| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | USA, Gran Bretagna |
| Durata | 125 minuti |
| Al cinema | 18 sale cinematografiche |
| Regia di | Ronan Day-Lewis |
| Attori | Daniel Day-Lewis, Sean Bean, Samantha Morton, Samuel Bottomley, Safia Oakley-Green Adam Fogerty, Paul Butterworth, JP Conway, Richard Graham, Sid Akbar Ali. |
| Uscita | giovedì 6 novembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Universal Pictures |
| MYmonetro | 3,07 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 31 ottobre 2025
I legami familiari tra padri, figli e fratelli vengono esplorati mentre relazioni complesse si dispiegano attraverso viaggi personali e conflitti generazionali. Anemone è 88° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 380,00 e registrato 11.351 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Sheffield, Inghilterra. Jem vive con la compagna Nessa e con il figlio di lei, l'adolescente Brian. Da qualche tempo il ragazzo è confuso e arrabbiato e ha quasi massacrato di botte un coetaneo. Per questo Jem parte in sella alla sua moto e s'immerge nella boscaglia. Con sé ha solo una parola d'ordine, delle coordinate geografiche e l'obiettivo di riportare a casa suo fratello Ray, che si è auto esiliato da anni dalla famiglia e dalla società, perché Brian adesso ha bisogno di lui.
Una storia di padri e di figli, in tutti i sensi. Ronan Day-Lewis, al suo debutto nel lungometraggio, l'ha scritta insieme a suo padre, Daniel Day-Lewis, il quale ha accettato di tornare sul set, dopo sette anni di distanza e l'annuncio di un possibile addio definitivo alle scene, per interpretare Ray Stoker, co-protagonista ma in realtà interprete assoluto di questo dramma ambizioso e plumbeo, che torna su un capitolo nero della storia del Regno Unito.
Una storia di padri e di figli, di scomode eredità, di segreti e silenzi che hanno scavato nella psiche e inciso dei traumi.
Ci vuole quasi un'ora di film perché le relazioni tra i personaggi acquistino un senso: un tempo volutamente dilatato, ma non sempre sufficientemente sostenuto da un'idea di ritmo, fosse anche la giusta lentezza. Invece Anemone (titolo che ha anch'esso a che fare con una sorta di maledizione che passa di padre in figlio e con il gusto eccessivo del film per il simbolismo) sceglie di interrompere solo saltuariamente il trascinato passo del racconto con alcune sequenze iper frammentate e iper sonorizzate, che s'ispirano all'estetica dei videoclip musicali e rievocano i dipinti punk romantici della produzione pittorica del regista, ma è una scelta che prende definitivamente corpo solo nella seconda e più visionaria parte del film, lasciando la prima più ostica e sguarnita.
Difficilmente un attore meno straordinario di Daniel Day-Lewis avrebbe potuto mantenere la barra e risultare sempre e comunque emotivamente a fuoco in questo contesto senza appigli, in cui la narrazione si fa strada poco alla volta, con la stessa fatica con cui si parla di un dolore. Sono proprio i monologhi dell'attore a mandare avanti il racconto e la sua interpretazione a dare profondità alla ferita del personaggio, mentre Sean Bean, che interpreta il fratello Jem, gli offre la sua spalla solida e per lo più silente.
Il personaggio di Ray Stoker porta anche inevitabilmente con sé un ricordo del Gerry Conlon di Nel nome del padre, e di nuovo, a distanza di anni, temi quali la religione, la giustizia (e il suo contrario) e l'orgoglio si mescolano con la questione nord-irlandese e prendono fuoco. Eppure superare il passato è possibile, sembra dire Anemone, la catarsi può aver luogo, se violenta come una grandinata e mistica come una visione sovrannaturale.
Un film ricco di pathos dove giganteggia Daniel Day-Lewis. Buona la fotografia e la colonna sonora, Purtroppo i fatti scatenanti la fuga dalla società del protagonista sono solo narrati e questo appesantisce la visione. Comunque si può dire buona la prima di questo giovanissimo regista. Resta una stagione cinematografica nella media un po' scadente, dove le sceneggiature non rischiano [...] Vai alla recensione »
L'anemone nel linguaggio dei fiori simboleggia la speranza, l'amore fragile o abbandonato. In greco significa "vento", in ricordo della Ninfa Anemone che venne trasformata in fiore dalla dea Flora per gelosia, legandola per sempre al dominio incontrollabile dei venti. Nell'opera prima del pittore Ronan Day-Lewis, il fiore anemone compare come una sorta di madeleine che lega i fratelli Ray e Jem Stoker [...] Vai alla recensione »
Non si era davvero ritirato. Aveva solo bisogno di ricaricare le pile. Così dobbiamo intenderla la scomparsa dagli schermi di Daniel Day-Lewis dopo "Il filo nascosto" diretto da Paul Thomas Anderson (per fortuna Sean Penn e Leonardo Di Caprio e pure Benicio del Toro, molto maltrattati nel recente "Una battaglia dopo l'altra", hanno un'altra tempra).
Due fratelli, una foresta piovosa, un passato traumatico da rielaborare. Il ventisettenne Ronan Day-Lewis sceglie di limitare spazialmente l'arena del suo primo film, ma in compenso i temi che affronta hanno una portata esistenziale vastissima, forse anche troppo ambiziosa. Il dolore di Ray, il fratello minore, interpretato da Daniel Day-Lewis, padre del regista, è di quelli difficili da estinguere: [...] Vai alla recensione »
C'era particolare curiosità per l'approdo in sala di Anemone, film che segna contemporaneamente, nel contesto di una famiglia di persone di cinema, un esordio e un ritorno: l'esordio è quello di Ronan Day-Lewis, neoregista classe 1998 oltre che figlio d'arte (da entrambi i rami familiari: sua madre, infatti, è la cineasta Rebecca Miller, a sua volta erede di una tradizione artistica - leggi Arthur [...] Vai alla recensione »
L'esordio di Ronan, figlio di Daniel Day-Lewis, che qui torna a recitare dopo tanto tempo, è un lungo film plumbeo e doloroso, in una terra scossa da conflittualità sociali, politiche e di religione (la questione nord-irlandese nel Regno Unito), dove un padre ha abbandonato anni prima la sua famiglia e il figlio che doveva ancora nascere, per staccarsi da tutto e da tutti in una specie di foresta protettric [...] Vai alla recensione »
L'uomo spezzato e solitario al centro di Anemone non è fisicamente imponente, ma svetta su questo film modesto. Questo succede soprattutto perché a interpretarlo è Daniel DayLewis che otto anni dopo aver annunciato l'addio al cinema è tornato a recitare in un "affare di famiglia", scritto insieme al figlio Ronan, che ne è anche il regista. Si tratta di un dramma visivamente ricco ma imperfetto che [...] Vai alla recensione »
Ray (Daniel Day-Lewis) vive isolato dal mondo in un bosco nel nord dell'Inghilterra. Quando il fratello Jem (Sean Bean) si presenta da lui per richiamarlo ai doveri paterni in un momento di emergenza, dal passato riemergono dolori e rimpianti, incubi e sensi di colpa legati ad una infanzia brutalizzata e a quanto vissuto dai due fratelli negli anni dei "Troubles" (il conflitto nord-irlandese) quando [...] Vai alla recensione »
Jem e Stoker Ray, separati per vent'anni cercano di districare i legami complessi ed eterni tra fratelli, padri e figli. Dopo un drammatico fatto accaduto in passato, ciascuno di loro ha cercato la redenzione a modo proprio: Ray vivendo un'esistenza di autoesilio, il fratello Jem trovando rifugio nella fede e nella famiglia. Ma una nuova crisi costringe Jem a rintracciare Ray e a chiedergli di rivivere [...] Vai alla recensione »
Ray vive da eremita nell'odio per il fratello che lo raggiunge per portarlo a casa. Il confronto è lo spunto per scavare alla radice del dissidio. Scritto e interpretato dal fenomeno Daniel Day -Lewis per il figlio Ronan che lo dirige sotto dettatura, il film è la conferma che il talento non si compra al botteghino. Sceneggiatura intensa e recitazione eccelsa a basso costo.
Per il suo lungo d'esordio il ventisettenne Ronan Day-Lewis, già cimentatosi artisticamente fra pittura e audiovisivo, prova a ricondurre all'essenzialità di una storia semplice e di un set (quasi) singolo, statico, le relazioni fondamentali dell'uomo - la natura, la famiglia, la fede, la guerra - e i quesiti mastodontici che da esse si emanano. Impresa non da poco, che se da un lato si fa forte di [...] Vai alla recensione »
O lo si ama o lo si odia. Anemone, l'attesa opera prima del figlio d'arte e talento ormai svelato Ronan Day-Lewis - scritta a quattro mani con il padre Daniel Day-Lewis - appartiene con merito a quella categoria di film non alla portata di tutti, bensì di pochi: capaci d'andare oltre la staticità, il ritmo compassato, il minuzioso (o maniacale) lavoro sull'immagine; Ronan è pittore, e lo sguardo generato [...] Vai alla recensione »
Ronan, sempre sia lodato. Ci voleva il figlio di cotanto padre per riportare dopo otto anni sul set, e sullo schermo, Daniel Day-Lewis, attore tre volte premio Oscar quale miglior protagonista (Il mio piede sinistro di Jim Sheridan, 1990; Il petroliere di Paul Thomas Anderson, 2008; Lincoln di Spielberg, 2013) e tra i più grandi della Storia del Cinema.
Bisogna ringraziare il ventisettenne Ronan Day-Lewis per aver riportato sul grande schermo il padre Daniel, il più grande attore della sua generazione e tra i più grandi viventi e in (parziale) attività. Proprio la maestosità dello schermo approntato all'Auditorium Conciliazione di Roma, sede principale di Alice nella Città, festival del cinema per ragazzi giunto alla 23esima edizione e da quest'anno [...] Vai alla recensione »
L'opera prima può essere croce e delizia. I maestri dicono che, quando si passa dietro la macchina da presa, bisogna raccontare qualcosa di vicino a noi. Ronan Day-Lewis è il figlio del miglior attore vivente: Daniel Day-Lewis, che da otto anni si era ritirato dalle scene. Il figlio diventa regista, e il padre lo accompagna, in una storia, appunto, di genitori a confronto con le nuove generazioni. Vai alla recensione »