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Come fare a recensire un film del 1997, con uno script molto reazionario/repubblicano, quando nel 2020 un presidente degli U.S.A supera in fantasia con i suoi slanci da cowboy/redneck, qualsiasi stereotipo che questo plot deve avere traslato dall' epoca Bush padre e figlio ?
Peccato vedere Ford e la Close così fuori parte, ma per i dollari si faceva anche questo, Oldman all' epoca era abbonato a siffatti ruoli da cattivo/isterico, ma sicuramente, film con uno stuolo di caratteristi come questi non si fanno più, e il poco divertimento che c' è nella visione, sta proprio nel riconoscerli e dargli un nome.
Il regista all' epoca era in auge, ma già qui dava prova di perdersi nel manierismo di facciata.
Inutile ripetere la trama ma, in estrema sintesi: gruppo di terroristi russi prende in ostaggio l' Air Force One presidenziale in volo, con first lady e figli al completo, eroismo individuale del presidente profuso a piene mani, mentre un numero considerevole di personaggi si sacrificano per salvare la pellaccia del coriaceo Ford, se ne contano almeno 5 a memoria.
Ricalcando "Die Hard" ma ripulendolo dal machismo operaio di Willis, (in sempiterna canottiera), invece rivestendo la confezione di un borghesismo quasi disturbante, (Ford sempre incravattato), il film fa da trade d' union tra la fine del modello "Die Hard", appunto, e i vari "Attacchi al Potere", con un aggiornamento della saga degli "Airport".
Noioso
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