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gi
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mercoledì 30 luglio 2025
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film usa dal taglio intimistico
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Pamela Anderson mi sembra tenga in piedi il film quasi da sola. La srtoria è quella duplice della difficoltà di invecchiare e quella dello star system che brucia le persone, in questo caso le ballerine, dopo averne usato la giovinezza e la bellezza.
Il film è ben recitato anche se a mio parere il "piccolissimo mondo", fatto di qualche collega, un rapporto problematico con una figlia, qualche famiglia disastrata in sospensione perennemente presente e un monocorde impresario, responsabile del balletto è troppo "piccolo". La città si immagina solamente, una strana Las Vegas direi annebbiata e un pò Padana, ma sostanzialmente il dramma è assolutamente privato e "giocato" solo personalmente e intimamente.
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Pamela Anderson mi sembra tenga in piedi il film quasi da sola. La srtoria è quella duplice della difficoltà di invecchiare e quella dello star system che brucia le persone, in questo caso le ballerine, dopo averne usato la giovinezza e la bellezza.
Il film è ben recitato anche se a mio parere il "piccolissimo mondo", fatto di qualche collega, un rapporto problematico con una figlia, qualche famiglia disastrata in sospensione perennemente presente e un monocorde impresario, responsabile del balletto è troppo "piccolo". La città si immagina solamente, una strana Las Vegas direi annebbiata e un pò Padana, ma sostanzialmente il dramma è assolutamente privato e "giocato" solo personalmente e intimamente. Alcuni temi, che allargherebbero tale cornice così stretta o sono solo accennati senza alcuno sviluppo, come nel caso in cui la madre consiglia alla figlia di scegliere il lavoro che più gli piace e la entusiasma (come in definitiva ha fatto lei) o nemmeno presi in consiserazione, ed è il caso in cui queste ballerine, delle quali si sceglie di narrare la "piccola storia", sono calate in un sistema non visibile che comprende mode, gusti, una intera città del divertimento. relazione fra apparire ed essere, divertimento come consumo, denaro come valore fondante di tutta la costruzione, quale pubblico frequenta questi spettacoli e perchè, e così via.
A mio parere l'aspetto migliore della sceneggiatura che offre un buon punto di riflessione è la critica (voluta) ai luoghi comuni che vedono nel lavoro di queste ballerine, un poco discinte, passare gli anni migliori sopra un palco, qualcosa di meno sensato di altri lavori (Questa è l'iniziale critica della figlia, che si è sentita abbandonata da una madre che ha voluto seguire la propria passione: sentirsi bella, adorata, giovane, apprezzata, ammirata).
E' interessante l'iclinazione "morbida" e, a mio parere, molto femminile, ad evitare il giudizio, a dare valore alle scelte personali, ad accettare l'imperfezione, gli errori fatti, conservando la capacità d'amare, provando a non congelarsi in sterili rimpianti, accettando le responsabilità, tentando di perdonarsi senza difendersi. Questo è il doloroso processo che compie la protagonista. Nel finale la figlia comprende e madre e figlia si riavvicinano.
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titti_na@yahoo.com
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sabato 26 luglio 2025
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malinconia allo stato puro
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Un bel film ma molto triste. Shelley è come una farfalla notturna che pensa di rimanere giovane e bella tutta la vita e viene attratta dalla finta luce dell palcoscenico che la distrarrà dalle cose piu importranti della sua vitan ( sua figlia). E si ritrova a 60 anni a far finta di averne ancora 20 senza aver capito nulla di quello che le è successo ( la vita le è passata sotto il naso ed è agli sgoccioli). Questo fil mi ha lasciato una profonda tristezza perchè Shelley è come una piccola bambina attirata dalle finte luci che le promettono amore eterno ma sono solo gusci vuoti che le hanno strappoato le cose piu importanti. Terribile.
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steffa
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domenica 20 luglio 2025
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vedibile
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viste le espettative dovute alle grandiose recensioni sono rimasto leggermente deluso, ma il film è ben realizzato ed a tratti riesce a commuovere
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athos
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venerdì 11 aprile 2025
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un dolce viale del tramonto
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Shelly affronta la chiusura del locale dove ha recitato per trent'anni con giuste dosi di pianti e rimpianti. Un film dolce, girato da una giovane donna della dinastia Coppola. Pamela Anderson regge bene la parte.
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imperior max
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lunedì 7 aprile 2025
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da malib? beach ai lunari sbarcati di las vegas con tinte agrodolci e abbastanza profonde.
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THE LAST SHOWGIRL. Visto per la prima volta un film di Gia Coppola, figlia e nipote d?arte del compianto Gian-Carlo (meno male che due mesi prima della tragedia non aveva usato il guanto parigino?), Francis e Sofia. Bisogna dire che la mano registica ce l?ha, avendo collaborato con il nonno e la zia e con due film all?attivo (mia culpa che devo recuperare).
Shelley Gardner, una showgirl di cabaret ormai in et? matura, vedr? il suo mondo poco a poco crollare quando viene a sapere che lo spettacolo di Las Vegas chiuder? i battenti dopo trent?anni. Di l? molti veli di Maya verranno tolti e al contempo cercher? di riallacciare i suoi rapporti con la figlia Hannah.
Gia gira il tutto con diversi primi piani e movimenti con macchina a mano seguendo perennemente i personaggi e con chiari tocchi e visioni prettamente femminili.
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THE LAST SHOWGIRL. Visto per la prima volta un film di Gia Coppola, figlia e nipote d?arte del compianto Gian-Carlo (meno male che due mesi prima della tragedia non aveva usato il guanto parigino?), Francis e Sofia. Bisogna dire che la mano registica ce l?ha, avendo collaborato con il nonno e la zia e con due film all?attivo (mia culpa che devo recuperare).
Shelley Gardner, una showgirl di cabaret ormai in et? matura, vedr? il suo mondo poco a poco crollare quando viene a sapere che lo spettacolo di Las Vegas chiuder? i battenti dopo trent?anni. Di l? molti veli di Maya verranno tolti e al contempo cercher? di riallacciare i suoi rapporti con la figlia Hannah.
Gia gira il tutto con diversi primi piani e movimenti con macchina a mano seguendo perennemente i personaggi e con chiari tocchi e visioni prettamente femminili. Non a caso il suo stile si avvicina pi? a quello di Sofia Coppola e dal nonno Francis prende i proverbiali raccordi di montaggio artistoidi e le scelte di colori sgargianti e musiche delicate con apparente barocchismo dove per? non si raggiunge mai la totale saturazione per semplici ragioni narrative. Le interpretazioni sono buone, una Pamela Anderson protagonista finalmente decente in un ruolo a tratti autobiografico e decisamente suo. Una splendida Jamie Lee Curtis da perfetta e disillusa ?ragazza immagine? ancora in forma nelle movenze senza nascondere troppo la sua terza et?. Un Dave Bautista pacato, gentiluomo e da perfetto direttore di scena. Un bel ritorno di Kiernan Shipka e Brenda Song che sono delle giovani subrette di contorno belle in forma. Una curiosa Billie Lourd (anch?essa figlia d?arte).
La storia ha delle similitudini con The Wrestler di Darren Aronofsky dove sia il personaggio che l?interprete affrontavano delle dure realt? con la loro carriera, il loro vissuto e la loro et?. Qui Shelley vive lo spaesamento e la meno compatibilit? dovuti ai tempi che cambiano, ma soprattutto lo scoprire di non aver per davvero realizzato la sua vita: ? sentimentalmente sola e senza un compagno, ha solo coltivato il suo orto professionale tra costumi e coreografie senza mai esplorare veramente altro per tre decenni, frequenta una sua vecchia amica ex showgirl che vive le giornate da cameriera e nei ricordi dei tempi andati e le sue giovani colleghe che arrivano sempre pi? a compatirla, prova a stare col suo direttore di scena Eddie (con il quale hanno avuto insieme diversi trascorsi) che tenta pi? volte di sollevarla e aiutarla, ha una figlia che il pi? delle volte ha trascurato dove per? cerca di ritrovare un rapporto stabile, ma con inevitabili regolamenti di conti. Nelle due settimane che passano prima dell?ultimo spettacolo si arriver? ad un?audizione finale dove ogni maschera di Shelley cadr? fino ad un finale crepuscolare.
Certo, Gia poteva anche mettere la lente sugli spettacoli dove se ne parla tanto, ma preferisce concentrarsi pi? nell?intimo, nei camerini e nella sfera personale dei personaggi e attraverso i dialoghi e le immagini parla anche di uno show business che non soltanto mette in evidenza come si elogiano le giovani e belle promesse, ma dimostra in modo lampante come un guscio bello e glitterato, se non ha niente dentro, prima o poi si secca, si rinsecchisce, diventa rugoso e infine non diventa pi? utile. E per una volta non verr? data la colpa al solito maschio, bianco, etero e patriarcale, ma alla donna stessa che ha favorito di tali privilegi di comodo fino a ritrovarsi un conto finale veramente salato.
La tecnica non ? male, anche se correggere un po? la messa a fuoco e nei contorni tanto male non avrebbe fatto, si poteva spingere un po? di pi? nei lati negativi e nelle controversie dei personaggi, alcune volte si gira un po? a vuoto e al personaggio di Billie Lourde si poteva dare almeno dieci anni di pi? perch? come ventenne non ? tanto credibile (oppure castare un?attrice pi? giovane e mantenere gli stessi dialoghi).
Comunque nei suoi 89 minuti si riesce a portare a casa dei buoni messaggi senza sforare troppo in eccessivit? e retoriche e mantenendosi con un discreto film.
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