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Alison Brie è finalmente sul ring. Glow, ora su Netflix

Incontro con un'attrice dallo straordinario talento, protagonista di una delle serie Netflix più rischiose e riuscite della stagione.
di Ilaria Ravarino

Alison Brie (41 anni) 29 dicembre 1982, Pasadena (California - USA) - Capricorno. Interpreta Ruth nel film di Kate Dennis, Tristram Shapeero, Wendey Stanzler G.L.O.W..
venerdì 23 giugno 2017 - Netflix

C'è la Alison Brie di Mad Men, la serie tv che l'ha resa popolare nei panni di una volitiva sciura della New York anni Sessanta. Poi c'è la Alison Brie che ci restituisce Google, nei classici scatti eleganti ma impersonali da red carpet, o in quelli più pettegoli dal suo recente matrimonio con Dave Franco, fratello del più celebre James.

Infine c'è lei, la Alison Brie di GLOW, quasi irriconoscibile nei panni di Ruth, wrestler per caso, tra spalline anni Ottanta e permanenti killer, protagonista (finalmente!) di una delle serie Netflix più rischiose, e riuscite, della stagione.
Ilaria Ravarino

Perché è sul ring di GLOW che il talento di Brie, imbrigliato fino a oggi in quell'aspetto così ordinariamente hollywoodiano, finalmente esplode con un personaggio folle, sopra le righe, capace di stordire a colpi di body slam, facebuster e monologhi esilaranti, disperati, ferocemente reali.


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L'INTERVISTA

Una serie sul wrestling al femminile: come ha reagito quando ha letto lo script?
Avrei fatto di tutto, e in effetti ho fatto di tutto, per ottenere la parte. Ho amato il personaggio immediatamente: sa quando qualcosa fa click nella testa? Quello di Ruth era un ruolo unico, mai visto. E aveva tutto quello che cercavo: il lato comico, gli elementi drammatici e il lavoro sul corpo. Devo ammettere che all'inizio nessuno pensava che potessi ottenere la parte. Non volevano nemmeno ricevermi al provino. Forse ho un'aria troppo da signorina per bene, non so.

Come li ha convinti, allora?
Mi sono presentata a tutti i provini e ho cercato di incontrare gli showrunner ovunque andassero. Mi presentavo senza trucco, coi capelli legati, praticamente li ho supplicati. Il bello è che anche Ruth, il mio personaggio, è un'attrice che fatica a farsi affidare i ruoli. E così, più io mi sforzavo pateticamente di ottenere la parte, più gli showrunner si convincevano che in fondo somigliavo a Ruth. Alla fine hanno ceduto. Quando mi hanno comunicato che avevo ottenuto il ruolo, ho pianto di gioia.

E poi? Come si è trasformata in una wrestler?
Per la parte fisica ho lavorato con il mio personal trainer. Ho fatto molto sollevamento pesi: abbiamo letteralmente scolpito i miei muscoli lavorando sulla forza. È stata una preparazione che ha cambiato e preparato il mio corpo. Poi mi sono allenata con una ragazza, una wrestler professionista: il lavoro con lei è stato importantissimo, mi ha aiutata a entrare anche mentalmente nella filosofia, nel mood di chi fa quel mestiere. Mi ha insegnato il rispetto per un mondo che non conoscevo.

Ha guardato lo show originale cui si ispira la serie?
Certo. Ho guardato i DVD del primo GLOW ed è stato illuminante. Quel tipo di lotta era molto diversa dal wrestling di oggi. Oggi a combattere sono atleti e lottatori: negli anni Ottanta erano modelle e attrici che speravano di sfondare nel mondo dello spettacolo. I corpi non erano così mascolini, ma la qualità della lotta era comunque selvaggia.


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Alison Brie in una scena di GLOW.
Alison Brie in una scena di GLOW.
Alison Brie in una scena di GLOW.

Ha una lottatrice preferita?
Oh sì, Tina Ferrari.

Perché il wrestling ebbe tanto successo negli anni '80?
Penso per un desiderio di fuga dalla realtà. Era uno spettacolo che assecondava l'idea fanciullesca degli esseri umani visti come supereroi. E c'era la divisione netta tra buoni e cattivi, con i buoni destinati a vincere alla fine. Senza contare il tema patriottico: quei lottatori-supereroi in teoria rappresentavano gli Stati Uniti. E infine, c'era uno spiccato elemento di commedia.

E quanto conta la commedia, o meglio l'ironia, nella serie di GLOW?
Tantissimo. L'ironia permette allo show di avere anche dei momenti emotivamente pesanti, nonostante il tono sostanzialmente leggero. I personaggi attraversano fasi emozionali profonde, c'è un equilibrio di tono che rende lo show più interessante di una semplice commedia.

Come pensa che reagirà il pubblico femminile a GLOW?
Credo benissimo. GLOW è la cosa più "motivante" cui abbia mai lavorato in vita mia, come attrice e come donna. È stato realizzato da uno staff di donne, dalle stuntwoman alle registe, dalle tecniche alle produttrici. C'era un'energia diversa dal solito sul set, ognuna di noi sentiva di poter dare il massimo, di osare. Un clima di grande fiducia. E poi la storia: donne che imparano a fare qualcosa che nessuna prima di allora aveva mai fatto.

Si è divertita a indossare vestiti e costumi anni '80?
Da morire. Mi piaceva l'idea di apparire diversa anche nel look. Non avevo mai girato niente ambientato negli anni Ottanta. Mi sono presentata con una foto di Sigourney Weaver nel primo Alien e ho detto: voglio i capelli così. La costume designer ha fatto un lavoro strepitoso, su ognuno dei personaggi della serie. C'è chi è più in stile Madonna, chi è più posh... i costumi sono parte integrante del fascino di GLOW.


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Alison Brie in una scena di GLOW.
Alison Brie in una scena di GLOW.
Alison Brie in una scena di GLOW.

Se lei fosse una wrestler, che costume si sceglierebbe?
Uno da cattiva, come il mio personaggio in GLOW. I cattivi hanno i costumi più dark e più estremi, giocano con un make up pazzo, che non punta solo a renderti più sexy.

Sarebbe capace di lottare come Ruth?
Oh mio Dio, io sono passiva anche nei litigi. Odio il conflitto, preferisco parlare, raramente litigo. In genere se ho un problema con un amico mi apro e ne parlo, e funziona. Ma devo ammettere che, a differenza di Ruth, non ho mai avuto problemi col fidanzato o il marito di un'amica...

Direbbe di si a una seconda stagione di GLOW?
Sì, senza dubbio. E sono certa al cento per cento, visto come finisce la prima, che una seconda stagione sia indispensabile.


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