18 regali

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L’amore senza tempo Valutazione 3 stelle su cinque

di Eugenio


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domenica 2 febbraio 2020

E’ un film toccante, basato su una storia vera, straziante ma non per questo colmo di speranza. 
La cronaca ci consegna alla storia la vicenda risalente al 2017 di Elisa Girotto, malata terminale che consapevole di non aver più molto da vivere, decide di utilizzare quegli ultimi momenti prima di cedere alla malattia, per preparare alla figlia che aspetta in grembo, diciotto regali, uno per ogni compleanno che non potrà vivere assieme lei.
Questa l’ispirazione con cui nasce 18 regali di Francesco Amato protagonisti una coppia sorpredente, Vittoria Puccini e Edoardo Leo. L’idea del cineasta è intigere la matrice melodrammatica, con una vena surreale alla what if da Sliding Doors. Ovvero: cosa sarebbe successo se Anna, la figlia di Elisa, avesse conosciuto la madre che anno dopo anno, gli consegnava quei regali senza un incontro, una carezza, un abbraccio, uno sguardo?
Il cinema può riuscire a vincere la barriera del tempo restituendoci un frammento di un’esistenza tra madre e figlia che, per quanto non goduto nella realtà risult,  sicuramente verosimile nella finzione grazie a un terzetto di attori convinvente e straordinariamente empatico.
In un contesto quasi universale da villette “americane” ordinate e pulite con una lunga strada in mezzo, come i paesi di una volta, vive appunto Elisa (Vittoria Puccini) con il compagno Alessio (Edoardo Leo). Sono una coppia affiatata: lei conduce con pragmatismo una agenzia del lavoro, lui è allenatore un pò con la testa tra le nuvole.  Lei è molto precisa, apparentemente algida, cura ogni cosa in dettaglio, pianificando e prevenendo ogni imprevisto; lui, è più sognatore con poco senso pratico, tra calcio e nuoto. Elisa non potrà purtroppo pianificare la malattia, quel tumore da cui non c’è cura e che sconvolgerà per sempre la propria vita, considerando il suo stato interessante. Nascerà Anna ed  Elisa brevemente sparirà.
Anno dopo anno, vediamo la bambina crescere, ricevere i regali della madre morta tra l’affetto del padre, dei compagni e dei nonni ma via via che la consapevolezza diventerà certezza, complice un atteggiamento scostante e ribelle, il giorno del diciottesimo compleanno, la sera dell’ultimo regalo, Anna, esasperata da questo rito macabro, quasi una maledizione ai suoi occhi, fugge. Piove, è buio e in una sorta di piega temporale, si scontrerà proprio con una  macchina guidata da una donna incinta.
Dall’iniziale urto e confusione, Anna capirà presto che quella donna dai modi gentili e dal grande savoir-faire, altri non è che Elisa, la madre che non ha mai conosciuto. Non solo. Finirà nel lontano 2001, in una sorta di extra-dimensione quasi avulsa dal tempo, in un limbo tra sogno e realtà nel quale definirà per sempre quell’incontro impossibile, riuscendo a capire chi realmente fosse quella madre apprensiva e il significato di quei regali.
Con la collaborazione alla sceneggiatura del Alessio Vincezotto, marito della (vera) Elisa Girotto, Francesco Amato, già regista di Cosimo e Nicole e di quella bella commedia che fu Lasciati andare con il bravo Toni Servillo, si cala nel realismo magico per tracciare in fondo, una storia d’amore, un inno alla vita e soprattutto alla consapevolezza di una matura quanto lenta elaborazione del lutto della figlia Anna (dal volto di una ribelle Beneddetta Porcaroli).  
In questo non luogo, Elisa e Anna si frequentano, capiscono entrambe, di aver bisogno l’una dell’altra vinto l’iniziale sospetto, proprio in occasione della scoperta della grave malattia  a poche settimane dal parto.  Vediamo quindi le fasi di un dinamico rapporto tra adolescente e madre, permeato dalla figura del (futuro) marito Alessio, le bugie di lei, le visite negli ospedali, le terapie inutili, la comprensione, la scelta di scrivere, riportare un diario per lasciar alla figlia frammenti vita vissuta senza sapere che li sta vivendo proprio insieme a lei.
Insomma, tra commedia e tragedia, in un delicato quanto difficile connubio tra due stili completamente opposti che permettono di allentare la tensione in momenti in cui cerchi il fazzoletto perchè ti è entrato qualcosa nell’occhio, 18 regali restituisce uno spaccato sensibile del grande amore che tutti abbiamo vissuto, della dolcezza di una madre accogliente, della sincerità verisimile delle azioni senza sbavature con finezza semplice ma compiuta.
E pazienza per la metafora dell’acqua, elemento di vita, che unisce sino all’ultimo le due donne: una mentre partorisce e l’altra mentre si tuffa in piscina. Il film è capace di emozionare, lo scopo principale, del resto, di due ore trascorse al cinema.
 

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