il senso fondamentale del film, dal quale però si esce con la stessa o quasi convinzione di fondo. Qui, in buona sostanza, i dialoghi sono brillanti e"intelligenti", dal punto di vista del plot non ci sono veramente grandi novità rispetto ad opere precedenti, ma anche il parterre de rois attorale è di grande rilievo, con protagonisti Geroge Segal(neppue un decennio dopo"Love Story" sembra decisamente invecchiato rispetto a quel film, che tra l'altro qui viene espressamente citato e "discusso")e Natale Wood, ancora fulfiga e bravissima. Richard Benjamin e Valerie Harper , ma anche Dom De Luise, allora non acnora assurto al"Gotha"delle itnerpretazioni completano più che degnamente un quadro assolutamente di prim'ordine a livello di cast. Vedendo il film a distanza di oltre quarant'anni, si consstata quanta "acqua sia passata sotto i ponti", per usare una scontatissima metafora, dato che quanto era oggi non è più tale o meglio sono cambiati costumi e paradigmi mentali, il che non implica una valutazione postiva o negativa, ma appunto una constatazione, dato che sono, appunto, diversi.... El Gato
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