Il tuttofare

Un film di Valerio Attanasio. Con Sergio Castellitto, Guglielmo Poggi, Elena Sofia Ricci, Clara Alonso.
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Commedia, Ratings: Kids+13, durata 96 min. - Italia 2018. - Vision Distribution uscita giovedì 19 aprile 2018. MYMONETRO Il tuttofare * * 1/2 - - valutazione media: 2,98 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L'avvocatura dello stato italiana Valutazione 3 stelle su cinque

di Eugenio


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domenica 5 aprile 2020

Il meccanismo della raccomandazione è indebita. Non si premiano i meritevoli, ma si costringono i giovani a mentire.
Così afferma in modo imperioso il celebre professor Toti Bellastella, principe del foro e docente di Diritto penale, al suo “avvocatino” Antonio Bonocore (Guglielmo Poggi) in una scena madre del film Il tuttofare.  
Lui anima candida, si piega, con trecento euro al mese guadagnate in nero in uno studio di praticantato legale, a seguire pedissequamente ogni dettame del precettore, dal pelo sullo stomaco assai lungo, che a dir invischiato nei malaffari è eufemismo (del resto è o non è un penalista?) ma non rinuncia tuttavia a quel briciolo di dignità, convinto che nel mondo dell’avvocatura civilista italiana, ci sia spazio per il talento e le capacità del singolo. Del resto Antonio ha proprio un “buon cuore”, è onesto, studioso, vive col padre nella provincia romana, ai margini della società in piena campagna e fantozzianamente si barcamena ogni giorno tra tragitti lunghissimi verso il centro della Roma borghese dove il “professore” ha il suo studio, fungendo anche da cuoco per la gioia della moglie (Elena Sofia Ricci) tra l’altro detentrice del novanta per cento delle quote dello studio. Antonio è, suo malgrado, “servo” dell’autorità professorale secondo un adagio che recita che i “baroni” comandano e i giovani, ahimè, anche se talentuosi, obbediscono rinunciando alla loro dignità e soprattutto ricoprendo ruoli inferiori al sacrificio del loro titolo di studio faticosamente conseguito.
Esatto, perché nel giro tutto italiano di imbrogli e malaffare figli di nepotismi e ricatti morali a cui il nostro protagonista è sottoposto, il “martire” Bonocore, dovrà compiere un sacrificio non indifferente, per arrivare a quel “salto” di qualità promessogli da Bellastella: un contratto presso il suo studio con regolari contributi. Ovvero sposare l'amante spagnola del professore, tra l’altro incinta, per permetterle di acquisire la cittadinanza italiana e, chiaramente, divenire il suo braccio destro, in cause legali non troppo “cristalline”.
Riuscirà il giovane avvocato a cui è difficile non affezionarsi, a trovare una sua stabilità morale in un marcio mondo fatto di raccomandazioni e bustarelle?
Il tuttofare è una commedia piacevole, capace, grazie alla mano agile di Valerio Attanasio che ne firma anche la sceneggiatura, di strizzare l’occhio al “Medico della mutua” (l’ingresso nelle sale universitarie del professore circondato dai suoi “scagnozzi” è un chiaro rimando al grande Sordi) e in generale alla grande commedia italiana degli anni ’60 pur con un cinismo intimo, raccolto che non   esplode mai. Attanasio con un poker d’assi fa giganteggiare il bravissimo Sergio Castellitto, un pò guascone alla Gassman, un po’ arraffone alla Sordi e sardonico alla Tognazzi, per citare tre aulici “riferimenti”. Ma ciò ahimè non basta: prevale, nell’oretta e mezza del film, quel sentimento di grottesco che specie nella seconda parte della commedia incentrata sulle donchisciottesche avventure del nostro avvocato-cavaliere in lotta contro i demoni del malaffare, alleggerisce il tono piuttosto che denunciare quell’orrido e amaro meccanismo di corruzione e malaffare a scapito delle nuove leve.  
E questo è un vero peccato.
 
Se la sceneggiatura vivace azzecca toni, umori, con personaggi verosimili, raccolti dalla sociologia e dal viver comune attuale, dall’altro la messa in pratica nelle scene, gigioneggia troppo: sui processi di mafia, sulle vessazioni durante gli esami di stato, sull’arrivismo e i giochi di potere nell’amministrazione pubblica, rendendo il film un prodotto quasi di serie B di un Paolo Villaggio al culmine della carriera. Ma se Fantozzi, specie il primo, era capace con un’aggressiva e salace ironia di mettere in luce il cieco arrivismo e il lassismo del posto pubblico para-statale, Il tuttofare al contrario, non riesce a brillare di luce propria, declinando alla flebile aura della comicità assortita e della battuta a ogni forza, una storia ingarbugliata con un lieto fine rocambolesco malgrado premesse sicuramente valide e interessanti. Pollice alto grazie al terzetto dei protagonisti, con plauso al giovane Guglielmo Poggi.

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