Come il primo, anche il secondo capitolo del film esce insieme a un fumetto che ne ripercorre in sintesi tutta la trama. Da leggere assolutamente dopo la visione. Dal 4 gennaio al cinema.
giovedì 28 dicembre 2017 - Andrea Fornasiero
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FOCUS
Fin dalla sua concezione, Il ragazzo invisibile è stato pensato come un progetto multimediale, e non ci può essere un supereroe giovane o meno senza il proprio fumetto. Oltretutto un personaggio della miniserie in tre parti del primo film ha trovato spazio in questo secondo capitolo cinematografico, dove si torna indietro nel tempo attraverso i flashback a raccontare come sono cambiate le cose per gli speciali, prigionieri del governo russo, dopo la caduta del comunismo. Le condizioni della loro struttura carceraria sono ulteriormente peggiorata con l'arrivo dei capitalisti, che secondo una logica puramente di profitto hanno la necessità di ottenere risultati a tutti i costi e pertanto praticano esperimenti ancora più crudeli. In queste scene, oltre a ritrovare personaggi come la ragazza elastica e il ragazzo volante, Libellula, già brevemente visti nel primo film, appare un uomo misterioso noto come l'Artiglio, che era stato introdotto proprio nel fumetto legato al precedente capitolo.
Scritto da Diego Cajelli e disegnato da due star internazionali della matita come Giuseppe Camucoli e Werther Dell'Edera, il fumetto introduceva anche, per quanto in modo solo abbozzato, il passaggio di consegna tra comunisti e capitalisti.
Il nuovo film, Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, esce a sua volta accompagnato da un fumetto, edito ancora da Panini Comics questa volta però non come una serie in tre parti ma direttamente in forma di graphic novel, ossia in un solo volume. Tra gli autori tornano Diego Cajelli e Giuseppe Camuncoli, mentre al posto di Werther Dell'Edera ci sono altri tre disegnatori: Elena Casagrande, Mario del Pennino e Roberto Di Salvo. Come e più del precedente anche questo fumetto ripercorre in sintesi tutta la trama del nuovo film, e infatti è da leggere assolutamente DOPO la visione, che arricchisce di tre sottotrame.
Il regista e sceneggiatore italiano parteciperà alla 34a edizione del festival, dal 18 al 26 novembre.
Il regista e sceneggiatore italiano Gabriele Salvatores, premio Oscar al miglior film straniero con Mediterraneo, sarà il Guest Director della 34esima edizione del Torino Film Festival (18 - 26 novembre 2016). Il direttore Emanuela Martini: "Trovo che Gabriele Salvatores sia l'autore ideale per ricoprire il ruolo di Guest Director del TFF. È un regista che si muove tra spazi e suggestioni diverse, che rischia e osa temi e stili insoliti e, nello stesso tempo, non si sottrae al fascino della cultura popolare che, comunque, sottende il cinema".
La direttrice Emanuela Martina ha aggiunto: "la sua scelta dei "Cinque pezzi facili", come spiega qui, dimostra quanto Salvatores sia in sintonia con l'idea di un cinema che continua a reinventarsi, a rinascere, nel pieno spirito della tradizione del TFF".
Gabriele Salvatores: "Era tutto pronto. La mia stanza, la scrivania, persino la targhetta d'ottone col mio nome sulla porta dell'ufficio legale di mio padre. Ma c'erano in giro quei film, in quegli anni... E quella musica che ti catturava dalla colonna sonora! Devo ringraziare questi cinque film, questi "Cinque pezzi facili" (ma non semplici), perché sono tra quelli che mi hanno impedito di fare l'avvocato. Un film può cambiarti la vita? Nel mio caso la risposta è sì. Anche se, per essere sincero, accanto a quei film, c'erano anche tanti romanzi e tante, tante canzoni. Sicuramente nella storia del cinema ci sono film più belli, più profondi, anche più interessanti dal punto di vista artistico. Ma quei film mi hanno fornito la spinta emotiva, irrazionale, che mi ha permesso di incamminarmi sulla strada del teatro prima e del cinema poi. L'emozione senza pensiero, forse, non è sufficiente. Ma anche il pensiero da solo non basta. Ecco perché voglio condividere questi film con voi. Perché faccio questo mestiere nella speranza che (sì!) un film possa cambiarti la vita".
Il regista è l'ideologo della fuga cinematografica.
Nato a Napoli, Gabriele Salvatores è cresciuto culturalmente e professionalmente a Milano, lontano dai set cinematografici ma su quelli teatrali. Fu questa esperienza a costituire l'ossatura di una poetica e l'elemento fondamentale per un bagaglio di esperienze ed amicizie che saranno la costante dei suoi inizi.
Il successo arriva con quella che a posteriori è possibile considerare la trilogia della fuga: Marrakesh express, Turnè e Mediterraneo. Il viaggio, il tour teatrale o una semplice sosta in un'isoletta greca, mentre nel mondo divampa la guerra, sono la primaria forma di espressione di un artista che critica il mondo che lo circonda e lo fa attraverso il nucleo di conoscenze e riferimenti che lo proteggono: gli amici di sempre, che vuole insieme a sé in queste prime esperienze. Attori come Abatantuono, Bentivoglio, Alberti, Cederna, sono tutte facce delle personalità di Salvatores e, in sostanza, sono la sua famiglia artistica. Con il tempo, e soprattutto dopo l'Oscar a Mediterraneo, la prosa di Salvatores si arricchisce. Il viaggio diventa fuga in avanti, anche nel futuro, con Nirvana, prima dello sbarco verso i lidi esplorati da Niccolò Ammaniti nei suoi romanzi. Infatti, dopo Io non ho paura del 2003, Salvatores porta nelle sale del Natale 2008 una favola nerissima: Come Dio comanda, la storia oscura di un padre disagiato e del suo forte rapporto con il figlioletto.
Le foto della settima giornata della rassegna.
mercoledì 3 settembre 2014 - a cura della redazione
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La settima giornata della 71. Mostra del Cinema ha visto avvicendarsi sul red carpet gli scandinavi di A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence (dello svedese Roy Andersson) e i giapponesi di Fires on the Plain (regia di Shinya Tsukamoto). Nel pomeriggio - dopo l'assegnazione del Leone d'oro alla carriera alla montatrice Thelma Schoonmaker - Gabriele Salvatores ha presentato (fuori concorso) il suo Italy in a Day - Un giorno da italiani.
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Tarantino e Salvatores raccontano la loro passione per il lavoro da giurato.
mercoledì 1 settembre 2010 - Marlen Vazzoler
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La mattina della prima giornata dalla 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è iniziata con la conferenza della giuria dei film in Concorso presieduta dal regista americano Quentin Tarantino affiancato dal regista/sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga, dal regista e sceneggiatore francese Arnaud Desplechin, dal musicista e cantante statunitense Danny Elfman, dall’attrice lituana Ingeborga Dapkunaite e dai registi e sceneggiatori italiani Luca Guadagnino e Gabriele Salvatores.
Durante la conferenza stampa Tarantino ha rimediato ad un commento sulla Mostra riportato erroneamente qualche tempo fa in cui aveva affermato che faceva schifo. "In realtà" sottolinea "Sono stato citato male. Quando penso al cinema italiano mi viene in mente il termine passione". Parlando della sua esperienza di giurato Tarantino ha dichiarato: "Mi piace molto questo ruolo perché permette a un'artista di crescere, di diventare più forte. Adoro mettermi a tavolino da solo per vedere film e poi magari scrivere una critica per me stesso, non per pubblicarla. Questa selezione propone lavori provenienti da tutto il mondo. Se mi piace un film lo sosterrò fino in fondo, così come se mi piacerà un film realizzato da un amico".
Salvatores ha ammesso di condividere la stessa passione di Tarantino: "Giudicare i film è come entrare nel sogno di qualcun altro, fa bene al tuo ego, mi piacerebbe che un film italiano vincesse qualche premio, ma dobbiamo farci trasportare dalla passione senza considerare la nazionalità. Questa Mostra offre un ampio panorama, da autori all'opera prima a cineasti ben conosciuti, da quando faccio questo mestiere si parla di crisi del nostro cinema, penso che oggi stiamo producendo ottimi prodotti".
'Ogni notte faccio lo stesso sogno. E poi mi sveglio pensando che non è vero'. Lorenzo Frediani interpreta la recensione di Paola Casella.
Michele Silenzi è cresciuto: ora ha 16 anni e il temperamento tipico dell'adolescente scontroso. Oltre alla crisi di crescita comune a tutti i teenager, ha gravi problemi da affrontare: un passato scomodo, una madre biologica russa e una gemella cresciuta in Marocco della quale non sospettava l'esistenza. Il ragazzo dovrà capire se essere "speciale" sia davvero un dono o una dannazione.
Entra nella piena adolescenza la saga cinematografica e supereroica di Gabriele Salvatores, sempre sceneggiata dal trio Fabbri-Rampoldi-Sardo.
'Ogni notte faccio lo stesso sogno. E poi mi sveglio pensando che non è vero'. In attesa dell'uscita al cinema di Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, in programma il 4 gennaio, Lorenzo Frediani interpreta la recensione di Paola Casella.