Alessio Palma
Quinlan
Al terzo film in dieci anni, László Nemes si conferma ossessionato dal secolo breve. Probabilmente ne č anche un nostalgico, anche se non ci azzardiamo ad andare piů in lŕ nell'indagine psicologica. Certamente č un autore profondamente novecentesco, interessato ad indagare figure umane che si dibattono nelle pieghe della storia patria (l'Ungheria, in questo caso) in corrispondenza dei grandi sommovimenti politico/sociali che la investono. Se Il figlio di Saul aveva trovato nella claustrofobia del piano sequenza e nella prospettiva di una soggettivitŕ totalizzante la forma ideale per restituire l'orrore assoluto dell'Olocausto e Tramonto aveva tentato (con esiti assai piů controversi) di ricostruire il declino dell'Impero Austro-Ungarico con i medesimi stilemi espressivi, Orphan opera una sintesi tra Storia e cronaca familiare di ambizioni piů contenute rispetto ai predecessori e con un significativo cambio di passo registico. [...]
di Alessio Palma, articolo completo (6093 caratteri spazi inclusi) su Quinlan 5 settembre 2025
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