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Al netto di qualche didascalismo di troppo, il mockumentary alla Boris di Campisano maschera, con divertenti siparietti comici, il dramma di un artista obbligato a scendere a compromessi con la realtà
di Matteo Pasini Sentieri Selvaggi
Da Alfonso Cuarón con Roma, passando per Kenneth Branagh (Belfast), Paolo Sorrentino (È stata la mano di Dio) e arrivando al The Fabelmans di Steven Spielberg, negli ultimi anni sono stati diversi gli autori che hanno raccontato loro stessi, il proprio sguardo sulle immagini cinematografiche e, di conseguenza, il proprio sguardo sulla realtà. Il regista de Il capo del mondo, Salvo Campisano, imbocca invece un'altra strada, concentrandosi non sulla propria, di realtà, bensì su una realtà tra le tante esistenti, e non sul proprio cinema ma sul fare cinema in sé. [...]
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