Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 109 minuti |
Regia di | Luca Zingaretti |
Attori | Gianmarco Franchini, Cristian Di Sante, Federico Tocci, Chiara Celotto Alessio Moneta, Marco Felli, Katia Greco, Luca Zingaretti. |
Uscita | giovedì 10 aprile 2025 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 2,63 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 dicembre 2024
Tratto dal libro di Daniele Mencarelli, racconta la storia di Marco che dopo un brutto incidente inizia a lavorare in un ospedale pediatrico.
CONSIGLIATO NÌ
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Marco è un poeta 23enne alcolizzato che ha abbandonato la scuola, ha perso tutti i suoi amici ed è stato lasciato dalla sua ragazza. L'unico a rimanergli ostinatamente accanto è il padre, un tranviere che lo sorveglia come un cane da guardia, togliendogli il respiro (o almeno così lo percepisce il ragazzo). Una sera Marco sta recandosi ad un reading di poesie ma in preda alla tensione si ubriaca, e fa un incidente d'auto che lo spedisce dritto in ospedale. Suo padre e il suo editore lo spingono a trovarsi un lavoro, nel caso saltino fuori le analisi del suo stato di ebbrezza alla guida, che al momento dell'incidente la polizia ha trascurato. Farà l'addetto alle pulizie all'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, e si unirà ad una squadra che a poco a poco diventerà per lui come una seconda famiglia.
Se questa trama suona familiare è perché ricorda da vicino quella di Tutto chiede salvezza, e non è un caso: "La casa degli sguardi" era il romanzo d'esordio di Daniele Mencarelli che raccontava il suo passato in maniera fortemente autobiografica, come lo farà poi in "Tutto chiede salvezza", descrivendo il suo TSO.
Dunque il protagonista è di fatto lo stesso: soprattutto ha le stesse caratteristiche caratteriali e comportamentali, il che fa il curioso effetto di renderlo protagonista di una sorta di minisaga, considerato anche che Tutto chiede salvezza è già una serie alla sua seconda stagione. Questa similitudine purtroppo è un problema per il film d'esordio alla regia di Luca Zingaretti, che in La casa degli sguardi si ritaglia il ruolo del padre interpretandolo con la sua magnifica duttilità di attore. L'impressione infatti è di "già visto", anche perché non solo il protagonista, ma l'ambiente ospedaliero (che in Tutto chiede salvezza era un struttura psichiatrica) è simile e soprattutto è quasi identica la dinamica attraverso cui Marco si relaziona al suo gruppetto involontario, là di pazienti, qui di addetti alle pulizie. Quel che distingue Zingaretti da Francesco Bruni, il regista di Tutto chiede salvezza, è il ritmo di narrazione, che in Bruni è più veloce e a tratti più sopra le righe, e qui è rallentato, quasi dilatato: il che è una scelta che rispetta profondamene l'afflato poetico di Marco (ovvero di Daniele Mencarelli), che si muove con un passo e un respiro diversi da quelli del resto del mondo, perché assorbe e restituisce ogni cosa in maniera più profonda, e dunque anche più lenta e sofferta.
Zingaretti regista ha un pudore che ce lo rende caro, ma che rischia di tenerlo al di fuori della narrazione per immagini: non mostra l'unica scena di sesso disponibile, non indugia nell'intimità delle relazioni fra i colleghi e, cosa ancora più insolita per un narratore (e che discosta il film dal libro sul quale è basato), non approfitta del fatto che Marco si trovi in un ospedale pediatrico per raccontare il suo rapporto con i piccoli degenti, che avrebbe un enorme potenziale melodrammatico. Questo è da una parte encomiabile e lo rende un unicum nel panorama cinematografico, dall'altra va inevitabilmente a scapito della riuscita drammaturgica della storia. In La casa degli sguardi tutto il pathos è affidato a Marco, e per fortuna Zingaretti ha trovato in Gianmarco Franchini, solo al suo secondo ruolo cinematografico dopo Adagio, una perfetta cartina di tornasole. Marco è senza pelle, tutto lo attraversa, e leggiamo sul viso di Franchini anche la più piccola emozione, nonché tutta la paura di vivere del suo personaggio. Franchini, più ancora che recitare, vibra, e rende "empatizzabile" un ruolo di per sé potenzialmente respingente. Intorno a lui Zingaretti, da grande attore, sceglie altri grandi attori di profonda umanità come Federico Tocci (Giovanni), Alessio Moneta, Chiara Celotto e Riccardo Lai (peccato per lo spazio ridotto dato a Cristian Di Sante). La sceneggiatura di Gloria Malatesta e Stefano Rulli insieme al regista resta però un po' troppo convenzionale, con siparietti a volte televisivi: visto il contesto cinematografico si poteva osare di più, ed esplorare più a fondo la componente oscura che fa parte della scrittura di Mencarelli, e dell'esperienza durissima che le persone più sensibili attraversano in un mondo homo homini lupus.
Piuttosto che affrontare un reading poetico che gli ricordi la mamma morta, Marco è disposto a farsi 20 shottini di tequila a sera. Con La casa degli sguardi, esordio alla regia di Luca Zingaretti nella sezione GranPublic, torna la letteratura di Daniele Mencarelli dove poesia fa rima con terapia come per la fortunata serie tv Tutto chiede salvezza.
Il dolore altrui. Il dolore del mondo. Il fondamentale contributo formativo del lavoro. La vita come assunzione di responsabilità nei confronti dell'altro. Romanzo autobiografico (come spesso succede nella produzione letteraria di Daniele Mencarelli), La casa degli sguardi fu l'esordio in prosa dell'autore nell'anno 2018, a cui seguì nel 2020 l'ormai celeberrimo Tutto chiede salvezza, trasformatosi [...] Vai alla recensione »
Sensibilità e percezione sono la fonte del poeta, una risorsa ed un problema. Vorrebbe essere un poeta Marco, il protagonista del primo lungometraggio di Luca Zingaretti come regista, adattato da un romanzo omonimo di Daniele Mencarelli che contribuisce anche alla sceneggiatura. La sua figura è un cliché ispirato ai parolieri maledetti dell'Ottocento.
Bravo Luca Zingaretti, che esordisce alla regia - dopo l'apprendistato TV in Montalbano - con La casa degli sguardi, liberamente tratto dal libro omonimo di Daniele Mencarelli. Forse non ha ancora uno sguardo, per dirla col titolo, ma di certo il suo passaggio dietro la macchina da presa avoca a sé un domicilio affettivo, una residenza umanista, un habitat umano, troppo umano: racconta l'alcolismo [...] Vai alla recensione »