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Perché in Italia si fa poco cinema per giovanissimi?
Non lo so, mi sembra incomprensibile, anche perché è un cinema che saremmo perfettamente in grado di realizzare. In passato noi italiani abbiamo reinventato altri generi che sono poi stati imitati in tutto il mondo: basti pensare al western di Sergio Leone.
Lei perché ha deciso di rivolgersi ai ragazzi?
Perché, oltre a rappresentare il futuro, sono un pubblico veramente interessante, molto più aperto alla scoperta del nuovo di quello adulto. E perché non c'è niente di più bello, da genitore, che andare al cinema insieme ai propri figli per entrare con loro in un mondo magico.
Gli effetti speciali del primo Ragazzo invisibile sono stati giudicati da alcuni troppo naif: è successo anche a Matteo Garrone con Il racconto dei racconti.
Non è un problema tecnico ma una scelta poetica: noi facciamo un uso diverso degli effetti speciali, non devono essere spettacolari ma invisibili come certi tagli di montaggio che sembra non ci siano, e invece sono solo realizzati in modo molto sottile.
Non è la prima volta che Gabriele Salvatores si prende il rischio e dispiega sullo schermo un impianto visivo originale, altro e inconsueto per il cinema italiano. Nondimeno Il ragazzo invisibile, storia di un adolescente insicuro che acquista dentro una notte buia e tempestosa il superpotere dell'invisibilità, ribadisce con netta evidenza il tema ricorrente in tutto il cinema di Salvatores. Dagli esordi ai film più recenti, l'autore milanese ha sempre raccontato lo spiazzamento di personaggi costretti ad agire in un contesto diverso da quello abituale e obbligati, in una condizione di emergenza, a fare i conti con la necessità di crescere e di diventare grandi. Nel cinema di ieri lasciandosi alle spalle quel complesso di Peter Pan che da sempre li affligge e che li porta a comportarsi, a trenta come a quarant'anni, come se ne avessero diciotto, nel cinema del presente crescendo anzitempo e mostrandosi più maturi e responsabili dei loro infantili e grotteschi genitori. Il ragazzo invisibile appartiene al secondo movimento e come Io non ho paura o Come dio comanda racconta una bildung, una formazione umana, una crescita interiore verso forme di personalità sempre più complesse ed armoniche. Il ragazzo invisibile ha il sapore di una favola e lo sguardo ad altezza di fanciullo. Sguardo che impone un punto di vista forte sulla vicenda e su un'età ingrata che non riesce più a partecipare ai giochi immaginari. Perché diventare grandi significa passare dal solipsismo fantasticante delle visioni infantili alla cruda oggettività della visione degli adulti. Così, dopo una tempesta 'ormonale' che scatena il desiderio e insieme la paura di essere invisibile, Michele assumerà la coscienza del mondo e di sé. Un sé che impara a vedere immergendosi nel buio delle favole. Gabriele Salvatores ci introduce al suo nuovo film e a un nuovo (super)eroe che guarda al futuro ma affonda le radici nel mito.
Otto personaggi in cerca d’autore e un autore in cerca di una storia. Nel film di Gabriele Salvatores Happy Family i personaggi fanno il film, esattamente come, fuor di finzione, gli attori fanno il (suo) cinema. È una commedia alla Woody Allen, ambientata interamente a Milano, uscita dalla penna di Alessandro Genovesi, finalista al premio Solinas 2008 per sceneggiature, inscenata con successo al Teatro dell’Elfo e rivisitata in chiave cinefila e visivamente appassionante dal più eclettico dei nostri registi, uno che non ha mai avuto paura di sperimentare.
Il film è visivamente molto curato, gioca con i colori, con il bianco e nero e con le citazioni iconografiche, come l’inquadratura che cita la copertina di Abbey Road. Come motiva questa scelta?
Salvatores: La citazione di Abbey Road è casuale ma di certo è così, ci sono immagini che rimangono nella nostra memoria, nella memoria della nostra generazione. Il film è fatto tutto in questo modo, con alcune scene che contengono dominanti di uno stesso colore, perché volevo che niente fosse realistico e che le immagini fossero molto ricercate. C’è stato un lavoro grande e importante da parte della scenografia e dei costumi. Per la sequenza in bianco e nero, mentre Caterina (Bilello) suona un "Notturno" di Chopin, mi sono lasciato ispirare dai tasti bianchi e neri del pianoforte e mi è venuto in mento che potevo riprendere i notturni di Milano: sono luoghi e volti veri della Milano di notte. In tutto il resto del film, la città è sempre inquadrata un po’ dal basso, a tagliare fuori la strada, che non è controllabile.
Petriccione (DoP): In questo film ci ha mosso una volontà di invenzione e ricerca che dovrebbe essere perseguita più spesso, perché troppe volte il cinema italiano insegue invece la televisione e si perde, finisce per assomigliarle.
Nel nord est italiano si muovono sui binari neri della povertà e della violenza (psicologica) le vite di Rino e Cristiano, devoti alla svastica e affranti nell'anima. Nati dalla mente di Niccolò Ammaniti - che ha dato loro vita nel libro "Come dio comanda" - padre e figlio sono diventati "reali" nella trasposizione cinematografica di Gabriele Salvatores che a cinque anni da Io non ho paura torna a collaborare con l'autore Premio Strega. A vestire i panni logori del cattivissimo padre letterario è Filippo Timi, apprezzato scrittore e tra le più straordinarie figure del nuovo cinema italiano. "Per un attore" ha dichiarato Timi nell'incontro che si è tenuto questa mattina con il regista, l'autore del libro e il cast di Come dio comanda, "è sempre una sfida molto interessante interpretare un personaggio borderline. Per avvicinarmi a Rino ho focalizzato su un pensiero: nessun essere vivente è innocente. Ho immaginato mio nonno, che rappresenta la visione più pura, prendere a calci mia nonna e partendo da questa visione ho cercato di estremizzare il sentimento di odio".
ComediansDalla piece teatrale del britannico Trevor GriffithsRegia di Gabriele Salvatores. Genere Commedia, produzione Italia, 2021. Trasposizione cinematografica dell'omonima commedia di Trevor Griffiths, testo teatrale scritto alla fine degli anni '70 giudicato dalla critica come una delle più riuscite pièce teatrali del teatro inglese contemporaneo. |
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Il ritorno di CasanovaDal romanzo omonimo dell'austriaco Arthur SchnitzleRegia di Gabriele Salvatores. Genere Drammatico, produzione Italia, 2021. Toni Servillo è il protagonista del nuovo film di Gabriele Salvatores. |
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