|
|
paolorol
|
domenica 16 novembre 2025
|
fa riflettere (chi ? in grado di farlo)
|
|
|
|
Vedendo scorrere le terribili immagini delle distruzioni di miserabili abitazioni a mezzo ruspe ho provato una sorta di senso di colpa, Tempi e luoghi sono diversi ma il modo è lo stesso col quale anche noi Italiani agiamo nei confronti di quei "diversi" per antonomasia che chiamiamo con disprezzo "zingari", Gli sgombri dei campi Rom avvengono più o meno nello stesso modo, sicuramente con minore ferocia, ma solo per il fatto che da noi tutto è documentato o documentabile, al contrario di quanto accade in evanescenti villaggi sperduti nel deserto. Un doveroso grazie ai realizzatori di questo documentario che da visibilità e voce a chi non ne ha.
[+]
Vedendo scorrere le terribili immagini delle distruzioni di miserabili abitazioni a mezzo ruspe ho provato una sorta di senso di colpa, Tempi e luoghi sono diversi ma il modo è lo stesso col quale anche noi Italiani agiamo nei confronti di quei "diversi" per antonomasia che chiamiamo con disprezzo "zingari", Gli sgombri dei campi Rom avvengono più o meno nello stesso modo, sicuramente con minore ferocia, ma solo per il fatto che da noi tutto è documentato o documentabile, al contrario di quanto accade in evanescenti villaggi sperduti nel deserto. Un doveroso grazie ai realizzatori di questo documentario che da visibilità e voce a chi non ne ha. Un popolo nomade, esattamente come lo sono stati, da sempre, gli antenati del popolo di Israele, i quali rinnegano le proprie origini, appigliandosi a falsità grossolane scritte su un famoso libro sacro, immane raccolta di fake news, come gli storici hanno ampiamente dimostrato. Noi Italiani detestiamo i Rom, interi partiti politici fanno audience aizzando l'odio nei loro confronti.
Molti di noi li considerano animali da sterminare, esattamente come Israele considera questi poveri derelitti. Nessuna pietà per questa umanità desolata Il documentario descrive, attraverso l'occhio obiettivo dello smartphone e senza alcuna manipolazione o post produzione, la freddezza e la determinazione colle quali gli sgomberi sono effettuati. Un lavoro come un altro, sporco forse...ma qualcuno lo deve pur fare !
Il film ci mostra persone scacciate non già da case ma da baracche rudimentali che all'infinito ricostruiscono le catapecchie o addirittura trovano rifugio in grotte. Ma, e non lo dico per suscitare stupide reazioni, sono tutti dotati di cellulari, grandi televisori, elettrodomestici e gruppi elettrogeni per alimentarli. Il mio è un interrogativo non retorico : come fanno ? Certo, sono nomadi dediti alla pastorizia. Ma nel film ho visto qualche capra, qualche ulivo non ancora distrutto dagli Israeliani.. E poi nient'altro che uno squallido deserto arido, dove i pochissimi pozzi sono riempiti di cemento, le poche e rudimentali condutture dell'acqua recise con seghe a motore..
Come fanno a sopravvivere, malgrado tutto ? Non lo so. Se qualcuno riesce ad illuminarmi gli sarò grato. Il film non me lo ha fatto capire.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a paolorol »
[ - ] lascia un commento a paolorol »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
eugenio
|
giovedì 16 ottobre 2025
|
coraggioso film d''inchiesta
|
|
|
|
Un documentario su una delicata questione, ottant’anni e oltre di lotte, conflitti e sangue tra Israele e Palestina. E abbiamo detto tutto. Ma prima di quel fatidico 7 ottobre, ci sta una piccola storia, magari insignificante ma degna di essere ripresa.
Lo fa No other land, documentario vincitore dell’Oscar che ha proprio come ambientazione un villaggio in Cisgiordania, Masafer Yatta, a sud di Hebron, rivendicato come zona militare dall’esercito israeliano ma in realtà comunità, con tutti gli annessi, che non vuole arrendersi alle ruspe e alla demolizione, abitando “da sempre” quel territorio.
Il taglio è sociale, le immagini seguono la vicenda alternandola all’ amicizia tra un attivista palestinese
Basel Adra, e un giornalista israeliano Yuval Abraham, autore della pellicola, denunciando l’oppressione quotidiana e la perdita dei diritti di umanità.
[+]
Un documentario su una delicata questione, ottant’anni e oltre di lotte, conflitti e sangue tra Israele e Palestina. E abbiamo detto tutto. Ma prima di quel fatidico 7 ottobre, ci sta una piccola storia, magari insignificante ma degna di essere ripresa.
Lo fa No other land, documentario vincitore dell’Oscar che ha proprio come ambientazione un villaggio in Cisgiordania, Masafer Yatta, a sud di Hebron, rivendicato come zona militare dall’esercito israeliano ma in realtà comunità, con tutti gli annessi, che non vuole arrendersi alle ruspe e alla demolizione, abitando “da sempre” quel territorio.
Il taglio è sociale, le immagini seguono la vicenda alternandola all’ amicizia tra un attivista palestinese
Basel Adra, e un giornalista israeliano Yuval Abraham, autore della pellicola, denunciando l’oppressione quotidiana e la perdita dei diritti di umanità. Un film importante, che merita di essere visto, non solo per l’aspetto propriamente politico quanto perchè, in tempi in cui lentamente si cerca di tornare alla normalità, cerca di gettare le basi per un fondamento cristiano figlio di una tolleranza tra due stati che non potrà esistere in alcun luogo (come il titolo ci suggerisce) ma che in quanto utopico, ha la forza di vivere proprio nei protagonisti, sempre in lotta, anche quando il giornalista lascerà quelle colline assediate rivolto all’incerto futuro.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
francy
|
domenica 11 maggio 2025
|
molte cose non dette
|
|
|
|
Molte cose non dette che forse racconterebbero una verità lontana da quello che sì è voluto fare credere. Non mi piacciono i film che raccontano le mezze verità.
|
|
|
[+] lascia un commento a francy »
[ - ] lascia un commento a francy »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
aldot
|
lunedì 17 marzo 2025
|
un silenzio scomodo
|
|
|
|
Non sempre succede...alla fine del film un silenzio assordante, scomodo. Non quel silenzio maturato da un'introspezione catartica ma un silenzio quasi paralizzante. Cosa posso fare per cambiare tutto ci?? la prima domanda che mi ? venuta. Tornando al film documentario in quanto oggetto artistico l'ho trovato riuscito, bella fotografia, ottima narrazione tra passato e presente. Da vedere.
|
|
|
[+] lascia un commento a aldot »
[ - ] lascia un commento a aldot »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
gino
|
domenica 16 marzo 2025
|
necessario
|
|
|
|
Necessario in questo momento storico poi che in altri, dare voce a chi voce non ne ha.
|
|
|
[+] lascia un commento a gino »
[ - ] lascia un commento a gino »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
amedeo mariano
|
giovedì 13 marzo 2025
|
long live pallywood
|
|
|
|
Forse è il miglior prodotto della fiorente industria di Pallywood. La capacità di abbindolare l'intera critica cinematografica è davvero notevole.
|
|
|
[+] lascia un commento a amedeo mariano »
[ - ] lascia un commento a amedeo mariano »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
angelo76
|
domenica 16 febbraio 2025
|
fa riflettere
|
|
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a angelo76 »
[ - ] lascia un commento a angelo76 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
vale72
|
mercoledì 22 gennaio 2025
|
potente
|
|
|
|
un bellissimo lavoro .... da vedere
|
|
|
[+] lascia un commento a vale72 »
[ - ] lascia un commento a vale72 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
cardclau
|
sabato 18 gennaio 2025
|
la ricetta del pogrom alla israeliana
|
|
|
|
No other land di Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal, Rachel Szor (finanziato dai norvegesi). Non è un caso che Alfred Nobel avesse dato la facoltà di assegnare i diversi premi Nobel alla Svezia, tranne il premio Nobel per la pace, alla Norvegia.
Ma vediamo la ricetta del pogrom alla israeliana. Sicuramente gli israeliani hanno ben imparato dai sanguinosi pogrom dell’Europa centro-orientale a carico degli antenati ebrei, ma si sono permessi una variante. Parliamo di Europa centro-orientale perché nel resto d’Europa era stata spesso sufficiente la ridimensione avvenuta con la prima Crociata. Intanto l’ingrediente fondamentale è dato da un popolo privo di diritti.
[+]
No other land di Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal, Rachel Szor (finanziato dai norvegesi). Non è un caso che Alfred Nobel avesse dato la facoltà di assegnare i diversi premi Nobel alla Svezia, tranne il premio Nobel per la pace, alla Norvegia.
Ma vediamo la ricetta del pogrom alla israeliana. Sicuramente gli israeliani hanno ben imparato dai sanguinosi pogrom dell’Europa centro-orientale a carico degli antenati ebrei, ma si sono permessi una variante. Parliamo di Europa centro-orientale perché nel resto d’Europa era stata spesso sufficiente la ridimensione avvenuta con la prima Crociata. Intanto l’ingrediente fondamentale è dato da un popolo privo di diritti. Gli ebrei prima, così i Palestinesi adesso. Secondo ingrediente essenziale è un sistema giudiziario consenziente con il potere (ma gli israeliani con la loro storia temono il giudizio di coloro che non li hanno mai amati). Quindi hanno optato per una ricetta “a fuoco lento”, piuttosto che “a fuoco vivace”. La cottura è che la Suprema Corte Israeliana dichiari il territorio non appartenente di diritto a un popolo. Quindi ammettendo la demolizione e l’esproprio “per legge”, anche reiterata, e inappellabile, da eseguirsi dall’Esercito. Se non dovesse essere sufficiente, la cottura può essere portata a termine dagli omicidi dei coloni, invariabilmente impuniti. Il problema per noi europei occidentali? Di abituarci a questo andazzo.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a cardclau »
[ - ] lascia un commento a cardclau »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
alceste perrone
|
venerdì 17 gennaio 2025
|
da vedere
|
|
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a alceste perrone »
[ - ] lascia un commento a alceste perrone »
|
|
d'accordo? |
|
|
|