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"The Miracle of Our Lady of Fatima"(1952, John Brahm)è un'operazione interessante; mera apologia religiosa cattolica contro ogni possibile socialismo o comunismo(nel 1917 in Portogallo il governo era guidato da forze di sinistra, qui liquidate dalle didascalie inziali in voce come"regime di poilizia"), non a caso nel 1952, anno di pieno maccartismo e di piena "cold war", ossia guerra fredda-oltre a tutto il presunto miracolo(qui ci vorrebbero fium di stampa di ogni tipo per discutere le tesi pro e contro),avviene nel 1917, anno nel quale avviene la Rivoluzione Russa, il che non é casuale né può in alcun modo esserlo... Ossia, anche al di là di valutazioni sulla"verità"del fatto, rimane il problema dell'uso strumentale che ne è stato fatto, anche, appunto, vari decenni dopo e quando Yalta e la sparizione post-bellica del mondo era già avvenuta, da parte di chi non si rassegnava al fatto che "molti giochi fossero comunque ancora aperti"; per dirla con formula. Senza ricorrere alla famosa affermazione marxiana per cui"la religione è l'oppio del popolo"(non dei popoli, al plurale, come spesso la citazione viene erroneamente riportata), basti dire che, come affemra la teologa evangelica Dorothee So"lle, non è casuale che queste "appaizioni mariane"avvengano sempre nei luoghi di maggiore povertà(anzi miseria, tout court)nel mondo e come tali presunte"apparizioni"vengano poi usate dai poteri locali e non. Coreograficamente fin troppo ricco, realizzato con un technicolr che non si dovrebbe esitare a definire"squillante", "The Miracle..."è film gradevole da vedere, oltre ogni considerazione ideologica, che però non può essere esclusa da una valutazione complessiva, trattandosi di una religiosità di mero bigottismo, da"fede del carbonaio"(Liebig), di nuova idolatria che "mariolatricamente"(come scrive un grande teologo protestante), propone non un"Dio tappabuchi"(Bonhoeffer)ma una religiosità tappabuchi, ossia adatta a rintuzzare ogni dubbio con certezze distubili...Rimane la realtà di Fatima, che forse è il santuario meno reotrico e ampoloso, rispetto a Lourdes, per esempio o ad altri santuari... Interpresti ancora in vita è forse difficle trovarne, salvo coloro(Susan Whitney in testa)che impersonavano i tre pastorelli-segnalo un gradito ricordo, oltre ogni razionalismo post-illuninisto e altro: il mio compianto prof.di greco e latino del liceo, vedendo il film, piangeva a dirotto, mentre il professerore di religione, suo collega anche nella visione del film, era rimasto indifferente. Valutazioni diverse, diverse"visioni del mondo"e punti di vista non solo teologici ma anche sociologici, ma anche atteggiamenti, emozioni in gioco quando si assite(e sopratuttto si assisteva in quegli anni, mi immagino, dato che nell'anno in questione non ero ancora nato e non avrei visto il film se non negli anni 1990, in TV), a un film di questo tipo, anche dall'impatto spettacolare certamente indubbio. Un film che, in ogni caso, deve ancora far riflettere. Da esaminare, comunque, confrontandosi necessariamente con esso. Un film"epocale"non per il suo stile particolarmente nuovo o dirompente, ma per tutto quanto implica, che non può essere liquidato come"irrilevante"... El Gato
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