Dopo Longlegs Oz Perkins si diverte a tradurre Stephen King per lo schermo, piegando l'horror su derive comiche, grottesche, manipolando le aspettative dello spettatore
di Francesco Cianciarelli La Rivista del Cinematografo
Dopo il convincente Longlegs, Oz Perkins torna nelle sale con un altro film horror, questa volta ibridato con una forte dose di comicità grottesca in modo da creare un prodotto ludico, in bilico fra la comedy e l'orrore.
Queste caratteristiche sono presentate fin dalla scena iniziale, in cui viene mostrato il padre del protagonista mentre dà fuoco con un lanciafiamme alla scimmia magica di fronte a una sala cinematografia: in questo modo il film dichiara allo spettatore che sta entrando in un universo finzionale e ludico, capace di giocare con le caratteristiche proprie del genere, rappresentato dall'oggetto maledetto, e in grado di divertirsi proprio grazie alla messa in scena delle violenze più efferate. [...]
di Francesco Cianciarelli, articolo completo (3560 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 17 marzo 2025