Elizabeth Taylor (Elizabeth Rosemond Taylor) è un'attrice inglese, è nata il 27 febbraio 1932 a Londra (Gran Bretagna) ed è morta il 23 marzo 2011 all'età di 79 anni a Los Angeles, California (USA).
«Elizabeth Taylor ha un nuovo uomo». «Liz all’altare un’altra volta!». «Liz torna sul palcoscenico». «Liz ulula sul tappeto rosso». «Liz in sedia a rorelle ha un collasso con il fidanzato». «Se Elizabeth Taylor è pronta per un marito afroamericano anche l'America è pronta per un presidente afroamericano!». È la più bella di tutte (in riferimento alla mitica rivalità tra le due attrici): «Liz nuota con gli squali ma ne esce incolume. Debbie Reynolds, hai perso un'altra chance».
Non sono titoli di tabloid e rubriche mondane degli anni 60-70, quando il mito, il glamour e lo scandalo di Elizabeth Taylor erano al loro apogeo, bensì delle ultime settimane. Ma è (quasi) tutto vero: Liz Taylor ha un nuovo fidanzato (il miliardario Jason Winters, afroamericano e 28 anni più giovane di lei); si muove ormai in sedia a rotelle (causa una combinazione di osteoporosi e mal di schiena congenito), ha nuotato con gli squali alle Hawaii; ha ululato sul tappeto rosso («Marriage? Nooooooooooo!» ) quando le hanno chiesto se si sarebbe sposata di nuovo (sarebbe il nono matrimonio) e, in dicembre, per la prima volta dal 1983, tornerà a recitare - in teatro - al fianco di James Earl Jones, nella pièce di A.R. Gurney Love Letters (calcolati intorno al milione di dollari, i proventi della serata andranno a favore della lotta contro l'Aids).
Pochi mesi dopo il suo settantacinquesimo compleanno, Taylor fa notizia come nessuna star della sua età si sognerebbe di fare - capace ancora una volta di combinare l'inchiostro del più sordido dei rotocalchi da supermercato a quello di riviste chic e per giovani come la warholiana Interview, che recentemente le ha dedicato un numero monografico (il primo mai fatto), supervisionato da Bruce Weber. «Oggi la gente pensa che la fama sia Paris Hilton, Britney Spears e quelle come loro - giovani sciocche, catapultate alla celebrità dai paparazzi, sprovviste di qualsiasi bagaglio cui aggrapparsi per restare a galla», scrive sul New York Post la leggendaria columnist americana Liz Smith, vecchia amica dell'attrice. «In realtà sono più "infami" che famose. Mentre Elizabeth Taylor è veramente famosa, perché anche i suoi momenti "infami" sono sempre stati segnati da grande drammaticità, vero glamour e autentica sostanza. Sullo schermo è stata sia grande che pessima. Ha interpretato la sua porzione di schifezze. Ma nessuno ha mai messo in dubbio che fosse una star. Elizabeth Taylor è l'incarnazione di cos'è veramente una celebrity internazionale».
Esiste un'indubbia differenza di peso specifico tra le star di oggi e quelle di una volta, ma anche in quel contesto Taylor è unica. Un po' per la sua volontà di essere supersize in tutto (sesso, cibo, passioni, mariti, lusso, furie, malanni e generale «political incorrectness») e un po' perché in lei si combinano la «stranezza», l'alienità, l'inavvicinabilità intrinseche alle vere superstar (da cui deriva la sua istantanea - e coraggiosa - simpatia per i « freaks» , Rock Hudson, Michael Jackson) e una vistosa insaziabïlità per tutto ciò che è terreno, materico, carnale-quasi pulp. «La sua sessualità era reale in modo incandescente», secondo Camille Paglia, che la confronta (preferendola) alle bionde «brave ragazze» Doris Day e Debbie Reynooddl ma anche alle ipertrofie fumettistiche che Monroe o Mansfield. E aggiunge: «Negli anni '60 e '70, il femminismo rifiutava l'idea del sex symbol hollywoodìano perché ci vedeva l'espressione del dominio maschile. Ma anche da Taylor, invece, emanava potere, un potere tutto diverso da quello oppressivo dei maschi - il potere liberatorio della natura. Un potere che purtroppo il movimento di liberazione della donna ci ha messo trent'anni per capire».
E poi Taylor è un magnifico paradosso: viziata al punto da farsi spedire in Italia i fagioli stufati di Chasen's (il suo ristorante favorito a Beverly Hills) durante la lavorazione di Cleopatra, perennemente coperta di gioielli («Non puoi piangere sulla spalla di un diamante e non ti tengono caldo di notte - ma sono proprio divertenti quando splende il sole») e allo stesso tempo - lei, così prepotentemente etero (ma da sempre, dai tempi di Montgomery Clift, amica e confidente di gay) - in prima fila contro l'Hiv dai tempi in cui era un tabù assoluto.
«È importante anche perché è stata legata a eventi dell'arte e a film di svolta come Chi ha paura di Virginia Woolf?. Liz è stata una grande protagonista della cultura radicai chic americana», ci dice al telefono Franco Zeffirelli, che è suo amico e l'ha diretta in La bisbetica domata e Il giovane Toscanini: «Sul set della Bisbetica lei e Burton inscenavano clamorose liti coniugali per mettere in imbarazzo i presenti. Era un gioco che io avevo capito subito, quindi quei terremoti mi lasciavano indifferente. Ma chi non era preparato subiva un trauma». Doveva essere meravigliosa... «La più bella del secolo, probabilmente. E ha sempre fatto solo e soltanto quello che le suggeriva il cuore. Quando si innamora di un uomo... in quel momento non c'è santo che tenga: arrivederci e grazie». E la tempra? «Non conosco nessuno che abbia avuto altrettanti acciacchi. Eppure ha una salute di ferro! ».
«In Un posto al sole era bella come una dea. Incredibile. E poi adoro la sua spudoratezza», sospira John Landis, che faceva il fattorino alla Twentieth Century Fox mentre Taylor girava L'unico gioco in città nei teatri di posa dello Studio. «Alla Fox erano eccitatissimi di averla. Per lei avevano completamente ridecorato il bungalow di Shirley Temple. Un paio di volte, mentre consegnavo i giornali, ho fatto due chiacchiere con Richard Burton. Era li tutto solo che l'aspettava, un po' alticcio».
«Troverei molto glamour reincarnarmi in un enorme, magnifico anello al dito di Elizabeth Taylor», sosteneva Andy Warhol, che del volto di Liz fece una delle sue celebri icone. Ma è Taylor, in realtà, a essere l'ultima incarnazione di un'idea di glamour - esorbitante, sensuale, implicitamente sovversivo - che non soltanto non esiste più, ma non sembra nemmeno più possibile - un modo diverso di vedere/affrontare la vita.
Chiudiamo allora con una sua professione di fede affidata a un'autobiografia del 1964: «Io credo che le persone siano come dei sassi, scolpite dal tempo... Siamo formati dall'esperienza, dal crepacuore, dal dolore, dalla colpa, dalla vergogna. Sono contenta di non aver mai represso le mie emozioni. La cosa peggiore è non sentire
Da Lo Specchio, Novembre 2007
I miei pochi ricordi su Liz Taylor sono piccanti solo di peperoncino. Durante il leggendario Cleopatra fu ricoverata d'urgenza per una lavanda gastrica. Si parlò di tentato suicidio, ma lei spiegò che aveva mangiato del chili con carne da una scatoletta probabilmente avariata. Pochi le credettero, ma io da quando ho avuto l'onore di mangiare al suo fianco tendo a prestarle fede senza esitazioni.Per quasi tutti gli anni '70 il mio compare Vincenzoni ha tenuto casa a Beverly Hills, e io ci parcheggiavo spesso con la scusa delle sceneggiature, ma in realtà per misurarmi con lui nella preparazione di pranzi e cene che attiravano astutamente alla nostra tavola registi e attori difficilmente raggiungibili per vie non gastroenoiche. Così è successo una sera che il filo lungo di uno spaghetto mi ha legato per qualche ora a quei due leggendari occhi viola che avevo sognato fin dai tempi di Lassie e di Gran Premio.
Tutto attorno, purtroppo, c'era ormai solo una signora sovrappeso vicina alla mezza età. Che donna, però. Abbiamo mangiato e bevuto come due alpini al raduno annuale. Sboccata e golosa, un compagno di tavola ideale. Abbiamo parlato dei suoi anni romani, ma solo in termini di coratella coi carciofi e di bucatini alla gricia rosa. A un certo punto mi disse una cosa che non ho più dimenticato: “Voi italiani mi piacete perché siete gli unici capaci di stare a tavola ad abbuffarvi, e intanto parlare di altri pranzi e altri cibi”. Che altro c'é da capire di noi?