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Da Marco a Lorenzo, i destini «promessi» del nome che indossi

Intervista a Lorenzo Richelmy, su Netflix con la seconda stagione di Marco Polo.
di Lorenza Negri

In foto Lorenzo Richelmy nei panni di Marco Polo in una scena dell'omonima serie targata Netflix.
martedì 12 luglio 2016 - Netflix

La permanenza di Marco Polo alla corte del Kublai Khan si fa più movimentata: nella seconda stagione della serie storica eponima sul viaggiatore veneziano di Netflix - tutta disponibile sulla piattaforma dal 1° luglio - il giovane mercante affina le sue capacità come guerriero e diplomatico, circondato com'è da intrighi e cospirazioni.

Il protagonista, dalle rimarchevoli doti di mediatore e ambasciatore, è impersonato da Lorenzo Richelmy, di ritorno con una seconda stagione che lo vede molto più a suo agio in questa monumentale produzione internazionale. A confermarcelo è lo stesso attore romano.
Lorenza Negri

Le cospirazioni sono inevitabili in un regno scosso dagli strascichi devastanti della guerra, dell'instabilità politica e sociale e di ribellioni ardue da placare. La pacificazione della Cina è minacciata dalla sovversione a corte e fino ai territori più distanti dell'impero, rendendo l'intervento di Marco Polo di cruciale importanza.


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L'intervista a Lorenzo Richelmy

Lorenzo, la prima stagione di Marco Polo per lei è stata piuttosto dura. Com'è stata l'esperienza con la seconda stagione?
Ormai sono temprato. In confronto alla prima è una passeggiata. Naturalmente un ruolo come questo richiede molto impegno, ma all'inizio è stato davvero difficile: sono partito per andare sul set un paio di settimane dopo aver ottenuto la parte e ho trascorso un mese e mezzo a sottopormi agli allenamenti più massacranti allo scopo di riuscire a passare per un uomo abile nell'andare a cavallo, nel combattimento e in tutto quello che serviva per la parte.

Cosa significa partecipare a una produzione di tali dimensioni?
Ho fatto di tutto per ottenere questo ruolo, ma quando mi sono proposto mi aspettavo qualcosa di più "tranquillo", non avevo capito davvero le proporzioni di ciò in cui mi stavo imbarcando rispetto a quello a cui ero abituato in Italia. Ero spaventato, ma adesso non lo sono più. Ed è massacrante - per esempio ho un avuto un raffreddore tremendo perché le riprese erano dalle due di pomeriggio alle cinque di mattina.

Quali sono le principali differenze con le produzioni italiane?
Ci sono più soldi, più persone che ci lavorano e più risorse di quanto avrei mai potuto immaginare. È impressionante. La cosa che mi è apparsa più strana del lavorare a una superproduzione - e piuttosto rara sui set italiani - sono le ore infinite impiegate a non... recitare. Ho trascorso quattro ore e mezza circondato dai truccatori perché volevano provare a mettermi la parrucca e la barba finta: mi buttavano colla addosso e mi appariva tutto molto strano. Per non parlare dei tempi di preparazione di una scena di guerra nella prima stagione: un allestimento vasto e laborioso che sembrava non finire mai. Alla fine cavalcare lungo quell'infinito set, più veloce che potevo e circondato da persone che combattono, è stata la cosa più bella che ho vissuto professionalmente.


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Che periodo copre la seconda stagione?
Riprendiamo esattamente da dove si era interrotta la serie alla fine della scorso annata, e cioè con la conquista della Cina da parte di Kublai Khan. I nuovi episodi contengono molta Storia ma sono più concentrati sul [mio] personaggio. Le cose si fanno più interessanti perché la prima stagione era introduttiva, abbiamo dovuto spiegare la storia, impostare lo scenario in cui ci saremmo mossi e creare il background, mentre adesso ci possiamo muovere un po' più liberamente all'interno di quello che abbiamo creato. Diciamo che c'è un po' più di "ciccia", sarà più coinvolgente della prima stagione.

Come ti ha presentato il personaggio John Fusco, il creatore della serie?
Fusco ha una sua visione personale del personaggio e della serie. Mi ha presentato Marco come l'uomo moderno, il primo a essere stato capace di andare dall'altra parte del mondo e a riuscire ad assorbire una cultura completamente diversa dalla propria, restando accanto all'uomo più potente del tempo, Kublai Khan. Non sappiamo molto dell'impero mongolo, uno dei più grandi che il mondo abbia mai visto, e si sa pochissimo anche della personalità e del carattere di Marco Polo. Conosciamo ciò che ha fatto ma non le ragioni che lo hanno spinto a farlo. Per questo motivo mi hanno lasciato libertà dal punto di vista della costruzione della personalità. Dall'altra parte, per esigenze anche di intrattenimento, si è insistito sulla parte avventurosa.

Con la visibilità acquisita grazie a Marco Polo, se potesse pretendere di lavorare con chiunque, chi sceglierebbe?
Sarebbe fantastico poter fare qualcosa con Samuel L. Jackson e Quentin Tarantino; il soggetto sarebbe ininfluente, mi basterebbe che ci fossero loro. Adoro Tarantino, in realtà mi accontenterei anche solo di fare una semplice chiacchierata con lui.


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