Un semplice incidente

Cinema del reale e teatro dell'assurdo: la grande lezione morale di Panahi

In questo film sentirete dei passi: li sentirete una volta, poi un'altra. Poi vi sembrerà di sentirli sempre. Sono i passi (e il rumore sordo) di un regime zoppo, che si trascina oltre ogni oltre logica, che sembra vacillare ma, implacabile, non cade mai. Lo stesso che sbatte in cella registi, artisti, studenti: e sevizia l'utopia, laddove il futuro è il set di un film girato di nascosto. È secco, schietto, puntuale, con un prologo violento e promettente, bello sin dall'inizio, «Un semplice incidente », il potente dramma morale realizzato clandestinamente dall'iraniano Jafar Panahi 30 anni di cinema di cui alcuni trascorsi in carcere o ai domiciliari, tra minacce e privazioni: simbolo vivente di resilienza (e cinematografica resistenza) che a chi gli chiede se non ha paura di tornare in carcere risponde: «Vorrà dire che avrò più tempo per pensare al mio prossimo film». [...]

di Filiberto Molossi, articolo completo (1952 caratteri spazi inclusi) su La Gazzetta di Parma 8 novembre 2025