ruger357mgm
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domenica 2 febbraio 2025
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il segno della guerra
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Non è colpa mia,ma dell'etá che mi porto appresso , se nel mio immaginario Ulisse ha la faccia legnosa di Bekim Femiu e Penelope quella dolorosa, da Madonna delle sette spade, di Irene Papas dell' epico sceneggiato televisivo in bianco e nero degli anni 70.In questo,va detto, bel film Penelope ha i tratti delicati, migliorati in vecchiaia, di Juliette Binoche che fedele al personaggio omerico disfa la tela di notte per ritesserla di giorno, allo scopo di ingannare i pretendenti, in attesa che torni il suo amato, inimicatosi Atena e da questa condannato a non tornare più nella sua Itaca. Quando per avventura riesce a tornare, quello che sbarca sull' isola di cui vent'anni prima era re é un reduce, un sopravvissuto, segnato nel corpo e nell'anima da quella guerra a cui, per la verità, neanche voleva andare.
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Non è colpa mia,ma dell'etá che mi porto appresso , se nel mio immaginario Ulisse ha la faccia legnosa di Bekim Femiu e Penelope quella dolorosa, da Madonna delle sette spade, di Irene Papas dell' epico sceneggiato televisivo in bianco e nero degli anni 70.In questo,va detto, bel film Penelope ha i tratti delicati, migliorati in vecchiaia, di Juliette Binoche che fedele al personaggio omerico disfa la tela di notte per ritesserla di giorno, allo scopo di ingannare i pretendenti, in attesa che torni il suo amato, inimicatosi Atena e da questa condannato a non tornare più nella sua Itaca. Quando per avventura riesce a tornare, quello che sbarca sull' isola di cui vent'anni prima era re é un reduce, un sopravvissuto, segnato nel corpo e nell'anima da quella guerra a cui, per la verità, neanche voleva andare. Il suo personaggio, simbolo di ferina astuzia, ci si offre umano e nella sua incapacità di recuperare il rapporto con la terra e il popolo. La storia é nota: alla fine tremenda giunge la vendetta, sebbene la resipiscenza di Penelope che vorrebbe, alla fine, risparmiasse Antinoo, l' unico a trattarla con,apparente, umanità e problematico rimanga il rapporto con il figlio Telemaco. Prevale sul pur bravo Flennes la statura morale di Pepelope, donna, madre,regina vero insuperabile bastione di Itaca. Il vecchio soldato ritrova la sua isola ma senza gioia. Comprimari di super lusso Claudio Santamaria, bravissimo, e Angela Molina. Poca cosa il Telemaco con le mèches. Sempre commovente l'episodio di Argo ma Itaca, come diceva Kavafis, é sempre dove ci si trova bene e non già un luogo mitizzato.Forse anche Odisseo avrebbe preferito restare tra i Feaci o da Circe o semplicemente vagare per il mondo per seguire "virtute e conoscenza" in spregio al Dio, anziché abbandonarsi all' ennesimo inutile bagno di sangue.
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mauridal
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martedì 4 febbraio 2025
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nostos il ritorno del guerriero
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IL FILM , di Uberto Pasolini, non rappresenta solo la epica storia di Ulisse e del suo rientro a Itaca. Quando si riprende un classico della letteratura per ricavare un film ,un regista cerca sempre di aggiungere un significato, una lettura sua ,per dare un senso differente alla storia . Dunque possiamo accettare questa versione del ritorno di Ulisse in quanto non pretende una classicità o universalità del personaggio, ma ne vuole ritagliare un aspetto molto umano e limitato, per nulla eroico, quando dopo la guerra vinta ,ma con la perdita di tutti i suoi compagni Ulisse, sopravvissuto, rientra da solo, ormai vecchio, approda naufrago sull’isola di Itaca dove tutti lo danno per morto o lontano in altre terre.
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IL FILM , di Uberto Pasolini, non rappresenta solo la epica storia di Ulisse e del suo rientro a Itaca. Quando si riprende un classico della letteratura per ricavare un film ,un regista cerca sempre di aggiungere un significato, una lettura sua ,per dare un senso differente alla storia . Dunque possiamo accettare questa versione del ritorno di Ulisse in quanto non pretende una classicità o universalità del personaggio, ma ne vuole ritagliare un aspetto molto umano e limitato, per nulla eroico, quando dopo la guerra vinta ,ma con la perdita di tutti i suoi compagni Ulisse, sopravvissuto, rientra da solo, ormai vecchio, approda naufrago sull’isola di Itaca dove tutti lo danno per morto o lontano in altre terre. Il racconto del film quindi è un differente ritratto di Odisseo, che viene ritrovato moribondo sull’isola da alcuni abitanti , e accolto come mendicante. Quando viene portato nella reggia di Itaca dove regna Penelope , nessuno lo riconosce , ma neanche lui si dichiara tranne al suo fido Eumeo, che lo aveva salvato , e quindi aiutato a riprendersi e ospitato in una capanna. Il racconto del film dunque poi si incentra sulla vita di Penelope una regina che non vuole accettare la morte del marito, e aspetta appunto che rientri , sicura della sua fedeltà e della nostalgia di Ulisse verso di lei e della sua Itaca. Intanto neanche Penelope al primo incontro lo riconosce ma è determinata ad aspettare contro la presenza a corte di tutto un gruppo di nobili e uomini di potere che la pretendono ognuno in sposa per regnare sull’isola .Questo gruppo è descritto come un insieme di volgari e spregevoli malfattori che mirano a conquistare Penelope non per rispetto e amore , ma solo per ottenere potere e ricchezza. Antinoo è l’unico che prova un sentimento di affetto e benevolenza, ricambiato dalla donna, ma respinto anch’egli in nome del ritorno di Odisseo. Una figura poco riuscita nel film è il personaggio di Telemaco il figlio , che viene presentato come un giovane. Incredulo e incapace di decidere , ma sicuro che il padre non torni , chiede alla madre Penelope di sposare uno dei proci. Dunque una serie di personaggi tratti dal classico di Omero, ma con differenze e aspetti insoliti , quando Ulisse si decide a parlare con Penelope contro i proci, rivela la sua posizione di uomo per niente attaccato alla famiglia , moglie e figlio, e in fondo neanche rassegnato ad una vita di pace nella isola dove regnava, ma un uomo cambiato dalla guerra , e soprattutto dal viaggio ,altre isole in altre terre con altri incontri . Un uomo questo Odisseo, poco eroe, ma, sopravvissuto ad una guerra ,ne riporta le conseguenze, gli resta come unica sua capacità , combattere per vincere sugli altri , a costo di morte e stragi. Penelope quando infine lo riconosce , non lo accoglie semplicemente ,avendo capito la sua indole gli chiede di riprendere il trono, ma dichiarandosi come il vecchio Odisseo davanti a tutti , dimostrandolo con una prova inconfutabile soprattuto ai malvagi proci. Qui il regista vuole dare un senso al suo nostos di Ulisse, infatti da vecchio sopravvissuto si trasforma di nuovo in feroce guerriero , capace di uccidere e fare strage per una sua indole interiore. La prova chiesta da Penelope è il colpire con una freccia un bersaglio ,usando il suo antico arco, attraversando una serie di spade in fila , cosa che solo Ulisse sapeva fare. Infatti il vecchio reduce mascherato da mendicante , accetta la sfida, davanti a tutti i proci suoi avversari, e anche davanti all’incredulo Telemaco, riesce a usare l’arco e colpire il difficile bersaglio. Il finale del film è del tutto prevedibile Odisseo, userà tutte le frecce , e in una scena degna di un western di Sergio Leone, infilzerà tutti i cattivi malvagi proci, con frecce al cuore, e anche al buon Antinoo , con Penelope pietosa ,presente, mozzerà la testa. Un finale che il regista ha scelto, per ribadire che la violenza, e la capacità di uccidere fa parte di una indole umana che si scatena in guerra , anche in uomini che hanno superato e ripudiato la violenza. Ottima la interpretazione di Ralph Fiennes come Odisseo, Insuperabile Juliette Binoche in Penelope , tra i personaggi , si distingue Claudio Santamaria per un Eumeo, umano e pacifista.
Ogni riferimento a fatti e personaggi della storia contemporanea è del tutto casuale..(Mauridal)
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giovanni morandi
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mercoledì 5 febbraio 2025
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odisseo non ulisse
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La vicenda, del resto, è nota a tutti: Odisseo scopre che la moglie Penelope (Juliette Binoche) è tenuta prigioniera in casa propria, dov’è assediata da un esercito di pretendenti capeggiati dal viscido Antinoo (Marwan Kenzari). E così, travestito da mendicante, con l’aiuto di Eumeo e del figlio Telemaco (Charlie Plummer) brama e pianifica crudele vendetta ai danni degli usurpatori.
Il film è molto diverso dal celebre Ulisse del 1954 di Camerini, che tutti i cinefili ben ricordano per l'eccezionale ed intensa interpretazione di Kirk Douglas.
Qui il racconto del poema omerico non si riconosce per il suo eroismo mitizzato soprattutto per l'intelligenza unita alla prestanza fisica del personaggio che Dante collocò all' Inferno nella Bolgia dei consiglieri fraudolenti, insieme a Diomede.
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La vicenda, del resto, è nota a tutti: Odisseo scopre che la moglie Penelope (Juliette Binoche) è tenuta prigioniera in casa propria, dov’è assediata da un esercito di pretendenti capeggiati dal viscido Antinoo (Marwan Kenzari). E così, travestito da mendicante, con l’aiuto di Eumeo e del figlio Telemaco (Charlie Plummer) brama e pianifica crudele vendetta ai danni degli usurpatori.
Il film è molto diverso dal celebre Ulisse del 1954 di Camerini, che tutti i cinefili ben ricordano per l'eccezionale ed intensa interpretazione di Kirk Douglas.
Qui il racconto del poema omerico non si riconosce per il suo eroismo mitizzato soprattutto per l'intelligenza unita alla prestanza fisica del personaggio che Dante collocò all' Inferno nella Bolgia dei consiglieri fraudolenti, insieme a Diomede.
L'ambientazione è sull'isola di Corfù e non su Itaca, ma questo poco importa, quello che invece colpisce è un contesto sociale non descritto da Omero o da altri scrittori, una società che appare "primitiva" in senso assolutamente negativo, da una parte i sudditi che sopravvivono solo grazie all'indulgenza dei Signori che dominano.
Ulisse, anche lui, seguendo la trama omerica appare uno straccione, ma non riconosciuto "subito" - viceversa dal racconto classico-da Penelope, intorno alla quale ruota tutto il film.
Lo straccione, e non l'eroe di Troia, è soprattutto un individuo tormentato dai lutti della guerra e dalla situazione che incontra al suo ritorno, e Pasolini tende, forse anche troppo, ad identificare un anti-eroe in un esule perennemente tormentato dal demone della guerra che si combatte fuori e dentro di lui, ma, a parer mio, si tratta di una forma "di scuola", decisamente elementare di traduzione del Mito.
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francesca meneghetti
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martedì 4 febbraio 2025
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un amletico ulisse
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? difficile trovare un personaggio letterario tanto mitizzato e reinventato quanto Ulisse. Se per Omero era l?eroe astuto, ma sfortunato, perseguitato dal destino (cio? da Poseidone) e perci? ostacolato nel suo desiderio di tornare alla sua ?petrosa Itaca?, in Dante era l?uomo divorato dal desiderio della scoperta dell?ignoto. Nel decadentismo diventa superuomo (ci penser? Joyce a umanizzarlo, riducendolo a personaggio borghese). L?interpretazione del regista Uberto Pasolini, nipote di Luchini Visconti, ? interessante e indipendente rispetto alle mitizzazioni. Il ritorno di questo Ulisse ? impedito non da forze esterne, ma dai suoi sensi di colpa. L?esperienza della guerra di Troia, che ? stata anche esercizio di violenza ai danni dei civili, donne, bambini, e la consapevolezza di aver mandato i propri uomini alla morte, lasciando vedove le loro mogli, gli impediscono di fare un ingresso tronfio e trionfale nel suo palazzo e di scoprire subito la sua identit? a Penelope, anche se viene riconosciuto dal fedele cane Argo, dal porcaro, dalla nutrice come nell?Odissea.
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? difficile trovare un personaggio letterario tanto mitizzato e reinventato quanto Ulisse. Se per Omero era l?eroe astuto, ma sfortunato, perseguitato dal destino (cio? da Poseidone) e perci? ostacolato nel suo desiderio di tornare alla sua ?petrosa Itaca?, in Dante era l?uomo divorato dal desiderio della scoperta dell?ignoto. Nel decadentismo diventa superuomo (ci penser? Joyce a umanizzarlo, riducendolo a personaggio borghese). L?interpretazione del regista Uberto Pasolini, nipote di Luchini Visconti, ? interessante e indipendente rispetto alle mitizzazioni. Il ritorno di questo Ulisse ? impedito non da forze esterne, ma dai suoi sensi di colpa. L?esperienza della guerra di Troia, che ? stata anche esercizio di violenza ai danni dei civili, donne, bambini, e la consapevolezza di aver mandato i propri uomini alla morte, lasciando vedove le loro mogli, gli impediscono di fare un ingresso tronfio e trionfale nel suo palazzo e di scoprire subito la sua identit? a Penelope, anche se viene riconosciuto dal fedele cane Argo, dal porcaro, dalla nutrice come nell?Odissea. L?incontro con il figlio Telemaco, che gli riversa addosso una montagna di accuse e il rancore per essere stato abbandonato, lo rendono ancor pi? esitante, pensoso, tormentato. Si smuover? solo nella famosa scena della prova dell?arco per impedire che Penelope convoli a nozze con uno dei proci. Nemmeno Penelope, anche dopo averlo riconosciuto, e, dopo averlo visto a spargere altro sangue, ? disposta a fargli sconti sul passato. Le sue domande sulla violenza usata in guerra sono dirette come le frecce che ha saputo tirare Odisseo. Non eroe, dunque, ma personaggio tragico e quasi amletico, ottimamente interpretato da un intenso Ralph Fiennes (mentre Juliette Binoche ? una Penelope regale, forte, astuta, ma, se si pu? dire, ?pacifista?). Credo che il contesto in cui viviamo, che ha visto accendersi guerre, barbarie e violenze che speravamo superate, abbia influito su questa declinazione di Ulisse. L?ambientazione e a fotografia sono ottime. Pi? discutibile il sonoro, cupo ma con timbri abbastanza convenzionali.
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gianni quilici
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lunedì 10 febbraio 2025
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un corpo e un volto che non si dimenticano
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E’ un film da vedere, soprattutto per una ragione: il modo con cui Odisseo come personaggio è reso e interpretato da Ralph Fiennes. Una recitazione che rimane scolpita visivamente, quindi indimenticabile. Perché, in Itaca-Il ritorno, a colpire gli occhi, è l’intreccio tra il corpo e l’energia psichica che Ralph Fiennes riesce a trasmettere al personaggio.
Nel corpo di vecchio sporco, irsuto, sfinito, ferito che si porta addosso il peso di una tragedia (la guerra di Troia e un ritorno avventuroso e tempestoso) guizza la presenza dei muscoli, lo sguardo penetrante e la velocità imprevedibile del guerriero
Nel volto silenzioso, intenso, enigmatico si sente, invece, il peso della Storia e la sua implicita autorevolezza.
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E’ un film da vedere, soprattutto per una ragione: il modo con cui Odisseo come personaggio è reso e interpretato da Ralph Fiennes. Una recitazione che rimane scolpita visivamente, quindi indimenticabile. Perché, in Itaca-Il ritorno, a colpire gli occhi, è l’intreccio tra il corpo e l’energia psichica che Ralph Fiennes riesce a trasmettere al personaggio.
Nel corpo di vecchio sporco, irsuto, sfinito, ferito che si porta addosso il peso di una tragedia (la guerra di Troia e un ritorno avventuroso e tempestoso) guizza la presenza dei muscoli, lo sguardo penetrante e la velocità imprevedibile del guerriero
Nel volto silenzioso, intenso, enigmatico si sente, invece, il peso della Storia e la sua implicita autorevolezza.
Infatti le sequenze più efficaci del film di Uberto Pasolini (al suo quarto lungometraggio) sono i suoi dialoghi: quello con Eumeo ( Claudio Santamaria) e l’altro con Penelope ( bravissima Juliette Binoche), dove è rilevante la voce grave e autorevole, cadenzata da spazi di silenzio, che ancora di più evidenziano la forza carismatica del volto.
La novità di questo film rispetto ad altri su Ulisse è la guerra come tragedia assurda, dove non ci sono vincitori, ma distruzioni e morti. Ulisse ritorna a Itaca non come vincitore, ma come vinto e questo messaggio filtra sottilmente.
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enzo70
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lunedì 3 febbraio 2025
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un''ottima rilettura del ritorno di ulisse a itaca
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La storia del ritorno di Ulisse nella sua Itaca è celeberrima. I Proci vogliono il tesoro di Penelope e la richiedono in sposa. Ma lei non decide chi debba essere il suo uomo e tesse la sua tele di giorno per disfarla di notte. E anche l’epilogo della storia è noto. Ma rimane la potenza della storia raccontata benissimo dal regista Uberto Pasolini che anche con un cast di primissimo livello, Ralph Fiennes nel ruolo di Odisseo e Juliette Binoche in quello di Penelope su tutti, propone un film che emoziona. La narrazione è lenta ma il film non annoia mai, ogni passaggio del ritorno di Odisseo nella sua isola è pregno di sentimenti. Ulisse è un vecchio soldato non trova la forza di superare il dolore per la perdita dei suoi uomini.
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La storia del ritorno di Ulisse nella sua Itaca è celeberrima. I Proci vogliono il tesoro di Penelope e la richiedono in sposa. Ma lei non decide chi debba essere il suo uomo e tesse la sua tele di giorno per disfarla di notte. E anche l’epilogo della storia è noto. Ma rimane la potenza della storia raccontata benissimo dal regista Uberto Pasolini che anche con un cast di primissimo livello, Ralph Fiennes nel ruolo di Odisseo e Juliette Binoche in quello di Penelope su tutti, propone un film che emoziona. La narrazione è lenta ma il film non annoia mai, ogni passaggio del ritorno di Odisseo nella sua isola è pregno di sentimenti. Ulisse è un vecchio soldato non trova la forza di superare il dolore per la perdita dei suoi uomini. Penelope una donna che non si arrende all’idea di aver perso il suo uomo. Telemaco un giovane che accetta le spregevoli condotte dei proci addossando la responsabilità al padre e la madre. E gli abitanti dell’isola sono uomini che si sono arresi al potere dei proci ed accettano un dominio basato solo sul terrore. Odisseo sembra non trovare la forza per ribaltare la situazione e dimostrare il suo vero volto. Ma una leggenda è leggenda ed il consiglio vivamente di andare al cinema a vedere questo bellissimo film.
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