Queer |
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Un film di Luca Guadagnino.
Con Daniel Craig, Jason Schwartzman, Lesley Manville, Drew Starkey.
continua»
Drammatico,
durata 135 min.
- Italia, USA 2024.
- Lucky Red
uscita giovedì 17 aprile 2025.
MYMONETRO
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Amore tossico
di Alberto Crespi La Repubblica
Luca Guadagnino sostiene che Queer è il suo film più personale. Che sognava di portare sullo schermo il romanzo breve di William Burroughs (allora pubblicato in Italia con il titolo Diverso ) da quando lo lesse la prima volta, a Palermo, a 17 anni. Aggiunge una cosa molto bella, Guadagnino: che il romanzo l'ha salvato dalla solitudine. Tutto questo spiega perché il testo di Burroughs - scrittore assai problematico da portare al cinema - lo abbia "perseguitato" e perché l'abbia reso più romantico e più "caldo" rispetto alla pagina scritta.
Tutto vero, tutto bello. Ma i film estremamente personali possono essere una trappola. Queer , titolo originale del libro che nei sottotitoli italiani letti qui a Venezia viene costantemente tradotto "frocio" (sarà interessante sentire come se la caveranno nel doppiaggio italiano), è un film con una forte carica emotiva ma con serissimi problemi strutturali. Il direttore della Mostra Alberto Barbera, che sul film si è fin troppo sbilanciato sostenendo che l'interpretazione di Daniel Craig sia da Oscar, ha anche raccontato come la versione di 135 minuti proiettata alla Mostra sia stata tagliata dallo stesso regista, rispetto a una copia di 3 ore e 20 minuti vista dallo stesso Barbera in fase di selezione. Citiamo dal sito gay.it: "So cosa ha tagliato - dice Barbera - tutto il peregrinare di Craig nei locali gay di Città del Messico all'inizio degli anni Cinquanta, con questa fauna incredibile di omosessuali in cerca di avventure". Francamente la cosa lascia stupefatti: la prima ora di film è fatta esclusivamente di giri per i locali gay di Città del Messico, e il solo pensare che ce ne fosse un'ora in più è surreale.
Queer è diviso in due parti distinte. Nella prima William Lee (Craig), un americano di mezza età imboscatosi in Messico per problemi assortiti di droghe e alcol, va a caccia di amori omosessuali furtivi nei suddetti locali, finché incontra Eugene Allerton (Drew Starkey), un giovane connazionale che inizialmente sembra del tutto etero e non se lo fila per niente. Poi, senza un vero perché, scocca la scintilla e fra i due nasce un grande amore, fatto di sesso esplicito, gioioso e iper-alcolico. Nella seconda parte Lee entra in piena crisi di astinenza da eroina, in modo abbastanza repentino, e parte un viaggio dei due nella giungla ecuadoriana alla ricerca dello yage, un allucinogeno ricavato da una liana che dovrebbe consentire la telepatia e il controllo delle menti. Lo trovano presso una scienziata americana che vive nella foresta come Tarzan, e le visioni - sempre altamente erotiche - in cui Lee e Allerton piombano sono di una visionarietà lisergica un po' "antica", alla Easy rider (la sequenza del cimitero), con buona pace di chi sostiene che Queer mostri scene di sesso mai viste. Non c'è dubbio sul fatto che Craig e Starkey non si risparmino ma molto è suggerito più che mostrato e diremmo per fortuna: le regole di questo morigerato millennio impongono che la soglia del visibile sia "trattenuta", e si sono viste in passato scene di sesso omosessuale assai più sfrenate.
Il film è monotematico, anzi - se ci passate un neologismo - bitematico: prima sesso, poi droghe, e c'è anche il rock'n'roll negli anacronismi della colonna sonora, con pezzi di Nirvana, New Order e persino degli italiani Verdena. Da Chiamami col tuo nome a Bones and all , Guadagnino ha fatto cose assai migliori.
E anche Craig, diremmo: il suo sforzo di non sembrare James Bond - anche quando il personaggio sproloquia sull'uso "politico" dello yage da parte di Cia e Kgb - è lodevole, ma qua e là un tantino forzato.
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