armando toscano
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mercoledì 5 dicembre 2012
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surrealismo anni '90
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Morte ad Allegra Geller: la discreta esistenzialista, la celebrità dell’Antenna Corporation, la più grande designer di videogiochi. Sta per presentare a un focus group la sua ultima creazione, eXistenZ, ma il giorno della prima dimostrazione al pubblico un esaltato purista della realtà tenta di ucciderla. È così che Allegra Geller e il capo della sicurezza, Ted Pikul, si mettono in fuga, innescando un butterfly effect che solo un dio schizofrenico (il vero Dio? Il creatore del gioco?) può aver pensato; disavventure assurde, architetture informatiche che si tramutano in grotteschi scenari, disgustosi organismi molto organici, e un universo di scoppiati dove il più sfigato, forse, salva tutti.
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Morte ad Allegra Geller: la discreta esistenzialista, la celebrità dell’Antenna Corporation, la più grande designer di videogiochi. Sta per presentare a un focus group la sua ultima creazione, eXistenZ, ma il giorno della prima dimostrazione al pubblico un esaltato purista della realtà tenta di ucciderla. È così che Allegra Geller e il capo della sicurezza, Ted Pikul, si mettono in fuga, innescando un butterfly effect che solo un dio schizofrenico (il vero Dio? Il creatore del gioco?) può aver pensato; disavventure assurde, architetture informatiche che si tramutano in grotteschi scenari, disgustosi organismi molto organici, e un universo di scoppiati dove il più sfigato, forse, salva tutti. Quando la realtà vera diventa insopportabilmente nota; quando il mondo risulta insipido; per chi ama nutrirsi di intelletto e adrenalina, in fondo non c'è nulla di male nel concedersi una fuga in un mondo parallelo. Ma fin dove è lecito arrivare? Tra livelli di realtà e scenari surrealisti, dipinti da Cronenbergh senza cadere troppo negli stilemi, lo spettatore ad un certo punto si trova disorientato, catapultato nella psicosi di personaggi di un film che è un videogioco nel videogioco nel videogioco. Tutti impotenti di fronte al tremendo ricatto della libertà, che si apre a possibilità talmente vaste e assurde da far venire nostalgia della schiavitù della realtà reale. Ma, a questo punto, qual è e, soprattutto, dov'è finita la vera realtà? I'm feeling a little disconnected from my real life.
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archi89
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giovedì 21 gennaio 2010
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existenz: sei pronto a giocare?
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In un futuro non troppo lontano, la mutazione colpirá inevitabilmente in nostro mondo. E l'uomo, come suo solito, affronterá questo insolito sviluppo con il perverso desiderio di dominarlo, parassitandolo con uno sfruttamento a senso unico. Tra le innumerevoli applicazioni del fenomeno, ne possiamo trovare una realmente interessante: il Pod. Questo oggetto, in pratica un essere vivente artificiale, viene collegato al sistema nervoso centrale di un essere umano mediante una "bioporta", realizzando uno dei sogni piú grandi della modernitá: la realtá virtuale. La vera e unica realtá virtuale. Il Pod si comporta come una sorta di "periferica esterna", in cui é possibile creare veri e propri software eseguibili.
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In un futuro non troppo lontano, la mutazione colpirá inevitabilmente in nostro mondo. E l'uomo, come suo solito, affronterá questo insolito sviluppo con il perverso desiderio di dominarlo, parassitandolo con uno sfruttamento a senso unico. Tra le innumerevoli applicazioni del fenomeno, ne possiamo trovare una realmente interessante: il Pod. Questo oggetto, in pratica un essere vivente artificiale, viene collegato al sistema nervoso centrale di un essere umano mediante una "bioporta", realizzando uno dei sogni piú grandi della modernitá: la realtá virtuale. La vera e unica realtá virtuale. Il Pod si comporta come una sorta di "periferica esterna", in cui é possibile creare veri e propri software eseguibili.
eXistenZ é un gioco creato dalla piú grande game designer al mondo, Allegra Geller, atto a simulare un mondo parallelo assolutamente realistico. Questo prodotto rivoluzionario viene presentato dalla societá informatica Antenna in anteprima a pochi fortunati, alcuni dei quali selezionati per una dimostrazione pratica. Tuttavia, durante la sessione, viene attentata la vita di Allegra. Riuscita a salvarsi, si ritrova costretta ad una fuga precipitosa, inseguita da ignoti nemici che la vogliono morta. Al giovane Ted Pikul, apprendista presso la Antenna trovatosi per caso alla presentazione del gioco, viene assegnato il compito di difendere la game designer. Insieme, i due cominceranno un viaggio che li catapulterá in un mondo parallelo, dal quale pare impossibile destarsi, nel quale il confine sogno - realtá sembra farsi sempre piú sottile, quasi impossibile da individuare...
Consiglio la visione di questo ottimo film di Cronenberg.
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cronix1981
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lunedì 17 gennaio 2011
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dalla realtà alla finzione
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l film di Cronenberg si distinguono come sempre per la ricorrenza di alcune tematiche e per la tipicità delle scene. Anche questo non fa eccezione. Infatti il film si caratterizza sin dai titoli di inizio, molto belli e ben fatti. Ritroviamo per esteso il tema dell'orrido e del grottesco, unito al senso di disgusto. La carne, il sangue, le mutazioni genetiche degli animali. I game pod ibridi costituiti da pezzi mutati di animali. §Il regista non fa altro che riadattare le alle proprie esigenze quello che sa meglio realizzare e dirigere. Ed ecco che in un film di fantascienza si presentano tutto quello che di più orrido Cronenberg riesce a concepire. In più il regista riesce a coniugare il tema del gioco che si sovrappone alla realtà.
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l film di Cronenberg si distinguono come sempre per la ricorrenza di alcune tematiche e per la tipicità delle scene. Anche questo non fa eccezione. Infatti il film si caratterizza sin dai titoli di inizio, molto belli e ben fatti. Ritroviamo per esteso il tema dell'orrido e del grottesco, unito al senso di disgusto. La carne, il sangue, le mutazioni genetiche degli animali. I game pod ibridi costituiti da pezzi mutati di animali. §Il regista non fa altro che riadattare le alle proprie esigenze quello che sa meglio realizzare e dirigere. Ed ecco che in un film di fantascienza si presentano tutto quello che di più orrido Cronenberg riesce a concepire. In più il regista riesce a coniugare il tema del gioco che si sovrappone alla realtà. Concetto già trattato nella cinematografia, ma che in questo caso evidenzia degli aspetti molto interessanti: la coscienza del proprio "io" verso il mondo esterno (reale o meno che sia) e più in generale la raffigurazione e la percezione di ciò che circonda l'essere umano. In una spirale sempre più perversa che si interfaccia su diversi livelli di finzione, lo spettatore viene catapultato in un videogame, il cui finale è tutto da scoprire ed interpretare.
Una trama non lineare, data dalle troppe sovrapposizioni dei livelli di realtà è controbilanciata da una buona interpretazione dei protagonisti, supportati da un cast di ottimo livello (Ian Holm, Willem Dafoe, Don McKellar solo per citare alcune figure secondarie). Al solito la regia è attenta ai minimi particolari e rende l'ambientazione onirica- incubo a seconda dell'esigenza. Non è certamente il miglior prodotto realizzato da Cronenberg, ma sa farsi valere ed apprezzare quanto basta.
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fabio
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domenica 19 settembre 2010
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realisti o virtualisti?
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Nel 1995 Sherry Tarkle pubblica "La vita sullo schermo" un saggio antroposociologico sul rapporto-relazione dell'uomo con le interfacce a schermo e in generale con il virtuale. Existenz è un gioco e in quanto tale parte integrante della vita degli esseri umani che possono improvvisarsi attori con un ruolo già scritto con la paura che alcune forze inconsce possano affiorare. Non importa: è solo un gioco, ma il gioco può farsi reale o perlomeno confondersi con la realtà. Così come chi guarda questo film di Cronenberg finisce per essere infetto e perdersi tra la realtà e il cyberspazio degli eventi narrati. Non possimao giudicare le azioni, fino alla fine non sapiiamo se quello che viene commesso è reale quindi condannabile o solamente un'esigenza del personaggio.
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Nel 1995 Sherry Tarkle pubblica "La vita sullo schermo" un saggio antroposociologico sul rapporto-relazione dell'uomo con le interfacce a schermo e in generale con il virtuale. Existenz è un gioco e in quanto tale parte integrante della vita degli esseri umani che possono improvvisarsi attori con un ruolo già scritto con la paura che alcune forze inconsce possano affiorare. Non importa: è solo un gioco, ma il gioco può farsi reale o perlomeno confondersi con la realtà. Così come chi guarda questo film di Cronenberg finisce per essere infetto e perdersi tra la realtà e il cyberspazio degli eventi narrati. Non possimao giudicare le azioni, fino alla fine non sapiiamo se quello che viene commesso è reale quindi condannabile o solamente un'esigenza del personaggio. Film molto teorico, che a differenza di altri con queste pretese riesce a non perdersi e a non cadere troppe volte nell'eccessivo.
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fedeleto
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venerdì 29 luglio 2011
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il videogioco del corpo
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Dopo il provocante CRASH,David Cronenberg(scanners,inseparabili,videodrome),torna con un film altrettanto visionario e originale.La trama racconta di una donna creatrice di un gioco estremamente particolare ovvero attraverso una bioporta sul proprio corpo si collega un pod che ci fa' entrare in una realta' dove siamo i protagonisti del gioco virtuale.Appena tentano di ucciderla l'aiuta un ragazzo della sicurezza ed entrera' nel gioco virtuale ,ma dove inizia il gioco?soprattutto dove finisce? Cronenberg firma il suo videodrome del 2000(tra l'altro e' presente un'autocitazione di videodrome in cui la pistola e' fatta di carne e si pronunciano parole simili alla scena della sparatoria),ma seppur il film coinvolge e stupisce,in realta' e' un labirinto dove lo spettatore puo' sentirsi disorientato e la ricerca della verita',sembra un'impresa senza conclusione,ma l'originalita' del pad collegato attraverso una bioporta e' ottima,ed ancora una volta Cronenberg non rinuncia alla sua tematica della carne come trasformazione,ma il suo obiettivo primario e' quello di creare un film sull'essere un insieme nel gioco e del gioco,e poi non e' forse un gioco anche la vita stessa?Un buona pellicola che ha vinto inoltre l'orso d'argento al festival di berlino.
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miski
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lunedì 20 febbraio 2006
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non male
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non ho trovato scadente questo film di cronenberg, regista non totalmente amato da parte mia, ma che in questo fa' , innanzi tutto, un opera un po piu accessibile ,ma che mi entusiasma in un abile sospensione della realta, indecifrabile fino alla fine.Si vede un law sempre talentuoso e l attrice (adesso non ricordo il nome) al suo fianco e una bomba sexi da paura!!!. intrigante e enigmatico mi entusiasma ne suoi capovolgimenti , e in questo suo finale drammatico e imprevisto.
Forse qualche forzatura del regista nella continua sessualizzazione della Bioporta, che ogni tanto fa anche ridere, ma tutto sommato l atmosfera lugubre e la curiosiota che crea il film ci riporta subito in una coinvolgente sospensione , in attesa di capire quale sia il momento in cui capiremo di essere arrivati fuor
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non ho trovato scadente questo film di cronenberg, regista non totalmente amato da parte mia, ma che in questo fa' , innanzi tutto, un opera un po piu accessibile ,ma che mi entusiasma in un abile sospensione della realta, indecifrabile fino alla fine.Si vede un law sempre talentuoso e l attrice (adesso non ricordo il nome) al suo fianco e una bomba sexi da paura!!!. intrigante e enigmatico mi entusiasma ne suoi capovolgimenti , e in questo suo finale drammatico e imprevisto.
Forse qualche forzatura del regista nella continua sessualizzazione della Bioporta, che ogni tanto fa anche ridere, ma tutto sommato l atmosfera lugubre e la curiosiota che crea il film ci riporta subito in una coinvolgente sospensione , in attesa di capire quale sia il momento in cui capiremo di essere arrivati fuori dal gioco
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carloalberto
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sabato 12 giugno 2021
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e cronemberg sognò una farfalla
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Cronemberg riprende il tema principale del suo visionario Videodrome, la simbiosi del corpo con la macchina che trasforma la realtà in un incubo a occhi aperti, sviluppandolo paranoicamente, parallelamente al contemporaneo Matrix del ’99, sul terreno della fantascienza dei mondi virtuali. La filosofia del soggetto si richiama ad un pensiero antico, un sospetto che dal velo di Maya delle religioni indiane al mito della caverna di Platone, ha da sempre ossessionato l’uomo, fino alle teorie di Bostrom sull’universo simulato. L’ultima sequenza si svolge nella realtà e contiene la prima come realtà virtuale creata dal programma, oppure è il contrario? Il dilemma è quello del sogno di Chuang-Tze e della farfalla ed è irrisolvibile, a meno che non si osservi il gioco dal di fuori, il che è impossibile.
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Cronemberg riprende il tema principale del suo visionario Videodrome, la simbiosi del corpo con la macchina che trasforma la realtà in un incubo a occhi aperti, sviluppandolo paranoicamente, parallelamente al contemporaneo Matrix del ’99, sul terreno della fantascienza dei mondi virtuali. La filosofia del soggetto si richiama ad un pensiero antico, un sospetto che dal velo di Maya delle religioni indiane al mito della caverna di Platone, ha da sempre ossessionato l’uomo, fino alle teorie di Bostrom sull’universo simulato. L’ultima sequenza si svolge nella realtà e contiene la prima come realtà virtuale creata dal programma, oppure è il contrario? Il dilemma è quello del sogno di Chuang-Tze e della farfalla ed è irrisolvibile, a meno che non si osservi il gioco dal di fuori, il che è impossibile. Nonostante l’ottimo cast e la regia inconfondibile e affascinante di Cronemberg, il film appare come una stanca riproposizione di Videodrome, con momenti di noia reale e non virtuale, se si vuole ancora distinguere e dare un senso univoco a questi concetti dopo aver visto EXistenZ.
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francis metal
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martedì 7 febbraio 2017
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sottovalutatissimo!
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Davvero una grande idea, ispirata alla Repubblica di Platone, anche se indirettamente, attualissima e realistica più di quanto si voglia ammettere (forse è per questo che è sottostimato?) e migliore di Matrix, sicuramente.
E' davvero inquietante, mi ricorda esattamente il come la gente diventa matta, completamente, quando si tratta di tecnologia e di realtà virtuale...
E' così che diventeremo... tutti collegati, essere scollegati significa escludersi.
Inoltre qual è la realtà e qual è la finzione? A differenza di Matrix (e di Platone) una volta scollegati non si ha la sicurezza di essere nel mondo reale
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elgatoloco
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martedì 28 novembre 2017
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cronenberg sempre "acutissimo"
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Anche se preferivo, forse, il David Cronenberg degli anni Ottanta, quello di "Videodrome", per intenderci, più "turbionoso"e"lisergico", questo"Existenz"(1999)lo trovo acutissimo, come un pugnale o coltello(si fa per dire, è una metafora, ovviamente) che smuova cervelli amorfi, adagiati nel consueto tran-tran vitale, rimettendo in moto il pensiero, critico soprattutto: qui il tema è un gioco, che mette il corpo umano direttamente in relazione con strutture che lo modficano, con innesti anche impropri(il tema della contaminazione tra corpo umano e ciò che gli è estraneo è tipico della poetica cronenbergiana, non solo nel senso cinsueto del"Cyber", ma del"metacciamento"del corpo con altri elementi naturali e artificiali, un tema qui fortemente ripreso): Continui colpi di scena, déplacements di spazio e di tempo(categorie in crisi da molto tempo, non fosse per la"te^te de bois"dei sempliciotti.
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Anche se preferivo, forse, il David Cronenberg degli anni Ottanta, quello di "Videodrome", per intenderci, più "turbionoso"e"lisergico", questo"Existenz"(1999)lo trovo acutissimo, come un pugnale o coltello(si fa per dire, è una metafora, ovviamente) che smuova cervelli amorfi, adagiati nel consueto tran-tran vitale, rimettendo in moto il pensiero, critico soprattutto: qui il tema è un gioco, che mette il corpo umano direttamente in relazione con strutture che lo modficano, con innesti anche impropri(il tema della contaminazione tra corpo umano e ciò che gli è estraneo è tipico della poetica cronenbergiana, non solo nel senso cinsueto del"Cyber", ma del"metacciamento"del corpo con altri elementi naturali e artificiali, un tema qui fortemente ripreso): Continui colpi di scena, déplacements di spazio e di tempo(categorie in crisi da molto tempo, non fosse per la"te^te de bois"dei sempliciotti...)contribuiscono a ricreare il tipico tema del grande autore -regista canadese di origini ebraiche(come Cohen, con le ovvie diversità personologiche), quello della dicotomia impossibile tra "realtà"e"immaginazione-sogno"(qui nella dimensione del"Play"che poi si frammenta in tanti"games"), per cui è impossibile distinguere e separare tra "realtà"e"sogno", come già insegnato da Shakespeare e Calderon de la Barca, ma anche da vari pensatori. Gli/le intepreti: Jennifer Jason Leigh e Jude Law, la coppia giovane dell'epoca non è molto convincente(imposta a Cronenberg dalla produzione?Potrebbe essere un'ipotesi), mentre interpreti di lunga espereienza come Willem Dafoe, qui in un ruolo decisamente ambiguo, sono decisamente prefeibili, molto più a loro agio in una problematica, quella di Cronenberg, che guarda sempre alla sottile linea che divide non tanto il bene dal male, ma la "realtà"da quanto comunemente si ritiene"falsità"e mera"illusione". El Gato
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giulio napoleoni
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sabato 2 dicembre 2017
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una metafora della condizione umana
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Ad un certo punto della storia, Jude Law dice: "Io non voglio stare qui, non mi piace qui. Non so che sta succedendo; procediamo improvvisando continuamente, in questo informe mondo le cui regole e obiettivi sono sconosciuti, apparentemente indecifrabili, per non dire che forse neppure esistono! … sempre sul punto di essere uccisi da forze di cui ignoriamo il senso"
Questo a mio parere è il significato del film, ed è la visione della condizione umana che Cronenberg ci propone.
In altri termini: c'è una visione metafisica in questo film, che ha anche una controparte etica: le regole e gli obiettivi del mondo sembrano indecifrabili, non sappiamo cosa succede (realmente) intorno a noi; quindi la nostra conoscenza del mondo è sempre parziale e non sappiamo se il mondo sia veramente conoscibile nell'insieme.
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Ad un certo punto della storia, Jude Law dice: "Io non voglio stare qui, non mi piace qui. Non so che sta succedendo; procediamo improvvisando continuamente, in questo informe mondo le cui regole e obiettivi sono sconosciuti, apparentemente indecifrabili, per non dire che forse neppure esistono! … sempre sul punto di essere uccisi da forze di cui ignoriamo il senso"
Questo a mio parere è il significato del film, ed è la visione della condizione umana che Cronenberg ci propone.
In altri termini: c'è una visione metafisica in questo film, che ha anche una controparte etica: le regole e gli obiettivi del mondo sembrano indecifrabili, non sappiamo cosa succede (realmente) intorno a noi; quindi la nostra conoscenza del mondo è sempre parziale e non sappiamo se il mondo sia veramente conoscibile nell'insieme. Ma il mondo contiene anche forze misteriose che ci minacciano, pur nella sua assenza di forma, di struttura. Quindi siamo in condizioni di insicurezza perenne e agiamo senza un progetto, facendo solo fronte con improvvisazioni ai pericoli che di volta in volta si presentano. Quindi siamo costantemente a disagio e vorremmo vivere in un mondo diverso.
Forse Cronenberg vuole spingerci a cercare di cambiare questo mondo? vuole spingerci a cercare di conoscerlo di più e meglio? Vuole spingerci a cercare di strutturare meglio il nostro comportamento? ad agire razionalmente, avendo sempre in mente un progetto?
In ogni caso il disagio che esprime, proprio per la sua avvolgente inestricabilità, spinge secondo me verso una reazione, verso una via d'uscita.
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