Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Gian Paolo Cugno |
Attori | Michael Ronda, Giuseppe Pattavina, Sebastiano Lo Monaco, Roberta Rigano Marcello Mazzarella, Mariano Rigillo, Manuela Ventura. |
Uscita | giovedì 12 dicembre 2024 |
Distribuzione | Marconi Entertainment, Officine Ubu |
MYmonetro | 2,50 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 13 dicembre 2024
Il racconto di un delitto riemerso, che parte dalla Sicilia rurale di fine Ottocento per arrivare fino ai giorni nostri. In Italia al Box Office Indagine di Famiglia ha incassato 43,5 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Connecticut in una cittadina ai giorni nostri. La signora Maria Spada, emigrata dalla Sicilia nel 1948, riceve, nel giorno del suo centesimo compleanno, una lettera che doveva esserle recapitata sessanta anni prima. Il mittente è un avvocato siciliano che la informa di avere trovato le prove definitive dell'innocenza del padre, del nonno e dello zio della donna. Erano stati accusati di essere i colpevoli dell'omicidio del proprietario terriero Dramonterre e condannati ingiustamente.
Un film con due anime di diverso impatto narrativo.
Una premessa è doverosa: Gian Paolo Cugno sa girare. Ha una percezione interessante dell'uso dello spazio che sa come collocare sul grande schermo e all'interno del quale fa agire i suoi attori. Sia che si tratti del Connecticut o dell'assolata Sicilia il suo è uno sguardo onnicomprensivo e sempre adeguato a quanto sta rappresentando.
Proprio per questa ragione spiace dover rilevare che il film è come diviso in due linee narrative tenute insieme dalla qualità visiva ma purtroppo separate dal punto di vista della scrittura. La parte che fa riferimento al passato, cioè a quando avvenne ciò che portò all'uccisione dell'arrogante latifondista e al processo che ne seguì, immerge lo spettatore in una Sicilia in cui i conflitti sociali e le differenze di classe sono dettati da divari economici incolmabili, in cui i privilegiati che si sono potuti permettere degli studi stanno dalla parte dei più forti. Le riprese in bianco e nero danno forza a questa descrizione che, a tratti, ricorda le pagine più amare di Andrea Camilleri.
A fare da cerniera sono le memorie di Maria Spada (a quella realmente vissuta è dedicato il film) che vive interiormente ricordi di un passato quasi atavico che la lettera ha fatto riemergere.
C'è però poi la parte contemporanea che vede protagonista il nipote Nick interpretato dal cantante e attore messicano Michael Ronda il quale ha le physique du rôle per il personaggio ma si trova inserito in una detection che finisce con lo stridere con il modo in cui vengono esposti gli accadimenti del passato. Vediamo figure femminili enigmatiche che attraversano lo schermo e assistiamo a una parentesi erotico-sentimentale decisamente ininfluente sul contesto generale. C'è inoltre un flashback personale del giovane che, nella parte che si avvicina al finale, aggiunge una dimensione melodrammatica con una modalità del tutto episodica e avulsa dal contesto generale.
Quanto sopra fa sì che mentre si assiste alle vicende del presente si desideri tornare alle ben più efficaci visioni del passato.
Aggiungo solo che è il film peggiore visto nel 2024.
Una pellicola imbarazzante per scrittura, approssimazione, recitazione. Non sarebbe valso la pena neanche pensare di realizzarla.
Due mondi, due terre, due tempi, e una sola storia d’ingiustizia che dal passato arriva nel presente per cambiare l’esistenza di chi è costretto a conoscerla e riviverla. Una storia che negli anni ha avuto una sola versione – quella stabilita dal potere e dalla legge – e che il cinema, costruendo la finzione a partire da fatti realmente accaduti, s’incarica di riformulare per dare anche in questo caso una doppia versione, un racconto che metta a posto le cose.
Ricostruito a partire da documenti scovati negli archivi di un tribunale siciliano, Indagine di famiglia è ambientato e girato tra il Connecticut e la Sicilia, tra la small town Rocky Hill e il comune siracusano di Floridia, e ambientato tra il presente e la fine del XIX secolo. Al centro un caso d’omicidio avvenuto nel 1895: l’uccisione di un potente latifondista di cui furono ingiustamente accusati gli uomini di una povera famiglia di contadini. Il discendente delle vittime di quel misfatto giuridico, un ventenne americano richiamato dalla terra dei suoi avi da una lettera rimasta per decenni in una cassetta della posta e spedita con sessant’anni di ritardo alla nonna centenaria, prova a ricostruire il caso e, tra mille difficoltà e omertà ancora esistenti a più di un secolo dai fatti, a riabilitare il nome dei condannati.
Gian Paolo Cugno, anche autore della sceneggiatura e come sempre ambizioso soprattutto nel costruire racconti dai piani temporali ampi e complessi, ha affrontato in passato i traumi della memoria e dei legami familiari nella sua terra di Sicilia: lo sradicamento e la distanza fra età diverse in Salvatore questa è la vita; le tradizioni e la modernità in I cantastorie; il passaggio del tempo e i contrasti sentimentali in La bella società.
La storia è girata in parte in bianco e nero e in parte ambientata ai giorni nostri. Si racconta di una Sicilia stile Andrea Camilleri e Leonardo Sciascia edulcorato. Giovani giocano a calcio nella piazzetta della siracusana Floridia e un tiro colpisce la cassetta della posta, quelle che ormai non si trovano più in giro. Quel fendente lascia cadere sul fondo una lettera ingiallita del 1960, mai spedita [...] Vai alla recensione »
Ripercorrendo la mappa degli esordi del cinema italiano del nuovo millennio la figura del siciliano Gian Paolo Cugno assume un carattere particolare perché la sua opera prima del 2006, Salvatore - Questa è la vita, ebbe alle spalle la Walt Disney per la produzione e la distribuzione, creando nel mercato nazionale prospettive industriali remote, fiduciose quanto disattese.
Connecticut. La centenaria Maria Spada, emigrata negli Usa, riceve una lettera che, spedita dalla Sicilia 60 anni prima, le comunica l'innocenza di padre e familiari, accusati ingiustamente dell'omicidio del potente Dramonterre nel 1895. Due indagini - una antica e rurale, l'altra contemporanea - intrecciandosi muovono la trama che illustra, più che evocare, il trauma genealogico, toccando conflittualità [...] Vai alla recensione »