Il film racconta sociologicamente un’umanità che ha trovato, in un evento pop, una forma di rituale contemporaneo. Al cinema fino a domani.
di Emanuele Sacchi
Molto più che una kermesse o un festival, Lucca Comics and Games è divenuto uno status symbol, un luogo in cui una comunità di appassionati rivendica il proprio orgoglio e si sente a casa, protetta e circondata da chi condivide con loro passioni ed entusiasmo. Un luogo in cui essere “Dungeon Master” o indossare un costume da cosplayer non significa attirare l’attenzione dei bulli o essere snobbati, ma rappresenta un titolo di merito e di prestigio. Un paese dei balocchi per adolescenti di ogni età, che rifiutano di soffocare in culla il fanciullino interiore.
Come si racconta un evento che è insieme fiera, rito collettivo e atto d’amore?
I Love Lucca Comics and Games, diretto da Manlio Castagna, sceglie di farlo non come una cronaca, ma come una dichiarazione di appartenenza. Il documentario non si limita a raccontare in cosa sia speciale uno dei più grandi festival dedicati alla cultura pop e ai giochi in Europa, ma prova a risalire all’essenza di ciò che Lucca rappresenta per i suoi frequentatori: un luogo di identità condivisa, un linguaggio comune, un laboratorio di passioni.
Nel corso degli anni, Lucca Comics and Games è diventato molto più di un evento annuale: è una città nella città, un organismo pulsante dove il fandom si trasforma in comunità, e la comunità in un modello culturale. Il film cattura questa metamorfosi attraverso volti, costumi, laboratori, discussioni e attimi di pura euforia collettiva, restituendo il senso di una festa che è al tempo stesso una forma di riconoscimento sociale.
La regia alterna immagini spettacolari delle vie affollate e momenti più intimi – interviste, confessioni, dietro le quinte – per costruire una mappa emotiva del fenomeno. Non ci sono distanze o ironie: I Love Lucca Comics and Games parla la lingua del suo pubblico, senza filtri. È un film che nasce dall’interno del fandom, che ne osserva le dinamiche senza giudicarle e ne coglie invece la vitalità, la capacità di includere e trasformare.
A fare da bussola sono le cinque parole chiave che Lucca stessa ha scelto per definire la propria identità: community, inclusion, discovery, respect e gratitude. Cinque concetti che, nel documentario, non restano slogan, ma diventano categorie visive e narrative.
Community è il motore: la rete invisibile che unisce generazioni, cosplayer, gamer, fumettisti, lettori e curiosi; una casa delle idee dove non serve una conoscenza diretta per condividere emozioni. Inclusion è la pratica quotidiana di una fiera che accoglie differenze, identità e linguaggi, dove ogni forma di mancanza di rispetto, ogni atteggiamento giudicante è bandito. Discovery rappresenta la spinta alla curiosità, al trovare il nuovo dentro il già noto: perché a Lucca si viene per vedere ma anche per farsi vedere, per incontrare e per trovare nuove idee, che magari un giorno consentano di scavalcare la barriera invisibile che separa il fan dall’oggetto del fandom. Respect è il codice di convivenza, il principio che regge un mondo densamente popolato eppure armonioso. Non servono leggi scritte o polizia in una comunità autodeterminata e armoniosa. Gratitude, infine, è il sentimento che chiude il cerchio: la riconoscenza verso un luogo che restituisce appartenenza in un tempo di disgregazione.
Nel film queste parole non sono dichiarate, ma agite: attraversano le testimonianze dei partecipanti, emergono dagli sguardi e dai gesti, più che dai discorsi ufficiali. La macchina da presa si muove tra le strade e le piazze di Lucca come un visitatore emozionato, affiancando i protagonisti nelle loro esperienze – dai momenti di pura performance collettiva al silenzio che precede un incontro con il proprio autore preferito.
C’è un senso profondo, quasi sociologico, in I Love Lucca Comics and Games: quello di un’umanità che ha trovato, in un evento pop, una forma di rituale contemporaneo. Se il cinema e la televisione hanno spesso guardato al fandom con curiosità o distacco, qui il tono è opposto: empatico, immersivo, privo di condiscendenza. Il film mostra come l’identità geek, un tempo marginale, sia oggi una delle forze più creative della cultura pop globale, e come Lucca ne sia diventata un epicentro autentico, capace di reinventarsi di anno in anno senza tradire la propria vocazione.
In un’epoca in cui i social frammentano e polarizzano, ILove Lucca Comics and Games mostra un luogo fisico e mentale dove l’appartenenza è ancora possibile. E forse è proprio questo il segreto di Lucca: non celebrare la nostalgia, ma trasformarla in energia collettiva.