I risvolti nascosti della maternità nel film presentato in concorso alla Berlinale.
di Tommaso Tocci
La psicoterapeuta Linda vive un perenne stato di stress. Quando un’inondazione crea un buco enorme nel soffitto della camera da letto, rendendo l’appartamento inagibile, la donna è costretta a trasferirsi in un motel con la figlia, rischiando di perdere definitivamente il contatto con la realtà.
Caustico e viscerale senza però mai perdere il controllo sul tono, il secondo film di Mary Bronstein si posiziona nel solco di quelle opere che analizzano i risvolti nascosti della maternità e il fardello psicologico con cui tante donne devono fare i conti. Senza restare ferma al livello della lezioncina sociale ma nemmeno sconfinando nel puro horror visionario, la regista trova una chiave altamente originale e di stampo personale.
If I Had Legs, I’d Kick You non è di facile visione proprio perché sa creare un mood asfissiante attorno allo spettatore, una spirale inesorabile capace di portare chiunque a mettere in discussione le proprie convinzioni e la propria sanità mentale. Un’opera che sembra arrivare su schermo direttamente dal centro di una nevrosi.