Andrea Arnold racconta una storia ambientata nella zona del Kent, nel Regno Unito. Espandi ▽
Bailey ha 12 anni che sembrano dieci di più, perché è da sempre abituata a risolvere da sola i guai suoi e di chi le sta intorno. La sua famiglia più che allargata è scomposta: lei vive con il padre Bug e il fratello maggiore Hunter, figlio della ragazza che papà ha messo incinta a 14 anni, mentre la madre di Bailey ha avuto altri tre figli da uomini di passaggio, e al momento frequenta un tipo equivoco e violento, circondandosi di tossici. Bug sta per sposarsi con una donna conosciuta tre mesi prima, e Bailey rifiuta di andare al suo matrimonio: non ne può più del caos della sua esistenza e non sa come diventare adulta, nemmeno adesso che l’arrivo del ciclo le ha annunciato di essere biologicamente una donna. Le uniche creature che la mettono di buon umore sono gli animali - cani, cavalli, gabbiani, corvi, farfalle - e uno strano giovane uomo soprannominato Bird, che se ne sta appollaiato in cima ai palazzi del quartiere e cerca la sua famiglia, che un tempo abitava accanto alla madre di Bailey.
Bird è il quinto lungometraggio di finzione della Arnold e in qualche modo ne riassume il percorso: ci sono gli animali al centro come nel documentario Cow e nel corto Dog; c’è società blue collar e un personaggio scombinato e narcisista come in Fish Tank e nel corto Wasp; c’è la violenza delle emozioni e una natura imprevedibile come in Cime tempestose; e c’è l’ipercinesi giovane e incontenibile di American Honey.
La camera a mano della regista segue la vita movimentata sulla quale Bailey non ha alcun controllo, anche se lei lo cerca proprio attraverso il cinema facendo continue riprese con il cellulare, prevalentemente per frapporre una distanza di sicurezza fra lei e le persone che incontra. Recensione ❯
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Un avvincente spy drama che racconta la storia dei leggendari agenti segreti George Woodhouse e della sua amata moglie Kathryn. George si trova ad affrontare la prova definitiva: la fedeltà al suo matrimonio o al suo paese. Espandi ▽
Londra. L'agente segreto George Woodhouse deve svolgere una delicata missione; il suo superiore Meacham gli ha dato infatti una settimana di tempo per indagare sulla fuga di notizie di un software top-secret dal nome in codice Severus. Tra i cinque agenti del SIS sospettati, c'è anche sua moglie Kathryn. Così, per smascherare il traditore, invita gli altri quattro a cena a casa sua. I sospetti di George su sua moglie aumentano quando trova un biglietto del cinema nella spazzatura. Ma Kathryn è colpevole o la posta in gioco è ancora più alta?
C'è un'eleganza che non è mai forma. Il cineasta guarda anche variazioni del genere fine anni '90 ma qui oltrepassa l'audace sperimentazione che ha anche attraversato il suo cinema. I colpi improvvisi (il coltello da bistecca sulla mano di Freddie), sembrano come dei gesti improvvisi in un meccanismo narrativo collaudatissimo, ma che mostra come il cinema di Soderbergh può aprirsi a improvvise sorprese.
Il regista è l'unico, nel panorama statunitense, che può riprendere la lezione di Roger Corman dove in un film c'è parte che resta di quello (o di quelli) precedenti con momenti di grande e puro cinema, come il piano-sequenza iniziale con l'entrata di George dentro il locale. Recensione ❯
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Un ragazzo appena uscito dal carcere stringe amicizia con un cane nero. Espandi ▽
Chixia, Cina, 2008. Musicista rock di successo e acrobata da circo sulle motociclette, Lang cade in disgrazia dopo essere stato accusato dell'omicidio del nipote del macellaio Hu. Uscito dal carcere grazie a delle misteriose attenuanti, è nel mirino dei propositi di vendetta di Hu. Rifarsi una vita per Lang è complicato, specie con il padre, gestore di uno zoo, alcolizzato all'ultimo stadio. Gli offre un lavoro Yao, un padrino locale che si occupa della cattura dei cani randagi che stanno invadendo Chixia e, in particolare, di un imprendibile cane nero, che si presume rabbioso.
Tutto o quasi è sopra le righe e studiato in funzione delle conseguenze e dello scopo simbolico; tutto o quasi nasconde una metafora piuttosto semplice da decrittare. Ciò non toglie che la regia di Hu - transitato con nonchalance dal blockbuster propagandistico come 800 eroi a qui, alla maniera di un camaleonte come Zhang Yimou - sappia pigiare i tasti giusti per tenere viva l'attenzione del pubblico.
Nel ruolo del padrino Yao compare il grande regista Jia Zhang-ke, mentre il protagonista Eddie Peng è una star musicale e cinematografica taiwanese, protagonista di molti successi del cinema panasiatico del terzo millennio. Recensione ❯
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Un film costellato di riflessi e di riverberi luminosi. Per parlare di integrazione, tra attese e scoperte. Drammatico, Francia, Lussemburgo, Mauritania2024. Durata 110 Minuti.
Il ritorno di Abderrahmane Sissako, regista del capolavoro candidato agli Oscar Timbuktu, con una storia d'amore che non conosce limiti né frontiere. Espandi ▽
Aya ha lasciato dinanzi all'officiante colui che doveva diventare suo marito. Ha abbandonato poi la Costa d'Avorio per andare a vivere a Guangzhou (Canton) nel quartiere denominato "Chocolate City" perché abitato da numerosi immigrati africani. Qui lavora per Cai, un coltivatore e raffinato estimatore delle più diverse specie di piante del the. Tra i due nasce progressivamente un'intimità non priva di problemi.
Il ritorno al lungometraggio di Abderrahmane Sissako ci propone l'incontro tra due mondi culturalmente molto distanti ma che possono comunicare sul piano del sentire.
È un film costellato di riflessi e di riverberi luminosi il suo, quasi che la realtà che viene rappresentata avesse poi l'urgenza di sfrangiarsi e di perdere quella lucidità e sequenzialità di tempi e di azioni che il rito del the richiede. Si ha allora l'inserimento di elementi sui quali lo spettatore viene spinto ad interrogarsi per poi ricevere una risposta che finisce con il porre nuovi quesiti. Recensione ❯
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Un capolavoro della storia del cinema, dove ogni elemento ha saputo comporre lo scenario di un futuro inquietante perché plausibile. Fantascienza, USA1982. Durata 117 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
In una Los Angeles piovosa e sovrappopolata, il poliziotto Deckard (Harrison Ford), dell'unità Blade Runner, viene richiamato in servizio. Espandi ▽
Nella Los Angeles del futuro, Deckard è un cacciatore di replicanti o lavori in pelle come li chiama con disprezzo il suo capo. Vorrebbe ritirarsi dal suo lavoro per la blade runner, ma gli affidano un ultimo compito, quattro modelli nexus-6 fuggiti dalle colonie spaziali e arrivati sulla Terra, con pochi giorni di vita rimasti prima della loro scadenza, che scatta dopo quattro anni di esistenza. Deckard sa riconoscere i replicanti grazie al test Voight-Kampff, che valuta le reazioni emotive di fronte a domande provocatorie, e il loro creatore, il capo della Tyrell corporation, lo mette alla prova con una replicante speciale, che non sa di esserlo, Rachel. Recensione ❯
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Dialoghi ritmati, omaggi e il sapore della Broadway d'altri tempi. La brillante scrittura di Linklater a servizio di una storia di amicizia e creatività. Biografico, USA, Irlanda2025. Durata 100 Minuti.
Una notte nella vita del leggendario paroliere Lorenz Hart. Espandi ▽
1943. Una sera di fine marzo, a New York, va in scena la prima di Oklahoma!. Lorenz Hart, paroliere e autore di musical, attende la fine dello spettacolo in un bar, triste perché il suo storico collaboratore alle musiche, Richard Rodgers, ha realizzato la nuova opera in coppia con uno scrittore diverso da lui. Richard Linklater, cineasta che sa giocare col tempo torna con un altro scenario da “tutto in una notte” in cui racconta una godibile sinfonia di parole, musica e cuori spezzati ambientata in un bar newyorchese. Un chamber piece dalla scrittura brillante, che si diverte e si specchia nell’ossessione di Hart per la parola e la composizione. Dialoghi ritmati, omaggi variegati, il sapore della Broadway d’altri tempi: c’è tanto per gli appassionati dell’epoca, ma anche i neofiti potranno farsi catturare da un’opera che indaga la mistica alla base di ogni relazione. Un amore impossibile fa rima con un’amicizia autentica, e insieme le due cose si uniscono in metafora di un sodalizio creativo e professionale che semplicemente finisce, come tante cose della vita. Recensione ❯
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Alle soglie dei 60 anni, i Blur si ritrovano in studio per registrare un album e preparare un tour, che potrebbe essere l'ultimo. Espandi ▽
Dalle session di registrazione in campagna dell’album "The Ballad of Darren” alle esibizioni a Wembley, la macchina da presa indaga la dimensione privata e pubblica del gruppo inglese, evidenziando le fragilità e i nuovi equilibri nelle vite di Damon Albarn e soci. Considerato anche il titolo scelto era prevedibile che Blur: To the End trattasse del tempo che scorre e della caducità delle rock band. E così è, esplicitamente e da subito, come mette in chiaro la sequenza di apertura, con un Damon Albarn che guida nelle campagne del Devonshire affermando che “Il tempo non è infinito”. La regia di Toby L non esita a scrutare negli angoli della psiche di Albarn e soci, che si mettono a nudo di fronte alla macchina da presa. In particolare, proprio il frontman, alle prese con i postumi di una complicata separazione sentimentale, appare vulnerabile come mai prima d’ora. Lacrime e nostalgia, quindi, sensibilità e fragilità, come detta l’agenda emotional della nostra contemporaneità e come impone lo status da midlife crisis dei protagonisti, che hanno tutti superato il mezzo secolo di vita. Recensione ❯
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Tra performance teatrale e concerto, Bono racconta se stesso attraverso i momenti più critici di vita e carriera. Espandi ▽
Il tour di Bono, cantante degli U2, per promuovere la sua autobiografia è una rappresentazione teatrale, che ospita anche al suo interno performance musicali. Andrew Dominik traduce la serata al Beacon Theatre di New York in forma cinematografica, avvalendosi del suo ormai tipico bianco e nero. Lo scopo è molteplice: raccontare la fragilità di un grande artista, farlo apparire umano e creare empatia tra star e spettatore. Un’abilità in cui Bono Vox, nome d’arte di Paul Hewson, è sempre stato maestro, e il cantante degli U2 si affida ad Andrew Dominik, uno degli autori più celebrati in ambito di documentari musicali per questo ritratto in bianco e nero, che ha l’apparenza di un’autobiografia ma la sostanza di uno spettacolo. Bono, infatti, alterna una messa in scena teatrale, in cui ripercorre le tappe più critiche di vita e carriera, all’esecuzione di alcuni dei brani più celebri del repertorio U2, accompagnato solamente da violoncello, arpa e percussioni. Recensione ❯
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Una danza di proiettili scatenata da un uomo in stato di shock per il suicidio della fidanzata. Espandi ▽
La fidanzata di Goda si suicida con un colpo di pistola. Il trauma dell'evento conduce Goda verso un'ossessione per le armi da fuoco e quindi verso un limbo degradato di violenza. Trovandosi a contatto con una gang che in passato lo aveva rapinato, finisce per diventarne una delle figure centrali.
Ideale conclusione di una trilogia sulla crisi identitaria maschile, nata con Tetsuo e proseguita con Tokyo Fist, Bullet Ballet porta alle estreme conseguenze il rapporto tra trauma, alienazione e ossessione urbana. Nel suo linguaggio essenziale e rabbioso, Bullet Ballet è forse il film più cupo di Tsukamoto: meno apocalittico ma più dolorosamente vicino alla realtà. Il corpo non si trasforma più, non si ribella, non evolve: è fermo, pietrificato dalla sofferenza. Recensione ❯
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Uno dei primi film di Kurosawa (un anno dopo, lui e Toshiro Mifune avrebbero fatto Rashomon). Mifune è un giovane poliziotto a cui rubano la pi... Espandi ▽
Il detective Murakami, da poco entrato in forza alla polizia di Tokyo, si fa sottrarre la pistola di ordinanza su mezzo pubblico affollato. Da quel momento inizia la sua ricerca nei bassifondi cittadini per poterla ritrovare. Il suo timore, giustificato, è che con quell'arma si possano compiere degli omicidi. Ad aiutarlo nelle ricerche gli si affianca Sato, un collega più anziano ed esperto in umanità.
Akira Kurosawa dirige un film che è una triste riflessione sugli effetti che la guerra ha avuto sui rapporti tra le persone e sulle psicologie individuali.
Si tratta infatti di un film che parte dal noir (il regista dirà di aver tratto ispirazione da Simenon) per allargare sin da subito lo sguardo ad altri generi. Il plot di base è subito dichiarato in apertura su due livelli. Da un lato l'immagine fissa sui titoli di testa di un cane dai tratti temibili. Dall'altro con la dichiarazione da parte del giovane Murakami (un Toshiro Mifune perfettamente calato nel ruolo) del furto subìto di cui, immediatamente dopo, vedremo il flashback. Recensione ❯
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Un rigoroso documentario che attraverso la musica parla del nostro Paese senza chiudere la porta al grande pubblico. Documentario, Italia2025. Durata 120 Minuti.
Un documentario girato tra le varie regioni di Italia in cui si scoprono diverse tradizioni popolari. Espandi ▽
Dalla Liguria alla Calabria, dalle Marche alla Sicilia, una storia fatta di frammenti che catturano diverse realtà italiane attraverso gli strumenti musicali che appartengono a ognuna di esse. Cos’è un paese, una cultura, quando ne si va a cercare il nucleo più tangibile? La risposta dei fratelli De Serio è un rigoroso documentario in undici tappe, sparpagliate per le varie regioni italiane, che guarda in particolare alla musica, al canto e agli strumenti che lo rendono possibile per raggiungere una dimensione autentica del folklore e della ricerca etnografica. Ricco in suggestioni e riscoperte, il film parla di noi senza però distogliere lo sguardo dagli oggetti e dalle tradizioni che hanno segnato la nostra storia, restando mirabilmente concreto. La magia più grande del film, che di per sé non sarebbe fuori posto nei dipartimenti di musicologia internazionali, è che riesce a non chiudere la porta a un pubblico più ampio. Recensione ❯
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Una dark comedy su una famiglia disfunzionale, scritta e diretta con intelligenza e interpretata con grande intensità. Drammatico, Spagna2024. Durata 105 Minuti.
Montse si sta preparando per una riunione di famiglia nella sua casa sulla Costa Brava. Niente le impedirà di godersi un ultimo fine settimana con la sua famiglia. Espandi ▽
Montse è una donna molto sola. Non vedeva l'ora di passare un fine settimana di nuovo con tutta la sua famiglia eccezionalmente riunita, come ai vecchi tempi, nella sua casa al mare sulla Costa Brava, con la scusa di doverla vendere. Ma nulla va come dovrebbe: una scoperta macabra rischia di rovinare tutta la vacanza ancora prima che inizi, e così una serie di catastrofi emotive e sentimentali a ripetizione, compresa una sparizione e un terribile rogo.
È un film insieme drammatico e colmo di black humour, Casa in fiamme di Dani de la Orden. Una dark comedy affilata in cui umorismo e malinconia sono i binari paralleli su cui corre il complesso tema dello sfilacciamento progressivo dei legami familiari, tra nevrosi multiple e condivise. Il tema è approfondito e trattato con intelligenza.
Eduard Sola che firma la notevole sceneggiatura - non a caso vincitrice di un Goya - e De La Orden che dirige non temono l'esplorazione più nera delle dinamiche familiari e invitano anzi il pubblico a fare altrettanto. Recensione ❯
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Il percorso di crescita interiore di una donna affetta da schizofrenia. Espandi ▽
La quarantaduenne Charlotte soffre di schizofrenia e vive con il padre in Trentino. Quando il genitore viene ricoverato il fratello la raggiunge per portarla con sé in Svizzera. Lei che, sino ad allora, ha vissuto in una condizione di sottomissione e senza mai lasciare il paese scopre nuove modalità di vita con le quali deve rapportarsi. A volte con fatica ed altre con gioia. Ancora una volta Colla entra nel profondo della psicologia dei propri personaggi con un’indagine che ha anche aspetti antropologici: una riflessione sulla schizofrenia che si avvale della straordinaria interpretazione di Linda Olsansky che aderisce al personaggio di Charlotte con una mimesi di altissimo livello. La sua Charlotte cattura immediatamente lo spettatore il quale ne desidera l’affrancamento sin da subito da un mondo in cui è relegata come ‘malata’ da un padre non privo di colpe. Colla già ci aveva mostrato la sua attenzione nei confronti di coloro che la società tende a respingere, con questo film ce ne offre un’ulteriore conferma. Recensione ❯
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Il preludio di un amore raccontato con arguzia e saggezza. Una storia irresistibile lontana dalla stereotipo. Drammatico, Bosnia-Herzegovina2023. Durata 90 Minuti.
Una notte tra due giovani a Sarajevo a guerra finita. Espandi ▽
Cosa rimane quando la guerra è finita? Il film ripercorre questa domanda attraverso una notte selvaggia e imprevedibile a Sarajevo, quando Selma, una giovane sceneggiatrice bosniaca, condivide un incontro avventuroso con un attore tedesco di nome Niklas. Questo film si sforza di catturare, in modo meticoloso, cosa significhi essere giovani. Partendo da un momento particolare della storia contemporanea, la fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina, la regista Mersiha Husagic, qui anche attrice protagonista, tesse un’ardita e dolce storia d'amore attorno a una colonna sonora accuratamente scelta, in vero spirito indie. Un film che, attraverso il trauma della guerra, riesce a raccontare il preludio di un amore senza mai diventare sdolcinato o pretenzioso. È un viaggio teso e bellissimo attraverso la notte. Recensione ❯
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Un giovane ragazzo si innamora di una prostituta. Quando però suo padre esce dal carcere dovrà scegliere tra l'amore e il genitore. Espandi ▽
Attilio è un diciassettenne che vive nel quartiere Traiano di Napoli. Con il padre appena uscito dal carcere, per guadagnare qualcosa accetta di fare da guardiano ad Anastasia, una giovane prostituta che viene dall'Est Europa. Progressivamente tra i due nasce un sentimento che spingerà il ragazzo a fare delle scelte.
Edgardo Pistone, nel passaggio dal cortometraggio al lungo, conferma le qualità già manifestate. Non nascondendo i propri riferimenti cinematografici (Escalante e il Cuaron delle origini) apre questa ricerca di una possibile speranza con i tuffi di Attilio e dei suoi coetanei. Il gettarsi nel vuoto della vita che li circonda è la forma di rito iniziatico collettivo che hanno trovato.
Il cinema, ancora una volta, si colloca dalla parte degli ultimi senza proclami ma con profonda empatia. Recensione ❯
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