Un film che ti porta inevitabilmente a porti delle domande. Presentato nella sezione Giornate degli Autori e online nella Sala Web fino al 6 settembre.
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di Luigi Coluccio
Un’isola senza nome – ma è davvero così? –, dei personaggi in cerca di un futuro – o è il presente? –, la storia che va avanti – o non è mai cambiata? Tutto scivola via per le studentesse che attendono la fine della pioggia. Tutto scorre, e noi lì davanti a seguire la corrente.
Solo a prima vista supremo atto di inferenza, che ti spinge a sciogliere e ricomporre i nodi narrativi, estetici ed emotivi che gli danno forza, il film di Kovacevic invece ti torna indietro come matassa da ammirare così com’è, senza forma né sostanza ma come possibilità di queste.
Con una messa in scena naturalistica che solo a volte sfuma nel simbolico e una sola volta corre verso l’astratto, il film ci tenta con l’idea che forse il predatore ha una forma diversa e il suo sguardo non è più lo stesso, tutto è diventato così immateriale eppure così avanzato. Però la domanda rimane sempre la stessa: di chi è quel paradiso, e chi ha la possibilità di viverlo? Lì come ovunque.