Gli Stati Uniti sono il paese in cui è più facile scalare le classi sociali, sicché anche chi proviene dai bassi fondi ha la possibilità di fare fortuna. Non ho mai dubitato della veridicità di questa asserzione, che di certo era ancor più sacrosanta all'epoca di questa pellicola; tuttavia anche allora non poche erano le difficoltà che dovevano essere superate da chi si trovava a vivere nei quartieri più disagiati e malfamati.
Quest'ottimo film di impegno sociale del bravissimo William Wyler, ancora non consacrato alla storia del cinema con le sue più famose opere pluripremiate, racconta in modo mirabile le condizioni di vita delle classi meno abbienti, con peraltro la bella trovata narrativa di metterle a contatto con quelle agiate, evidenziandone così le differenze.
Decisamente apprezzabile il virtuosismo registico di Wyler, per cui tutte le scene del film, con la sola eccezione di brevi spezzoni ambientati nel piccolo appartamento dove vivono la protagonista ed il fratello, sono girate nello stesso scorcio di strada che attraversa un umile quartiere popolare, ma sulla quale affacciano pure le terrazze e l'uscita secondaria del palazzo dei ricchi.
La particolare situazione logistica che si viene a determinare, mette a contatto le opposte classi sociali, che si avvicinano solo fisicamente, ma restano ben distanti per il resto.
La scelta di girare tutto il film nella strada non è fine a se stessa, ma simbolicamente serve per rafforzare il messaggio di impegno sociale della pellicola. È infatti la strada il luogo in cui vivono abbandonati a se stessi i ragazzi delle classi povere, che rischiano di perdersi andando verso una deriva delinquenziale della loro esistenza. Le istituzioni assenti devono essere sostituite dall'esempio degli adulti, nel tentativo di educare e ricondurre nella retta via le nuove generazioni.
L'esempio negativo, che la pellicola cerca evidentemente di scoraggiare, è invece quello dato dall'emblematico personaggio interpretato da Bogart; anch'egli è un prodotto di quell'ambiente, anzi di quello stesso specifico quartiere, dove adesso fa ritorno dopo avere intrapreso la strada del crimine.
Grande cast. Il nome più illustre è quello di Bogart che però non era ancora una celebrità di primissima grandezza, pertanto non gli tocca la parte del protagonista e nei titoli di testa non è messo in primissimo piano; tuttavia il ruolo del criminale detto “Faccia D'Angelo” (“Baby Face” nella versione originale) gli calza perfettamente e gli consente una grande interpretazione che ruba la scena al protagonista maschile, Joel McCrea. Bravissima e meritevole di una menzione speciale la protagonista femminile Sylvia Sidney, che resta impressa con il suo volto dolce e particolare grazie al quale riesce a comunicare perfettamente i sentimenti e gli stati d'animo del suo personaggio, commuovendo nel bel finale. Nel cast figura anche Claire Travor, in scena per pochi minuti ed il celebre caratterista Ward Bond.
Davvero ottima la sceneggiatura.
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