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Rassegna stampa di Scarlett Johansson

Scarlett Johansson (Scarlett Ingrid Johansson) è un'attrice statunitense, regista, produttrice, produttrice esecutiva, è nata il 22 novembre 1984 a New York City, New York (USA). Al cinema il 11 luglio 2024 con il film Fly me To the Moon - Le Due Facce della Luna. Scarlett Johansson ha oggi 39 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.

CHIARA RENDA
MYmovies.it

Quando un'occhiata di sfuggita ai tuoi capelli è celebrata come uno dei momenti più erotici visti al cinema nell'ultimo anno, vuol dire che qualcosa è successo. Vuole dire che la passione che nel 2003 la diciannovenne Scarlett Johannson ha scatenato tra i cinefili di tutto il mondo con due soli film (Lost in Translation e La ragazza con l'orecchino di perla) sfiora l'ossessione.

Emerge dalla massa fin da giovanissima
Lei veramente ha iniziato giovanissima, appena adolescente, a costruirsi le basi per tanta gloria: non ha sbagliato un film (neanche un teen movie all'attivo), ha lasciato che la mamma la guidasse senza tracimare, ha continuato a vivere e studiare a New York. Ha evitato di mescolarsi alla massa degli attori emergenti, ha lasciato ad altre l'effimera ebbrezza delle lolite di celluloide, partecipando a film indipendenti come il dolceamaro Ghost World di Terry Zwigoff.

Un film di culto dopo l'altro
Oggi lascia che i giornali si riempiano di elegie indirizzate alle sue labbra, alla sua voce. Ma non ha intenzione di essere una meteora. Enigmatica e misteriosa, sa che la fama è un patrimonio da amministrare con sapienza. Un film di culto della stagione puoi azzeccarlo. Se i film sono due non può essere solo un colpo di fortuna. Perfetta partner di uomini maturi, dopo Bill Murray, Colin Firth e Dennis Quaid, ha poi scelto John Travolta nel malinconico Una canzone per Bobby Long, e ha dimostrato una spiccata poliedricità alternando commedie e film drammatici o addirittura fantascientifici (The Island).

ALESSANDRA DE LUCA
Ciak

Molti la considerano la nuova Marilyn. Altri rivedono in lei il fascino di Lana Turner. A qualcuno ricorda la languida Kim Basinger. Fatto è che Scarlett Johansson è la bionda più glamour del cinema americano che in questa sensualissima ventunenne newyorkese, diafana e un po’ impacciata, ha trovato la dark lady del Terzo millennio. Fragile e tormentata come quelle che hanno fatto la storia della settima arte. L’unica, autentica star di questi ultimi anni, parola di Woody Allen che l’ha scelta come musa nel thriller hitchcockiano Match Point e nella commedia brillante Scoop, le cui riprese sono da poco terminate a Londra. Con quel look da diva anni Quaranta, con quella voce rauca di chi è abituato a nascondere le proprie inquietudini dietro la cortina di fumo di sigarette fumate l’una dopo l’altra, la giovanissima Scarlett sarà una delle donne insicure, pericolose e inevitabilmente fatali di Brian De Palma che in The Black Dalia, dall’omonimo romanzo di James Ellroy, le ha affidato i panni di Kay Lake, dolce e generosa, ma perseguitata da uno squallido passato. Nel libro, a poche pagine dall’inizio, lo scrittore ce la mostra mentre con la sigaretta in mano inanella una serie di cerchi di fumo nell’aria. Ha la testa rivolta all’insù, la schiena arcuata e per mantenere l’equilibrio si appoggia alla portiera di un’automobile. E la fidanzata del poliziotto ed ex pugile Leeland “Lee” Blanchard (Aaron Eckhart) ma, dopo averla incontrata, Dwight “Bucky” Bleichert (Josh Hartnett), collega di Lee, ammette: «Ebbi per la prima volta la sensazione che il signor Fuoco e io stessimo per diventare amici». Oggetto del desiderio di due uomini, il destino di Kay e dei due poliziotti sarà indissolubilmente legato a quello della Dalia Nera, al secolo Elizabeth Short (Mia Kirshner), ex prostituta e attricetta del sottobosco hollywoodiano torturata e brutalmente uccisa il 15 gennaio del 1947. Il barbaro assassinio, realmente accaduto e rimasto insoluto, dà il via a una delle più accanite e appassionanti cacce all’uomo della storia americana diventando una vera e propria ossessione per i media, ma soprattutto per Lee e Bucky che si occupano delle indagini con maniacale scrupolosità scoprendo cospirazioni e corruzione nello stesso dipartimento di polizia. Perché è chiaro che non ci saranno né pace né amore in città finché il crudele assassino non verrà smascherato. La Johansson dunque farà i conti con uno dei crimini che sconvolsero l’America. Altro che le commediole adolescenziali che la vorrebbero vittima del solito serial killer impegnato a massacrare studenti di college! Forte di una mamma manager e di un nome che è da sempre un classico del cinema (si chiamava così in lingua originale la nostra Rossella di Via col vento), Scarlett è saltata dai film per bambini (Genitori cercasi, Mamma ho preso il morbillo) ai fratelli Coen, a Robert Redford, a Sofia Coppola, a Woody Allen e Brian De Palma senza passare per quella tappa quasi obbligata costituita dai teen movie popolati da ragazze pon pon in cerca di autostima e del fidanzato giusto. Lei, che vanta il proprio nome nel cast di una trentina di film, è stata l’idolo dei ragazzi “contro” nei panni di Rebecca nel film di culto Ghost World per poi entrare nell’Olimpo del cinema dalla porta principale. Da grande Scarlett vuole stabilirsi nell’amatissima New York e fare la regista di piccoli film indipendenti e di documentari, ma come attrice sogna un regista che la faccia cantare. Nel frattempo, nella tradizionale lista stilata ogni anno dall’ex stilista Mr. Blackwell, figura tra le cinque star più eleganti. E fa del suo meglio per smentire o minimizzare tutte le storie d’amore o le fugaci passioni (ricordate la storia del sesso in ascensore con Benicio Del Toro?) che la vedrebbero protagonista, ultima proprio quella con Josh Flartnett. Per il momento l’attrice pensa solo a lavorare. In The Prestige di Christopher Nolan la rincontreremo tra due maghi, Christian Bale e Hugh Jackman, che la rivalità trasformerà in assassini, mentre in The Nanny Diaries sarà una studentessa che sbarca il lunario come tata presso una ricca famiglia di New York. Al fianco di Colin Farrell vestirà i panni di Lucrezia in Borgia, dramma ricco di intrighi e delitti diretto da Neil Jordan, ma anche Benjamin Ross l’ha voluta in un film in costume, Napoleon and Betsy, nel quale è la giovane donna inglese di cui l’imperatore si innamora durante il suo ultimo armo di esilio a Sant’Elena. E il capitombolo della Johansson nel futuristico The Island di Michael Bay non ha scoraggiato chi continua a credere che l’attrice sia perfetta anche nei ruoli ricchi di adrenalina: sfumata l’occasione di vederla in Mission: Impossible 3, i suoi fan la reclamano tra i protagonisti del quarto Indiana Jones. Staremo a vedere.

ENRICA BROCARDO
Vanity Fair

Quando Scarlett Johansson sorride, metà della sua faccia rimane seria. Nella saletta dove mi aspetta per l’intervista, è semisdraiata sul divano. Indossa una canotta a costine, un paio di pantaloni neri a sigaretta. Con la bocca, lucidissima di lipgloss mi sorride, ma lo sguardo rimane imbronciato, mentre con gli affilatissimi tacchi delle scarpe rosa cipria tormenta un cuscino. «I piedi sono la mia parte preferita. E le spalle. Voglio dire, succede che si guardi allo specchio e, una volta dici vorrei essere più alta», l’altra «Vorrei essere più bassa, avere un po’di più qui, un po’di meno là...». Ma in realtà mi piaccio abbastanza anche se non trovo fantastico nessun pezzo del mio corpo».
The Perfect Score, il suo ultimo film, è nelle sale italiane dal 30 luglio. Niente a che vedere con Lost in Transiation di Sofia Coppola, che l’ha consacrata stellina pensante, e neppure con La ragazza con l’orecchino di perla, che l’ha incoronata sex symbol: perché se riesci a sedurre il pittore Vermeer e il pubblico con una cuffia in testa e la faccia stanca di chi lava pavimenti di

ALESSANDRA VENEZIA
Panorama

I capelli biondi raccolti con una molletta, le ombre scure sotto gli occhi, Charlotte, alla finestra di un grande albergo di Tokyo, guarda perduta la città di notte. E l’immagine emblematica di una solitudine in cui un profondo mal di vivere si mescola al malessere da jet lag e che è valsa a Scarlett Johansson, interprete del nuovo film di Sofia Coppola, L’amore tradotto, il premio San Marco come miglior attrice alla Mostra del cinema di Venezia. Dove, per dirla con la regista di questa storia, “Scarlett si è imposta come la musa dell’alienazione dell’ultima generazione. Tanto che bisogna risalire alla Vitti di Antonioni per ritrovare un’interprete con una forza altrettanto seducente nell’uso dei silenzi e delle pause”.

DANIELA ZACCONI
Film TV

La sua forza è nello sguardo: intenso, mutevole, capace di far trapelare una maturità che l’età anagrafica non farebbe supporre. perché, malgrado la sua nutrita filmografia (68 titoli), Scarlett Johansson ha solo 19 anni. Poco più di una ragazzina, ma con un carattere e una determinazione che fanno pensare a quella Miss O’Hara da cui ha preso il nome. Quel personaggio volitivo e romantico che piaceva tanto a mamma Melanie, al punto da chiamare così la sua terzogenita - in qualche modo e con il senno di poi - influenzandone il destino. Di Miss Rossella Scarlett ha ereditato grinta, cocciutaggine e la propensione alla “scena”: fin da piccola (si racconta che avesse 3 anni) si orienta verso la recitazione, assecondata da una famiglia che, pur non frequentando il mondo dello spettacolo, è pronta a sostenerne gli sforzi. Dopo un’esperienza off-Broadway al fianco di Ethan Hawke a 8 anni, il debutto sul grande schermo avviene nel 1994: il film è Genitori cercasi di Reiner, Scarlett ha solo io anni e il suo partner è Elijah “Frodo” Wood. È un piccolo ruolo, poco più di un’apparizione, la prima però di una serie di presenze significative. Conquistata la Luna di ragazzina di un mal di gola...», racconta con un pizzico di insofferenza) è ora segno distintivo. In Ghost World, girato nel 2000 con Thora Birch, interpreta - lei appena quindicenne - una diciottenne divisa fra il desiderio di distinguersi e quello di trovare il proprio posto nell’ordine del mondo, mentre in L’uomo che non c’era dei fratelli Coen (2001) è un’intrigante lolita al fianco del disilluso Billy Bob Thornton. Adolescente insofferente nel parodistico Arac Attack - Mostri a 8 zampe, Searlett non ama però i ruoli “leggeri” («Sono un’attrice drammatica a volte alle prese con situazioni divertenti»), ma è subito afflosciata dal personaggio della commedia Lost in Translation di Sofia Coppola. Fra le due donne è amore (e stima) a prima vista: la regista ne ammira la capacità di riassumere in un’occhiata il senso di un’intera scena e le cuce addosso un personaggio tormentato ed etereo, allegro e dolente, che con Bill Murray costituisce una coppia romantico-platonica destinata a rimanere nel cuore dei cinefili. Il premio come miglior interprete femminile della sezione Controcorrente a Venezia 2003 è solo uno dei consensi raccolti dal film. Caso raro, Scarlett ha una doppia nomination ai Golden Globe 2004, per il film della Coppola e per la sua Griet in La ragazza con l’orecchino di perla di Peter Webber, suo primo film in costume nel quale è la musa ingenua, languida e magnetica del pittore Vermeer. È ininfluente, in fondo, che le nomination siano disattese, la carriera di Miss Scarlett è tutta in levare. Nell’arco di pochi mesi ha girato il giovanilistico e ribelle The Perfect Score di Brian Robbins e il drammatico A Love Song for Bobby Long con John Travolta, sta vestendo i panni wildiani di Lady Windermere in A Good Woman con Helen Hunt ed è attesa dai fratelli Weitz sul set di Synergy: domani è un altro giorno e i premi non tarderanno. Ma non saranno questi a cambiare la visione del cinema di una ragazza che è convinta che «con un bell’aspetto e le occasioni giuste tutti possono diventare famosi. Diventare una star è un’altra cosa: per quello occorre talento...»

ANNA LOMBARDI
Il Venerdì di Repubblica

Il suo primo cd, cover di Tom Waits, ha diviso la critica. Ora l'attrice ci riprova in coppia con l'amico musicista Pete Yorn. Lui pensava al celebre duetto tra Gainsbourg e B.B. Lei, invece, alla musa di Lou Reed...
Era bastato un sms: «Ho un'idea, facciamo un disco». Scarlett Johannson aveva accettato l'imito di quel vecchio amico «senza pensarci troppo»: non era ancora stata trasformata da Woody Allen nella musa sexy che ora il cinema si contende. Lui, Pete Yorn, tre album alle spalle, era stato in tour con i Coldplay e adesso cercava qualcosa di forte. Lui aveva 32 anni, lei 21.
«Due giorni chiusi a suonare e a cantare», nel garage del produttore Sunny Levine, a Los Angeles. Da allora sono passati più di tre anni e due album: uno per lui, Blak and Fourthpubblicato a giugno, e uno per lei. Anywhere I Lay My Head cover di Tom Waits. In mezzo, il successo di Vicky Christa Barcelona(per lei) e un matrimonio (ancora per lei). Com'è che quel disco salta fuori dai cassetti soltanto ora?

PRESSBOOK

Da giovane attrice pluripremiata è diventata una delle stelle più richieste dell‘industria cinematografica.
Ha ottenuto quattro candidature ai Golden Globe, l‘ultima nel 2006 per la sua interpretazione nel thriller Match Point, la prima delle tre collaborazioni con il regista Woody Allen. L‘anno precedente era stata candidata per il film indipendente Una canzone per Bobby Long, con John Travolta, mentre nel 2004 aveva ottenuto due nomination, una per La ragazza con l‘orecchino di perla e l‘altra per Lost in Translation – L‘amore tradotto di Sophia Coppola, con Bill Murray. I due film le hanno portato anche due candidature ai BAFTA Award come miglior attrice, premio vinto poi con Lost in

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