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Altered Carbon: «L'immortalità per tutti? Un errore»

I protagonisti della serie presentano storia e personaggi, tra rivelazioni e qualche confessione. Ora su Netflix.
di Francesca Ferri

Altered Carbon

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Joel Kinnaman (Charles Joel Nordström) (44 anni) 25 novembre 1979, Stoccolma (Svezia) - Sagittario. Interpreta Takeshi Kovacs nel film di Uta Briesewitz, Nick Hurran, Peter Hoar, Miguel Sapochnik, Andy Goddard, Alex Graves Altered Carbon.
venerdì 2 febbraio 2018 - Netflix

Se vi dicessero che esiste un mondo in cui la coscienza è digitalizzata, i corpi umani sono intercambiabili e la morte non è più permanente? Ve lo fa vedere Altered Carbon, nuova serie originale Netflix. Tratta dal romanzo noir cyberpunk di Richard K. Morgan, la serie di dieci episodi trasporta in un'intrigante storia di omicidio, amore, sesso e tradimento ambientata nel 2384 a Bay City, quella che un tempo si chiamava San Francisco, in una società completamente trasformata dalle nuove tecnologie. La coscienza può essere scaricata su qualsiasi pila corticale e inserita in qualsiasi momento in qualsiasi corpo, o custodia come viene chiamata.

Così il noir, il giallo, il rosa, il poliziesco e l'horror si intrecciano in una storia distopica che ammicca a Blade Runner, a Matrix e a Game of Thrones ma anche a Edgar Allan Poe e a George Orwell. "Un lavoro di amore e follia", come viene definita dalla sua creatrice Laeta Kalogridis (Terminator Genisys, Avatar, Shutter Island).
Francesca Ferri

La storia inizia dal risveglio di Takeshi Kovacs, l'unico sopravvissuto di un'élite di guerrieri interstellari sconfitta durante un'insurrezione contro il nuovo ordine mondiale, rimasto congelato per 250 anni di pena detentiva. Fino a quando il ricchissimo e incredibilmente longevo Laurens Bancroft non gli offre la possibilità di tornare in vita. In cambio, Kovacs dovrà risolvere il mistero legato ad un omicidio, quello di Bancroft stesso. Nella nuova vita, Kovacs potrà infine rincontrare il suo primo amore Quellcrist Falconer, l'inventrice della pila corticale alla base dell'immortalità che apparentemente perse la vita nella rivolta. In occasione della presentazione di Altered Carbon a Parigi abbiamo incontrato i tre attori, Joel Kinnaman (Kovacs), James Purefoy (Bancroft) e Renée Elise Goldsberry (Quell).


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L'INTERVISTA

Vi piacerebbe essere immortali come Kovacs, Bancroft e Quell?
Kinnaman: Difficile dire di no, è così affascinante vedere cosa succede nella vita oltre i cento anni, ci sono così tanti modi di viverla. Naturalmente l'essenza dell'uomo è la sua mortalità, lì risiede la sua bellezza. Nonostante ciò, se potessi, sceglierei di essere immortale, poi se mi dovessi annoiare andrei a farmi una bella nuotata.
Purefoy: A me piacerebbe essere l'unico immortale, quello che mi terrifica è che anche i cattivi possono vivere per sempre. Quindi se avessi il potere dell'immortalità non lo concederei a tutti.

Come ci si sente ad essere immortali? Vantaggi e svantaggi?
Purefoy: Uno dei vantaggi per me è l'abilità di capire le persone, la possibilità di acquisire una tale consapevolezza per cui tutto quello che fai ha un significato. Nella vita commetti tanti errori e vedi i tuoi figli commetterne altrettanti, ma poi a una certa età si raggiunge un grado di maturità che ti porta a sbagliare sempre meno. L'aspetto negativo è che la vita da immortali rischia di diventare noiosa e quindi si ha bisogno di vivere con più intensità.
Goldsberry: La capacità dell'amore di durare per sempre o almeno questo è quel che crediamo. La possibilità di continuare ad amare anche qualcuno che è scomparso. L'amore trascende i corpi. Inoltre nella vita normale tutti hanno un turno, si vive aspettando il proprio turno e sapendo che non ce n'è un altro, invece da immortali si hanno infinite chances. Ecco perché l'immortalità è il veleno dell'umanità.

Qual è il prezzo dell'immortalità?
Kinnaman: la perdita dell'umanità.
Purefoy: la corruzione, l'immortalità corrompe ogni anima, la rende vacua. La vita perde il suo ciclo, la natura perde il suo ritmo.


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In foto una scena della serie Altered Carbon.

Così anche Quell che aveva creato il sistema per diventare immortali si rende conto, infine, che è meglio rimanere mortali pur di conservare la propria umanità, vero?
Goldsberry: Sì, Quell crea questo sistema e poi, presa da un senso di colpa, decide di rimanere nella sua custodia per distruggerlo perché riconosce la bellezza dell'umanità. È quello che succede spesso agli scienziati che si trovano di fronte a incredibili possibilità, ma poi arrivano a un punto in cui si chiedono, "hey, ma che stiamo facendo?". Dobbiamo essere consapevoli di quello che creiamo ed essere responsabili delle nostre invenzioni, stabilendo anche dei limiti se necessario. È la grande lezione di Quell, ecco perché mi piace il mio personaggio.

Se poteste scegliere, vi piacerebbe cambiare corpo, magari prendendo in prestito quello di qualcuno famoso?
Kinnaman: Kovacs sicuramente sceglierebbe un corpo più vicino alle sue origini asiatiche, io sto bene nel mio.
Goldsberry: anche io rimarrei nella mia custodia. Sono consapevole di ciò che faccio e chi sono. Ma è intrigante l'idea di non sapere mai chi c'è sotto il cappuccio.
Purefoy: Sarebbe bello poter cambiare corpo. Se avessi la garanzia di poter tornare nel mio mi piacerebbe essere Zinedine Zidane o Pablo Picasso solo per ventiquattro ore.

Come ci si prepara all'immortalità?
Kinnaman: Con grande preparazione fisica e disciplina. Gli otto mesi prima di girare la serie sono stati una dura battaglia per cercare di sfruttare ogni minuto possibile per arrivare preparato sul set. Questa è stata la mia grande sfida, volevo portare l'azione a un altro livello e credo che arrivare preparati alle scene porti anche gli altri a fare lo stesso.
Purefoy: Sapere di avere oltre 300 anni... Ho passato molto tempo alla finestra, a pensare alla mia vita, come sarebbe nel futuro, a fare un bilancio.

Ogni personaggio ha infinite sfaccettature, in quale vi rispecchiate di più?
Kinnaman: il mio un personaggio complesso. Orfano a 13 anni del padre giapponese e della madre slava, Kovacs rimane traumatizzato da piccolo quando vede il padre abusare della mamma. Ha una tendenza alla violenza ma anche una morale. Mi piace il conflitto in lui, il momento della vita che attraversa, in cui ha perso tutti i motivi per cui combattere e l'unico modo per sopravvivere è diventare lo schiavo di uno di quelli che per anni aveva cercato di sconfiggere. Ma pian piano le persone di cui si circonda lo aiutano ad allontanare i cattivi ricordi.
Goldsberry: mi piace l'umanità, la forza di Quell e mi rispecchio nel suo lato rivoluzionario. Ma ogni personaggio è così complesso che ci si può perdere dentro.


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In foto una scena della serie Altered Carbon.

Una costante di Altered Carbon, oltre al sangue e ai viaggi interstellari, sembra il nudo, soprattutto di Kovacs.
Kinnaman: Le mie origini scandinave mi hanno aiutato, abbiamo un rapporto rilassato con il nudo. Mi fa più paura fare un discorso davanti a centinaia di persone che togliermi i pantaloni.

Dunque, l'azione, il thriller, il noir e la fantascienza sono i binari su cui si muove questa storia distopica che apre molti interrogativi. Qual è stata la prima reazione quando avete letto la sceneggiatura?
Kinnaman: Mi piace la fantascienza perché stimola l'immaginazione, soprattutto le storie distopiche come questa che ti portano a riflettere sul futuro, sull'importanza di fare la scelta giusta nel presente perché può condizionare il futuro. Altered Carbon in particolare mi ha costretto a pormi domande esistenziali per risolvere alcuni nodi della trama.
Goldsberry: l'ho trovata subito brillante, mi ha subito colpito il personaggio di Quell nella sua missione della creazione, di infondere la vita e nella sua celebrazione dell'umanità. Purefoy: Le possibilità che ti si offrono quando ti danno le regole di questo libro sono incredibilmente vaste, e ciò non dipende né dagli attori né dai personaggi. Spesso i personaggi rimangono gli stessi mentre cambiano gli attori e viceversa. Si può andare ovunque.

Automobili volanti, telecamere oculari, corpi intercambiabili e teletrasportabili... Credete che la scienza può davvero andare così lontano?
Purefoy: Tutto è possibile. Siamo già persone digitalizzate. Siamo pronti a tutto.


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