Un racconto sulla prima espansione della 'ndrangheta nel profondo Nord, con uno stile mai indulgente sostenuto da una profonda tensione morale. Drammatico, Italia2025. Durata 129 Minuti.
L'autobiografia di un ragazzo che si ribella al suo destino criminale. Si chiama Antonio Zagari e la sua è una storia vera. Espandi ▽
Antonio Zagari, figlio di un boss calabrese trapiantato in Lombardia, capisce di non essere adatto alla malavita: uccidere per lui è fisicamente insostenibile. A poco più di vent’anni, dopo aver ammazzato, rapinato, rapito, finisce in galera. Dove decide di fermare tutto: scrivendo. A metà degli anni ’70, mentre i suoi coetanei si ribellano nelle fabbriche, nelle università, nelle piazze, Antonio lotta contro il padre, e lo farà con una vendetta peggiore della morte. Vicari è attento a costruire un racconto sulla prima espansione della ‘ndrangheta nel profondo Nord, tra i primi movimenti operai e studenteschi, con uno stile mai indulgente sostenuto da una profonda tensione morale. Liberamente ispirato all’omonimo libro di Antonio Zagari, il film inizia filologicamente con le sue parole vergate su un quadernetto in carcere. È un flusso di coscienza, tortuoso e tormentato, che ricostruisce gli anni d’oro, chiamiamoli così, dell’emigrazione al Nord delle organizzazioni criminali del Sud. Il regista sceglie di sostenere il suo racconto attraverso uno stile di racconto ‘classico’, mai adrenalinico o iperbolico, questo per non dare la sponda a possibili romanticizzazioni dei suoi protagonisti con la fascinazione delle loro azioni. Certo è una scelta che, nell’estetica cinematografica contemporanea, spiazza e forse allontana per la sua coerente inattualità ma dà conto perfettamente della posizione morale del suo regista Recensione ❯
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Tre storie di vite spezzate sul lavoro raccontano tragedie, lutti e resistenza, dando voce a chi resta e dignità a chi non c'è più. Espandi ▽
Tre storie di vite spezzate sul lavoro. Il documentario dà voce ai sopravvissuti, esplorando l’impatto umano delle tragedie e restituendo dignità alle vittime, trasformandole da numeri a persone. Ispirato agli articoli del giornalista Marco Patucchi e al libro “Operaicidio”, scritto insieme al magistrato Bruno Giordano, il documentario rende onore e memoria ai morti sul lavoro. Luca Bianchini, che ha scritto e montato (con Giovanni Cavallini anche direttrice della fotografia) il film, ha deciso di ridurre al minimo qualsiasi intervento esterno e di ‘finzione. È dunque un film fondato sul lavoro che non vuole essere solo un atto di accusa – ma lo è certamente – contro le istituzioni che dovrebbero impedire le morti bianche ma anche un momento di riflessione collettiva sul ruolo stesso dei lavoratori e su come, lo dice bene una testimonianza, loro stessi abbiano una responsabilità quando magari sottovalutano, per un giorno o per qualche minuto, l’utilizzo delle protezioni personali. Recensione ❯
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Sophie Chiarello accompagna Aldo, Giovanni e Giacomo in un ritorno alle origini che diventa un racconto di amicizia, talento e del destino che li ha resi una leggenda della comicità italiana. Espandi ▽
A partire dall'infanzia, in cui le prime esperienze da attori sono state vissute all'oratorio, ognuno dei tre racconta se stesso mettendosi in relazione con gli altri. Molto spazio viene lasciato alle esperienze teatrali che sono state quelle che hanno sviluppato le potenzialità di ognuno per poi giungere alla notorietà data dalla loro opera prima Tre uomini e una gamba.
Un autoritratto dei tre tra nostalgia, ricordo e consapevolezza dei risultati raggiunti e da raggiungere.
Sophie Chiarello, la cui presenza non viene occultata dai tre Aldo, Giovanni e Giacomo che addirittura la coinvolgono inizialmente nei loro scambi di battute, è riuscita a trovare la giusta cifra narrativa seguendoli talvolta insieme e talaltra separatamente facendo emergere le storie di ognuno, le convergenze ma anche le differenze. Recensione ❯
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Il film documentario diretto dal premio Oscar Giuseppe Tornatore, con le musiche del premio Oscar Nicola Piovani. Espandi ▽
Il film documentario racconta la vita di Brunello Cucinelli, imprenditore umanista, fondatore dell'azienda che porta il suo nome e simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo, che ha unito lavoro e filosofia. Recensione ❯
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Tornano alcuni temi cari alle commedie di Zalone, dal viaggio rocambolesco al confronto ricchezza/povertà, ma anche lo scontro generazionale. Commedia, Italia2025.
Ill nuovo film di Checco Zalone, diretto da Gennaro Nunziante, autore insieme a Checco Zalone del soggetto e della sceneggiatura. Espandi ▽
La storia è quella di Checco, ricco e viziato erede di un impero di fabbricanti di divani, costretto ad abbandonare una vita dorata per mettersi sulle tracce della figlia adolescente scomparsa. Suo malgrado si ritrova sul Cammino di Santiago, il reticolo di percorsi di pellegrinaggio che convergono verso Santiago di Compostela. Questo inaspettato viaggio - tra fatiche, vesciche, scontri, rivelazioni - diventerà per padre e figlia un'occasione unica per conoscersi davvero. Recensione ❯
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n fuga dai fascisti spagnoli, il giovane Manolo Vital si rifugia nei pressi di Barcellona, fondando e costruendo con gli altri membri di una stretta comunità il quartiere di Torre Baró. Vent'anni più tardi Manolo guida gli autobus giù in una città difficilmente raggiungibile per via delle ripide stradine montuose che la separano da Torre Baró, dove l'uomo continua a vivere assieme alla moglie Carmen e alla figlia Joana, ormai diventata grande. Mal visti dalla polizia locale e ignorati dalla burocrazia di Barcellona nelle loro richieste di trasporto pubblico che arrivi fino alla cittadina, gli abitanti covano un certo malcontento. Quando la situazione precipita, sarà Manolo a farsi carico di un gesto di protesta simbolico, sequestrando il "suo" autobus numero 47 e portandolo in cima alla montagna. Recensione ❯
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Tratto dal romanzo di Roland Perez «Ma mère, Dieu et Sylvie Vartan» Vincitore del Prix Littéraire du Cheval Blanc 2022. Espandi ▽
Parigi, anni '60. Esther, madre di una numerosissima famiglia marocchina da poco immigrata, dà alla luce il suo ultimo figlio, Roland. Il piccolo nasce con un piede torto che gli impedisce di stare in piedi, ma questo non scoraggia Esther dal combattere perché Roland un giorno possa camminare con le sue gambe. Contro il parere dei medici e del marito, che suggeriscono l'uso delle stampelle, Esther sacrifica tutto per realizzare il suo obiettivo e alla fine vince la sua battaglia.
La storia è quella del vero Roland Perez, avvocato e giornalista radiotelevisivo francese: la sua autobiografia pubblicata nel 2021 ha lo stesso titolo del film nella versione originale, "Ma mère, Dieu et Sylvie Vartan".
Nella prima parte la vulcanica Esther (a cui Leïla Bekhti offre anche da anziana la sua presenza energica) domina ogni immagine e accompagna col suo fare travolgente il tono da commedia scherzosa del film, evidente sia nel ritmo del montaggio (aiutato dal ricorso continuo a canzoni d'epoca) sia nelle atmosfere palesemente artificiose. Recensione ❯
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Un documentario che si sofferma con grazia e colori caravaggeschi sulla dimensione spirituale di Caravaggio nella Roma del Giubileo. Documentario, Italia2025. Durata 75 Minuti.
La dimensione spirituale e umana di Michelangelo Merisi attraverso i luoghi, le opere e le ombre della Roma del Giubileo del 1600 e in quella di oggi. Espandi ▽
L’emozione delle immagini di folle di persone che, pacifiche, camminano, osservano, cantano, pregano, nei dintorni di Roma per giungere a piazza San Pietro, è forte ed è un segnale di speranza per chi pensa che non esista più un desiderio di comunità. Il Giubileo, ancora oggi, ha quella pura energia che unisce diverse generazioni. Il film di Giovanni Piscaglia inizia il racconto mostrando questi vividi gruppi di persone che invadono con grazia la città. Genti di qualunque provenienza ed età che incontreremo durante lo sviluppo di una storia che narra il lavoro e le opere di Caravaggio. Il grande pittore barocco nel 1600, proprio durante l’anno del Giubileo di papa Clemente VIII, vive e lavora a Roma, aderendo la sua arte al sacro. Il film narra le azioni rocambolesche di Michelangelo Merisi (1571-1610), detto il Caravaggio per via della sua provenienza nei dintorni di Milano, che, tra un’altissima pittura, interessanti relazioni con i papi e con le famiglie aristocratiche ed azioni personali sempre al limite (o anche al di là di esso), ha vissuto Roma negli anni di più grande ricchezza culturale, architettonica e di flusso delle genti. La chiave che unisce l’energia del Giubileo (ancora oggi) e la forza espressiva di Caravaggio è dunque la città di Roma. Il film si sviluppa tra i racconti della vita di Caravaggio, le accurate e bellissime descrizioni, sia visive, dove la camera si sofferma con lentezza e grazia sui soggetti e sui colori lasciati dal maestro nelle sue pitture, che di racconto restituito grazie agli interventi di professionisti dell’arte e della città di Roma. Recensione ❯
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Dopo la morte, ognuno ha una settimana per scegliere dove trascorrere l'eternità. Espandi ▽
Joan è in auto con suo marito Larry, stanno andando a un gender reveal party di famiglia, discutono del più e del meno. Insieme da 65 anni, rivedono in casa una foto del primo marito di Joan, il perfetto Luke, morto in guerra. Una visione "fatale" per Larry, che si risveglia nell'Aldilà. Quando anche Joan lo raggiungerà i due si ritroveranno, ma scopriranno che c'è anche Luke in attesa. Starà a Joan, divisa tra i due grandi amori della sua vita, decidere in una manciata di giorni con chi passare tutta l'eternità.
È una commedia romantica brillante, visionaria e commovente, Eternity. Non è una rom-com qualsiasi, incentrata sul solito triangolo amoroso, si rivela sorprendente e originale nella scrittura e nello sviluppo, dando continuamente senso e sostanza alla sua definizione.
È un film raro, anche perché dà al pubblico tutto quello che promette: una buona storia, attori credibili, e due ore di appassionante viaggio ultraterreno in cui ripercorrere la via dei ricordi, lastricata di vita, di esperienze e di amori indimenticabili. Recensione ❯
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Un Jarmusch puro, in quello spleen esistenziale che non è mai pessimismo cosmico e sempre poetico struggimento. Commedia, Drammatico - USA, Irlanda, Francia2025. Durata 110 Minuti.
Una serie di ritratti intimi, osservati senza giudizio, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia. Espandi ▽
Una sorella e un fratello quarantenni si ritrovano a mantenere un padre squattrinato che li invita a visitarlo solo quando ha bisogno di un aiuto economico; due sorelle, anche loro over 40, vanno a prendere il the dalla madre, famosa scrittrice, e fanno a gara per sembrarle più riuscite di quello che sono; due gemelli, maschio e femmina, intorno alla ventina devono confrontarsi con la morte dei genitori, scomparsi in un incidente con l’aeroplanino che guidavano. Tre episodi ambientati tre Paesi – Stati Uniti, Irlanda, Francia – e collegati da pochi dettagli: un Rolex forse vero, forse falso; un modo di dire; un gruppo di skaters che sfreccia accanto ai protagonisti; l’insolita propensione a brindare con un the o un caffè; e soprattutto il disagio nell’abitare in quel non-luogo dell’anima definito Desolandia.
Jim Jarmusch crea un trittico circolare che fa leva su tutte le sue cifre autoriali, dal tono laconico alla lentezza ipnotica del racconto, dalle lunghe conversazioni in macchina allo straniamento dei suoi protagonisti, per raccontare in modo non scontato i legami famigliari che ci tengono ancorati ad antiche abitudini e rancori, ma che sono anche fonte di conforto e radici esistenziali. Recensione ❯
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Una grande avventura cinematografica tra l'autoritratto biografico e il saggio sociologico. Una meditazione incandescente. Drammatico, Francia2024. Durata 88 Minuti.
Regista francese maggiore, cinefilo erudito, grande autore a cavallo tra il XX e il XXI secolo, Arnaud Desplechin celebra già dal titolo una qualità che rivendica come indiscutibile e fondamentale: quella di essere uno spettatore. Come Truffaut si permette il lusso di mostrare il suo “io” sullo schermo e dicendo “chi sono” ci fa capire meglio “chi siamo”. Con Spectateurs! Desplechin ritorna alle origini della sua ispirazione, ci innamora e ci incolla alla poltrona di velluto rosso attraverso un percorso cinefilo e un torrente di immagini. Posseduto, dotto, generoso, disegna un film personale e lineare da qualche parte tra l’autoritratto biografico e il saggio sociologico. Ma Spectateurs! è tante altre cose e tutte convergono verso una sola: la dichiarazione d’amore. Il cinema per vivere meglio e re-incantare il mondo. La piccola storia di uno spettatore e la grande Storia del cinema sedute accanto, in quel luogo singolare, definito dall’esperienza condivisa della sala, del grande schermo, della comunità precipitata nel buio e illuminata soltanto da un raggio di luce. Recensione ❯
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Chiunque può sopravvivere a cinque notti. Questa volta, non ci saranno seconde occasioni. Espandi ▽
1982. Nel primo ristorante della catena Freddy Fazbear's avviene una tragedia: la morte misteriosa di una ragazza considerata strana, Charlotte. Venti anni dopo, Abby, sorella minore di Mike, sente la mancanza dei suoi compagni di giochi. Mike sottovaluta il malcontento di Abby e così non si accorge che una minaccia mortale, ancor più temibile di quella affrontata in passato, sta per abbattersi su lui e Vanessa, l'altra sopravvissuta alla notte da Freddy's.
Il risultato è disturbante ma non necessariamente terrificante, vista l'impossibilità di sospendere l'incredulità di fronte a una trama contorta e inutilmente complicata. A ogni svolta della sceneggiatura corrisponde una spiegazione didascalica.
Per chi ha amato il videogioco l'approccio potrebbe essere completamente diverso, ma presupporre un'esperienza videoludica per poter godere appieno del film ed entusiasmarsi per i suoi personaggi significa che non stiamo guardando un film, ma al più un'appendice, un corollario "già giocato". Recensione ❯
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Nico, bambino moderno e ribelle, passa l'estate con una zia siciliana rigida e religiosa. Scontri e diffidenze lasciano spazio a un legame profondo. Espandi ▽
Nico è un bambino di oggi, dipendente dal telefono e con lo smalto sulle unghie. All’improvviso viene strappato al suo mondo “del nord” per passare un mese d’estate in Sicilia, in compagnia di un’anziana zia, Gela. Nico e Gela, ognuno radicato nelle proprie certezze ma con dolori simili nel cuore, dovranno pian piano cercare un linguaggio comune. Prima volta nel lungometraggio per Margherita Spampinato, che con autoriale dolcezza scrive, dirige e monta un omaggio all’arcano mondo delle nonne, come ce lo ricordiamo tutti nella nostra memoria infantile. Gela e Nico non sono esattamente nonna e nipote, ma proprio per questo riescono a isolare e incarnare ancora meglio la dinamica di estrema differenza e di grande vicinanza che si crea in quel rapporto. È un film nostalgico, che guarda a un milieu classico come la proverbiale “estate italiana”, che forse non esiste più se non filtrata attraverso l’immaginario collettivo. Recensione ❯
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