La vita di un musicista cambia improvvisamente dopo un incontro casuale. Espandi ▽
Lui è un violoncellista, in apparenza depresso. Stanco della routine familiare - è padre di tre figli - o forse professionale. In metropolitana, dopo le prove per un concerto, chiede l'ora a una sconosciuta: la sua vita cambierà, nel più imprevedibile dei modi. Che si tratti di sci-fi in zona ultracorpi o di semplice psicologia ha poca importanza. Ciò che conta in
Nimic è la sensazione disturbante che Lanthimos riesce a trasmettere, anche sulla brevissima distanza del cortometraggio (ci era già riuscito
Necktie nel 2013).
In 11 densi minuti il regista greco di
The Lobster cattura una scheggia di quotidianità e apre a letture molteplici e discordanti sul senso dell'esperienza uncanny vissuta dallo spettatore.
Nimic è uno spunto geniale più che una storia vera e propria, ideale per la dimensione del cortometraggio: lo choc è assicurato e il minutaggio breve aiuta a mantenere intatto l'enigma. Il tipico utilizzo di Lanthimos dei grandangoli esalta l'effetto di straniamento in seno all'apparente quiete domestica. Un regista che come sempre è destinato a dividere, ma per chi ama il suo approccio provocatorio e il suo stile inconfondibile,
Nimic appare come un tassello fondamentale della sua filmografia.